Rewind Champions 1996: la Juve dei “rambo” e la Coppa più dolce nella notte di Roma
Juventus 1996: Peruzzi; Pessotto, Ferrara, Vierchowod, Torricelli; Conte (Jugovic 43′ pt), Deschamps, Paulo Sousa (57′); Del Piero, Vialli, Ravanelli (Padovano 77′).
All. : Marcello Lippi
“È finita, la Juventus è Campione d’Europa. La Juventus finalmente vince la sua Coppa dei Campioni in un clima di serenità, in un clima di festa, in un clima di gioia”. Riccardo Cucchi in radiocronaca non sceglie casualmente queste parole: sono passati 11 anni dalla tragica notte dell’Heysel, con il sangue di 39 vittime che aveva macchiato la prima Coppa dei Campioni dei bianconeri. Jugovic mette il pallone sul dischetto per il rigore decisivo, guarda Van Der Sar e quasi sorride: è il sorriso di chi sa già come andrà a finire. Per i 50.000 tifosi presenti all’Olimpico di Roma e i restanti milioni sparsi in Italia è una liberazione. Questa è davvero una prima volta: attesa, vissuta “in casa”, sofferta ma raggiunta. L’Ajax campione in carica di Van Gaal non fa più paura: la Juve di Lippi gioca bene e solo per la poca lucidità sotto porta non riesce a chiuderla prima: al 90′ è 1-1, vittoria 5-3 ai calci di rigore. È la conclusione ideale di un ciclo cominciato la stagione precedente con la riconquista di uno scudetto che mancava da 9 anni. Non c’è più Baggio ma al suo posto un ragazzino che di lì a poco si prenderà il mondo e dopo la notte di Roma se ne andranno in tanti; è la Juve “dei rambo”, di Vialli, Ravanelli e Ferrara, dei gol alla Del Piero e delle scritte “Sony” che campeggiano sulle maglie con le stelle, è la Juve che a centrocampo schiera tre futuri (e brillanti) allenatori. “Loro sono una squadra di pittori fiamminghi, noi dovremo essere 11 piemontesi tosti”: parola di Gianni Agnelli. Sono passati 20 anni da quella notte, che per circostanze e un po’ di sfortuna la Juve non è ancora riuscita a ripetere pur arrivandoci molto vicino più di una volta. In realtà gli unici piemontesi in campo furono Gianluca Pessotto e Michele Padovano (subentrato a Ravanelli e marcatore di un rigore), ma che fine hanno fatto gli altri “tosti” auspicati dall’Avvocato?
Nessuno è più in attività, tutti hanno ancora più o meno a che fare con il calcio. Angelo Peruzzi, Cinghialone, dopo il ritiro (2007) ha fatto parte dal 2008 al 2010 dello staff della Nazionale con Marcello Lippi, poi è stato vice di Ciro Ferrara nell’Under 21 e alla Samp, non ha poi continuato l’avventura in panchina. Sulla falsa riga anche lo stesso Ferrara, dopo le esperienze poco fortunate alla Juve e alla Samp, che adesso è un commentatore televisivo. E non è il solo: Fabrizio Ravanelli, Penna Bianca, dopo le esperienze con gli esordienti e i giovanissimi della Juventus e i pochi mesi sulla panchina dell’Ajaccio ha intrapreso la carriera di opinionista. Come lui Gianluca Vialli, divenuto volto di Sky dopo aver allenato Chelsea (allenatore-giocatore) e Watford. Pietro Vierchowod, in campo fino a 41 anni, ha allenato tra le altre Catania, Triestina e Honved (2014); il compagno di reparto Moreno Torricelli, Geppetto, ha mosso i primi passi in panchina con gli esordienti della Fiorentina e ha proseguito con Pistoiese e Figline (fino al 2010), senza andare oltre. Che dire di quel centrocampo titolare: Conte e Deschamps si giocheranno presto un Europeo come CT di Italia e Francia, entrambi dopo aver allenato (in circostanze diverse) la Juve stessa; e chissà se la Juve sarà nel destino di Paulo Sousa, oggi sulla panchina della Fiorentina. Gli unici a non aver intrapreso la carriera di allenatore sono Pessotto, Jugovic e Del Piero: il primo è un dirigente, team manager della squadra Primavera bianconera, il secondo è un osservatore e procuratore, oltre che opinionista in patria. E Alex, Pinturicchio? Tra un’apparizione e l’altra come opinionista/commentatore a Sky, non esclude che un domani possa tornare ad assaporare il campo, questa volta allenando, né di intraprendere la carriera da manager dietro una scrivania. Forse un giorno tornerà alla Juventus o forse no; forse un giorno il 22 maggio ’96 cesserà di essere il giorno dell’ultimo trionfo in Champions o forse no; resterà però un ricordo dolcissimo ancorché lontano di una prima volta “in un clima di serenità, di festa e di gioia”.