Pro Vercelli-Novara, il derby di Emmanuello: “Ricordi Juve, la frase di Baggio tatuata e quell’azione con Del Piero…”
Posa il joystick, si siede e racconta. Un’emoziona unica e indescrivibile, il gol all’ultimo minuto nel derby contro il Novara. Se lo immaginava, lo sentiva dentro già da un po’ di tempo. Con quel timido sorriso e quel fare da bravo ragazzo. Un tipo serio, Simone Emmanuello: centrocampista della Pro Vercelli e amante di Fifa 17, anche se oggi non è proprio una giornata fortunatissima: “Niente, non c’è verso. Sono a casa del mio migliore amico, abbiamo appena finito la partita, io ero la Juventus e lui il Bayern. Ha vinto di nuovo lui, incredibile…”. Il risultato meglio non scriverlo, richiesta precisa.
Meglio scrivere, anzi descrivere la gioia di ieri. Un altro piccolo ‘passettino’ – come dice lui – verso l’amata ‘Ricerca della Felicità’. Che non è solo il suo motto. E’ per Emmanuello una sorta di concetto astrale, una grande boa cui rimaner sempre attaccato. Bello e metaforico…riferimenti culturali importanti. Te la cavi alla grande anche fuori dal campo, eh: “Ci provo. E provo anche a segnare…come ieri. Il mister mi ha fatto entrare sull’1-0 per loro ed ero molto teso, ansioso. Sono stato per tutta la partita ad aspettare la palla giusta, è arrivata al 94’. Perché se desideri tanto una cosa, se la vuoi davvero, alla fine arriva sempre”. Decide il derby, si toglie la maglia, urla di gioia e di rabbia: “In quel momento lì volevo fare mille cose: correre sotto la curva, correre ad abbracciare i miei compagni – spiega Emmanuello ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – correre in tribuna a salutare le persone che mi hanno sempre supportato. E’ stata una giornata indimenticabile, il gol è per la società e per tutta la città di Vercelli”. Non ti stai dimenticando nessuno? Sicuro? “No, no ci stavo per arrivare. A lei volevo farle una dedica a parte anche perché già si è arrabbiata che ieri non ho esultato con il cuoricino. Il gol è anche per la mia ragazza e per la mia famiglia”.
Ci tiene molto Emmanuello, si vede da come lo dice. E’ molto legato alla sua famiglia e al suo cane, la piccola di casa: Luce. “Voglio condividere questa gioia anche con lei. E’ un Pinscher di colore marroncino. Passo parecchio tempo con lei… è proprio vero: i cani sono il miglior amico dell’uomo”. Vendetta contro il tuo migliore amico che ti ha appena battuto a Fifa? Risata generale, “dedica anche per lui dai, per tutti…”.
Ha diversi tatuaggi Emmanuello, ma uno in particolare colpisce. Bellissimo, significato profondo. E’ una frase che ha sentito da Roberto Baggio, suo grande idolo: ‘Lo sforzo e il duro lavoro sono il ponte tra il sogno e la sua realizzazione’. Ma per lui ha anche un significato preciso: dopo la rottura del crociato, l’addio alla Juventus (“Una cosa per la quale ci sto male tutt’ora”). “Mai mollare, crederci sempre”, ora ce l’ho anche sulla mia pelle, nel caso in cui dovessi scordarmelo…
Da tre anni e mezzo a Vercelli, in prestito dall’Atalanta. Non ha hobby particolari: tra casa, ragazza e Luce, che ogni sera porta a spasso. Gli piace molto vedere i film, specie se hanno un significato particolare o comunque a lui familiare, come La Ricerca della Felicità… “E’ il mio preferito. Il discorso di Will Smith lo sento una volta al giorno su Youtube. Sarei disposto a lasciarci le penne sul tapis roulant pur di raggiungere il mio obiettivo…”.
Un obiettivo chiaro: lineare e coinciso, come la sua personalità, “giocare in Serie A con la maglia della Juventus. In bianconero ho fatto tutto il settore giovanile. Quando mi hanno dato via con l’Atalanta che ha risolto a proprio favore la comproprietà, ci sono rimasto male lo ammetto. E un giorno vorrei tornare alla Juventus, è una sfida con me stesso. Io abito a 5 minuti da Vinovo, ho fatto il ritiro con Conte. Era la prima stagione di Tevez e Llorente. Ricordo che rimasi impressionato dall’Apache. Un giocatore pazzesco, nelle partitelle di allenamento lui e Storari volevano sempre vincere e quanto si inc…avolavano se perdevano! Tevez è uno che sta sulle sue, ma in campo si scatena. La Juventus è una macchina perfetta, costruita per vincere. C’è una mentalità unica, una consapevolezza altissima. E se tornassi indietro..”. Qualche piccolo rimpianto, per un attimo Emmanuello devìa dal retto sentiero della ‘famosa’ ricerca della felicità: “Vivrei quell’esperienza in modo diverso, mi sentivo piccolo, non avevo capito bene quanto fosse grande quell’opportunità”.
Un mix di ricordi e pensieri. Sparsi, un po’ disordinati. Strano, perché lui è un ‘razionalista’ di quelli seri… “Mi ricorderò sempre quell’allenamento con Del Piero, era la stagione prima del ritiro con Conte. Partitella finale, io e lui nella stessa squadra e già questo brividi. Uno-due tra me e Alex poi tiro e segno di sinistro. A fine allenamento mi si avvicina e mi fa… ‘Simone se sei più cattivo vedrai che diventerai un grande giocatore’. Una scena che custodisco gelosamente nel mio cuore”.
Anche romantico Emmanuello, mezz’ala destra, si ispira un po’ a Marchisio. Cattiveria è la key word, una sorta di tallone d’Achille: “Devo essere più grintoso in certe situazioni, come mister Longo. Con lui già ci conoscevamo, abbiamo giocato diversi derby e molti ne ho vinti io”. Ride, meglio puntualizzarlo. “L’ambiente Pro Vercelli è unico. Piccolo, tranquillo. La società e i tifosi ti permettono di lavorare nel migliore dei modi. Vogliamo una salvezza tranquilla, quest’anno. E io in futuro, chissà, giocare finalmente in Serie A…”. Chiude con una rima: ben ponderata, come piace a lui. Ma non baciata, a questo deve pensarci la fortuna…