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Qui Amsterdam: benvenuti al Milik Bar: tra birre, l’Ajax e una promessa

Amsterdam. E la prima domanda è un’esclamazione: “Ma quante biciclette ci sono?!”. Sbucano ovunque. Da farci attenzione se sei un turista qualunque e cammini spensierato o magari distratto dal solito iPhone. Più biciclette che persone, quasi. L’aria che tira è leggera, libera, cordiale: c’è chi pedala al lavoro in giacca, chi si gode il sole già alle 11 di mattina. Odori, colori riflessi lungo i canali che attraversano la città. Case più alte che larghe per via della tassa cittadina, finestre con vista strada totalmente spalancate, incuranti di spioni e occhi indiscreti. E se chiedi un informazione, una risposta mai ti sarà negata, purché in inglese.

“Excuse me, where is the Milik’s Bar?”. No, capiamoci: Arkadiusz Milik avrebbe un bar a suo nome già adesso, così giovane? Ebbene sì. Nonostante sia rimasto all’Ajax appena due stagioni ma che rendimento: 47 gol in 75 partite. Quattro su 4 col Napoli tra A e Champions, ora.
Qualcuno non sa e replica con un sorriso, qualcun altro risponde a rigor di logica: “In Naples, not?”. Not proprio. I canali che confluiscono nell’Amstel (il fiume che imbriglia la città: Amstel + dam “diga”) scandiscono sia il tempo che il traffico, non solo di biciclette: si vedono taxi a tre ruote, principalmente per turisti, e pure motorini che viaggiano sulla ciclabile, con conducenti rigorosamente senza casco. Per legge, si può. Fino all’angolo di “Da Costastraat”.

“Arkadiuszpleiz”. La “Plein” (piazza in olandese) “di Arkadiusz”. Appena sotto, in piccolo, il nome del quartiere: “Kamp Seedorf”. Due indizi che fanno una prova. L’occhio poi cade inevitabile sul murales disegnato accanto: “È Milik?”. È Milik, sì. Con la maglia dell’Ajax e il numero 19 sul pantaloncino. Inconfondibile.

“Questo è il bar dedicato a lui?” domandiamo al ragazzo che ci guarda sorridente, da dentro. “Certo che si!”. Neanche da chiedere. Il biondo Benjamin però ci racconta come il locale sia stato rinominato con il cognome dell’attaccante del Napoli un po’ per… “Joke”. Gioco. “Era maggio. E mancava davvero poco all’inizio dell’Europeo in Francia. Dato che l’Olanda non c’era, dovevamo trovare una squadra da supportare”. Allora, perché non la Polonia di Milik? Ecco che il bar cambia rapidamente nome. “Arkadiusz giocava nell’Ajax ed era uno dei nostri attaccanti preferiti. Anzi, lo è ancora”. Alla base anche un motivo strettamente… di famiglia. “Mio nonno era delle sue stesse origini!”. Legami e passioni che s’intrecciano. “Era tutto perfetto no?”. Tra l’altro… “in Polonia si bevono tante birre! Quindi l’ideale per la nostra concezione di locale. Non ti racconto nemmeno quanta gente c’era qui durante l’Europeo quando giocava la Polonia…”. Un bar dedicato a Milik, nel cuore di Amsterdam. “Lui non è mai stato qui, adesso poi vive a Napoli. Vediamo se in futuro sarà nostro ospite. Sarebbe un sogno: anzi, lo invitiamo pubblicamente! Lui comunque sa dell’esistenza di questo posto, ci segue su Facebook”. Effusioni social. Il nostro sguardo va dietro al bancone: s’intravede anche un quadro di Seedorf, idolo da queste parti. “Kamp Seedorf” non a caso. “T’immagini che coppia sarebbe stata? Seedorf dietro, Milik davanti. Con la maglia dell’Ajax”. Benjamin ci pensa davvero, tra una birra e l’altra. Poi all’ultimo giro, fa cin: “Alla tua, alla nostra. Ma soprattutto al prossimo gol di Arkadiusz Milik in Italia. Anzi, ai 15 stagionali lo aspettiamo qui!”. Sfida lanciata. L’ultima… palla (da gol) sarà di Milik.