Questo sito contribuisce all'audience di

Quando Cruijff sposò il Barcellona: la promessa del Diamante Bianco

Né Maradona, né Pelé. Per qualcuno il miglior giocatore di tutti i tempi è il “Re Bianco”. Il Profeta del gol. Joahn Cruijff è considerato il concreto esempio di quel calcio totale che partendo dall’Olanda ha fatto la storia del calcio. Il motivo è semplice. Perché Cruijff sapeva fare tutto, e bene. Molto bene. Perfetto ambidestro, in grado di correre per chilometri palla al piede facendo dribbling e centrando la porta. Era cresciuto all’insegna della povertà, trovò l’amore in una fotomodella che, oltre a essere bella, era anche ricca: suo padre commerciava in diamanti, e ne divenne il manager. Si chiamava Cor Coster. Uomo di larghe vedute, che già guardava al calcio con dimensione internazionale, mentre suo genero incantava l’Olanda vincendo tutto con l’Ajax. E fu proprio a un meeting col suo procuratore che l’attaccante tuttofare incontrò per la prima volta il presidente del Barcellona, Montal. All’epoca la Spagna non accettava giocatori dall’estero, ma Cruijff non scherzò quando gli disse: «Se farai sbloccare questo veto, verrò in Catalogna».

Lui vinceva e incantava: la sua classe sconfinò anche in Europa. Sei campionati e ben tre Coppe dei Campioni consecutive, tra gli altri trofei. La sua maglia numero “14” divenne un’icona. E in Spagna, in tre anni, si lavorò alla riforma dei campionati e l’accesso degli stranieri. Nel 1973 il Real Madrid cominciò a intavolare una trattativa sottobanco con l’Ajax, all’insaputa del giocatore. Arrivarono però rifiuti su rifiuti da parte del diretto interessato. Il motivo era da ricondurre alla promessa fatta al Barcellona qualche anno prima. Van Praag, patron dell’Ajax, non la prese bene e cercò di dissuadere il Barcellona rilanciando continuamente la richiesta economica. L’atteggiamento non piacque a Cruijff che arrivò a minacciare di lasciare il calcio se il passaggio in blaugrana non si fosse concretizzato. La trattativa durò complessivamente cinque mesi. Cominciò a un torneo amichevole a La Coruna, dove Van Praag e Montal trattarono la cifra seduti su un muretto mentre le due squadre giocavano contro. Ma il presidente olandese era un osso duro, e non sbloccò il trasferimento, facendo iniziare la stagione di Cruijff all’Ajax.

La minaccia di inchiodarlo in Olanda non sortì effetto, perché la firma arrivò ugualmente: era il 13 agosto del 1973, ma alcune clausole non lette e poi contestate da Coster costrinsero il campione a debuttare solo a fine ottobre. La cifra finale fu di 3,2 milioni di fiorini olandesi, vale a dire quasi un miliardo e mezzo di lire. Ma non fu la sola: per Cruijff il manager Coster pretese un contratto da 1,3 miliardi per tre anni, praticamente quanto speso dal Barcellona per prenderlo. Ma non finì qui: per la prima volta nella storia del calcio arriva uno “sponsor” per un giocatore: la compagnia assicurativa Lloyd’s di Londra intervenne nell’operazione assicurando le gambe di Cruijff per due miliardi e mezzo. Un giro di soldi enorme, che il giocatore pagò rinunciando alla “sua” maglia 14 per prendere una più classica “9”. Fu quello l’inizio del marketing calcistico moderno. Del resto, il Barcellona doveva recuperare l’enorme investimento, ma di certo fece l’affare della sua storia, visto che il “Profeta del gol” ha legato per sempre la sua storia a quella del club catalano.