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Vent’anni di carriera, 500 presenze e tante piazze storiche. Rigoni: “Ho sognato ad occhi aperti”

Passato, presente e futuro: Luca Rigoni ha raccontato la sua lunga storia d’amore con il mondo del calcio

Ci sono storie che hanno un inizio e una fine. Altre, invece, in cui una fine è soltanto il preambolo di un nuovo inizio, come per Luca Rigoni.

Cinquecento (sei) gare da professionista, più di trecento giocate in Serie A in vent’anni di carriera: si è concluso il primo capitolo, quello che va sotto la dicitura ‘calciatore‘ e ora ne inizierà un altro: Voglio diventare allenatore. È questo il mio obiettivo. Adesso inizia un nuovo percorso.

Luca Rigoni ha annunciato l’addio al calcio nei giorni scorsi e ha raccontato la sua carriera ai microfoni di gianlucadimarizio.com.

 

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Storia romantica

Prendere il volo e poi tornare lì dove tutto è iniziato. Vicentino, con Vicenza nel cuore: “Sono partito da un paese di 3000 abitanti a 40km da Vicenza. Lì è iniziata la mia passione per il calcio. A 12 anni sono andato al Vicenza. Per noi vicentini era un punto d’arrivo. Ho avuto la fortuna di conoscere molte persone. Giulio Savoini, una leggenda, mi insegnato il valore e il senso di appartenenza. Ho fatto una carriera sognando ad occhi aperti.

Punto di partenza, ma anche punto d’arrivo, come la più classica, ma mai scontata, delle storie d’amore. Perchè, in fondo, il primo amore non si scorda mai: Volevo fare una scelta romantica: finire lì dove avevo iniziato. Ci sono tornato a trentaquattro anni. Ho cercato di dare il mio contributo. In questo due anni e mezzo abbiamo vinto il campionato in C e ci siano salvati: credo di esserci riuscito. Purtroppo quest’anno abbiamo avuto difficoltà ma c’è tempo per recuperare. Penso che il ciclo sia stato quasi perfetto“.

 

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La svolta

È difficile arrivare in Serie A: “Ho fatto tanti sacrifici e non è stato facile”, ma lo è ancor di più affermarsi. Nella ‘favola Chievo Verona’, uno dei protagonisti era proprio Luca Rigoni: “Ho giocato 6 anni e mezzo a Verona, ho avuto la fortuna di essere anche il capitano, quando non c’era Pellissier. Chievo è stata una tappa fondamentale della mia carriera. Avevo già esordito in serie A con la Reggina, poi mi sono affermato in gialloblù. In questi anni abbiamo vinto un campionato in serie B e abbiamo raggiunto sei salvezze. Abbiamo fatto un lavoro straordinario.

Gioie e dolori: dopo il fallimento, il Chievo Verona è ripartito dalla Serie D, grazie soprattutto alla bandiera Sergio Pellissier: “Ora mi auguro che riesca a riportare la favola Chievo dove merita”. Ma se arrivasse la chiamata dell’amico? Adesso devo formarmi e studiare. Da luglio voglio fare l’allenatore del settore giovanile per i prossimi due anni. Poi vedremo quali saranno le prospettive future. A Verona sono stato bene e ci abito tuttora”.

 

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 La consacrazione

Se Chievo Verona è stata una tappa fondamentale, la consacrazione è arrivata molto più lontano. Circa 1.400 chilometri più in giù, attraversando lo stivale: A Palermo ho vissuto il momento più alto della mia carriera. Il Renzo Barbera è un ambiente strepitoso, ti fa sentire importante”. Una consacrazione, quella in rosanero, resa possibile anche da un padre calcistico: “Devo ringraziare anche Beppe Iachini. Un allenatore che mi ha sempre voluto e aiutato. Lo considero il mio padre calcistico“.

Ma se dici Palermo, non puoi non pensare al principale artefice di alcune delle pagine più belle della storia rosanero, Maurizio Zamparini: “Era un tipo vulcanico, ma ci voleva bene. Era appassionato alla sua squadra, ai suoi calciatori e alla sua gente“.

 

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Amore e riconoscenza 

In una storia romantica, l’amore è il filo conduttore. Lo è nella scelta di finire lì dove tutto è iniziato, ma anche nei confronti di chi ha reso possibile che quel viaggio ventennale continuasse: “Ho avuto la fortuna di giocare in piazze storiche che amavano il calcio e lo vivevano in maniera appassionata. Il Menti, il Bentegodi, il Barbera, il Marassi e il Tardini, ho sempre ricevuto tanto”.

Su e giù per lo stivale, Luca Rigoni ha dato tanto ma ha anche ricevuto affetto: L’ambiente di Marassi è pazzesco. C’è stima reciproca con i genoani, tante persone le sento ancora oggi. Giocare in quegli ambienti ti ripaga e ti stimola a dare sempre il più possibile. Parma è una società storica e competente. Ci sono le basi e i presupposti per fare grandi cose”. 

 

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Famiglia

In una lunga storia ventennale, i sacrifici sono stati sicuramente tanti. Luca Rigoni li ha condivisi con la sua famiglia, sempre al suo fianco: Ho fatto quasi 500 partite da professionista, vent’anni di carriera. Ho fatto tanti sacrifici, i miei genitori uguale, mia moglie mi ha seguito per 14 anni. Ho raggiunto tutti i miei obiettivi e sono contento per quello che ho fatto”.

Il calcio è la passione più grande a casa Rigoni. Tante generazioni di calciatori: da papà Gianluigi fino ai nipoti: “Ai miei figli piace il calcio. Gli auguro di vivere esperienze belle, come quelle che il calcio e lo sport insegnano”. Fratello, ma rivale – almeno sul campo – Nicola, ora al Cesena: “In ambito lavorativo non andiamo nei dettagli, ma ci confrontiamo e ci diamo consigli e suggerimenti”.

E proprio perchè il calcio è un affare di famiglia, Luca e Nicola sono l’esempio che con il lavoro e i sacrifici ci si possa togliere grosse soddisfazioni: come quella di essere due fratelli ad aver segnato nello stesso turno di Serie A. Una storia da raccontare ai nipotini: “Storia unica e rara. Momento unico per la nostra famiglia, ma anche per la realtà nella quale siamo cresciuti. Credo sia una cosa bella, un esempio per che tutti quei bambini che vogliono realizzare i propri sogni.