Ranieri story, parla Testaccio: “Ha fatto una cosa grandiosa. Er fettina? Ma se in macelleria non ci stava mai”
“Campione d’Inghilterra. Grande Claudio, core testaccino”. Con questo striscione affisso fuori dal Roma Club Testaccio, il presidente Sergio Rosi ci apre le porte del circolo tutto giallorosso. Perché da qui è partito il viaggio di Claudio Ranieri alla conquista dell’Inghilterra, da quest’angolo di Roma che più Roma non si può. “Ha fatto una cosa grandiosa” dice subito Sergio, “una roba che rimarrà nella storia. Già me lo vedo con la bombetta, tutto inglese. Guarda se non lo faranno….come se dice….”. Sir? “Si esatto”. In effetti la proposta in Inghilterra già è stata fatta da qualcuno, perché in fondo “se lo merita”, dice Enrico, un altro volto storico del Club. “E’ giusto, perché tutti quelli che gli davano contro si sono ricreduti. Perché adesso sul carro dei vincitori montano tutti. Nel calcio è così se fai bene sei un Re, appena sbagli una cosa sei un …”, e si ferma Enrico, perché è giusto non pensare a quello che è stato, ma a quello che è adesso il loro Claudio.
Si proprio il loro Claudio, il ragazzo di Testaccio. In un’infanzia passata tra la casa di Viale Giotto e l’oratorio di San Saba. “Ho abitato a Viale Giotto insieme a lui. – ricorda Sergio – Certo era più giovane, ma io stavo al civico 15 lui stava al 17, al portone appresso e lo vedevo tutti i giorni”. E ogni giorno “Claudio passava con la borsa della Roma e ogni tanto la battuta gliela facevi ‘a Clà ma ‘ndo vai? Che tanto non sai giocà’”. Si perché il Ranieri calciatore non era così speciale come lo è stato da allenatore. Ormai è diventato il King d’Inghilterra ma a Testaccio tutti ricordano ancora quel soprannome particolare, per via della tecnica non proprio sopraffina. “Era ‘er pecione’ – dice Sergio – perché quando tirava la palla la mandava sempre pe’ dritto”. ‘Er pecione’ e non ‘er fettina’, “perché lui in macelleria da papà Mario non ci stava mai, ci stava sempre il fratello Carlo. Quindi lui le fettine in macellerie non le ha mai tagliate!”. Invece che alla carne, Claudio pensava agli scarpini e al pallone di cuoio. Poco gli importava di continuare la tradizione di famiglia, quella “della miglior carne di Roma”, lui “voleva gioca’ a pallone”.
San Saba, Testaccio e poi a dieci anni la chiamata del Roma club Dodicesimo giallorosso, che giocava a Casal Bertone. Dopo poco fu notato da Helenio Herrera e tesserato nelle giovanili della Roma. Da lì il salto: calciatore e poi allenatore. Infine la gioia più grande, la Premier League. E proprio in virtù di quest’impresa, il Roma Club Testaccio è stato preso d’assalto dalle troupe di tutto il mondo. “A saperlo stamattina preparavo un disco e lo mandavo in giro. – dice ridendo Sergio – Non immagini la gente che è venuta. La BBC, un sacco di inglesi, da tutto il mondo. Tutti che volevano sape’ qualcosa su Claudio. Gli ho fatto vedere le foto di Ranieri da giovane, dovevi vede’… so’ impazziti”.
Pazzi i giornalisti, pazzi i tifosi, tutti pazzi per “King Ranieri”. L’Inghilterra è ai suoi piedi ma lui non dimentica le origini. Dall’ormai famoso pranzo con mamma, ad una visita a Testaccio che tutti giurano ci sarà, “magari con calma. Qui faremo una festa in suo onore e sicuramente la voce gli arriverà. Ci sentiremo sicuramente”.
Marco Juric