Ranieri, atto terzo senza lieto fine. Ma per l’Inghilterra rimane King
La sua terza vita inglese finisce con l’esonero. Solo tre vittorie in 16 partite con il Fulham, troppo poco per evitare l’esonero. A Ranieri non è riuscito un secondo miracolo dopo quello con il Leicester. Ma per l’Inghilterra Tinkerman è diventato definitivamente King
Sembrava l’inizio di un’altra bella favola, ma non c’è stato il solito lieto fine. Metà novembre, Claudio Ranieri torna in Premier. A Londra, con una missione tanto speciale quanto difficile: salvare il Fulham. Una squadra desolatamente ultima, passata dalla gioia della promozione all’incubo retrocessione nel giro di qualche mese. Una sola vittoria in 12 giornate, nove sconfitte e la bellezza di 31 gol subiti. Numeri impietosi.
Niente paura però. King Claudio va a rimpiazzare Slavisa Jokanovic (che fu il suo primo acquisto al Chelsea 18 anni prima) e si presenta in sala stampa con il solito sorriso e una voglia matta di scherzare con i giornalisti. Li conosce bene, sa che sono severi e che vanno presi con leggerezza, con ironia: “Ho detto ai miei giocatori che gli pago la pizza se non subiscono gol” Disse ai tempi del Leicester: “Se lo replico? No, a questo giro li porto al McDonald’s” Aveva promesso al suo arrivo a Londra.
Peccato, però, che la missione sia fallita. Di qui la decisione da parte del club di esonerarlo: “Ci ho parlato stamani ed era d’accordo con me. Non ne avevo dubbi, Claudio è un perfetto gentiluomo – spiega il numero uno del club Shahid Khan – e la nostra posizione non dipende da lui. Aveva ereditato una squadra capace di fare solo un punto in otto giornate”. Beh, non male come congedo.
Eppure l’inizio aveva fatto ben sperare. Otto punti in nove partite, la vittoria da cardiopalma all’esordio contro il Southampton. Un 3-2 che suonava tanto di: “Ciao, sono Claudio. E sono di nuovo qui“. Sì, perché in pochi, a questo giro, erano pronti a scommettere su un suo fallimento. Lo avevano già fatto contro il Leicester ed era finita con Lineker che condusse la sua trasmissione in mutande. Colpa di una scommessa persa, colpa di una scarsa fiducia.
Poi l’1-1 contro il suo Leicester, i pareggi con Newcastle e Wolves. Le vittorie con Huddersfield e Brighton. Ma anche, e soprattutto, tante sconfitte. Ben dieci in sedici partite, troppe per poter sperare di salvare il Fulham. Che lui aveva schiodato dall’ultimo posto ma che adesso si trova a dieci punti dalla zona salvezza. Insomma, ormai non ci crede più nessuno al miracolo.
A questo giro nessun: “Hey man! We are in Champions League! Dilly-ding,dilly-dong!”. Nessun titolo, nessuna leggenda. Ma Claudio non tornerà ad essere Tinkerman, rimarrà King. Agli occhi degli inglesi non è più l’allenatore vittima di dubbi e paure dei primi anni al Chelsea. Non è più quello che ci mette una vita a fare la formazione, l’eterno secondo. Resta colui che ha spinto una piccola squadra fino al tetto della Premier. Colui che con i Blues aveva vinto 107 partite su 199.
L’ultimo esonero, quello al Leicester appunto, risale a poco più di due anni fa. 23 febbraio 2017, il giorno in cui in molti si indignarono per il trattamento che il club gli riservò nonostante i risultati storici ai quale lo aveva portato. Ma lui ha sempre risposto con il sorriso, cedendo alle lacrime solo quando ha portato una corona di fiori in onore del presidente Vichai. Dal 1987 al 2018, dalle imprese sulla panchina del Campania al Fulham: ne ha viste di tutti i colori, fra successi e grandi delusioni.
Sessantotto anni ma non sentirli: “Provateci, perché nulla è impossibile. Nel calcio così come nella vita” Il moto del Cristoforo Colombo dell’Inghilterra. Che è pronto a salpare lontano, lasciando la Premier League per la terza volta. Niente fischi, nessuno sfottò. Dietro di lui lascerà solo complimenti, ricordi grandiosi. Perché il calcio sa dimenticare ma anche ricordare. E’ così che Tinkerman è diventato definitivamente King.