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Prandelli-Valencia, i retroscena e i motivi dell’addio

Alla fine Cesare Prandelli ha detto basta. Da signore, rinunciando a tutti i soldi e venendo via da una società che non era più con lui. Non si sentiva più appoggiato, nelle sue idee e nei suoi progetti: i motivi dell’addio al Valencia, da dimissionario e senza transazioni economiche, sono tutti qui. E nascono da un rapporto mai sbocciato con il direttore sportivo del club spagnolo, quel Jesus Garcia Pitarch (per tutti semplicemente Suso) che nelle ultime settimane non aveva gradito il crescente potere di Prandelli che riscontrava un grandissimo gradimento anche tra i tifosi e l’opinione pubblica. È da circa un mese che il rapporto tra i due ha iniziato a deteriorarsi, le conferenze “dure” di Prandelli non erano piaciute a Suso. L’allenatore italiano ha attaccato una squadra costruita male e senza personalità, di fatto attaccando anche il lavoro del ds. Il resto lo ha fatto il mercato, quello su cui Cesare non aveva pretese ma solo richieste precise e specifiche.

Ne aveva parlato meno di un mese fa con Peter Lim a Singapore (quando i proprietari chiamavano addirittura Mourinho per chiedere consigli e consulenze), chiedendo quattro rinforzi e dando priorità ad una punta (che la stessa società quando ha firmato il suo contratto gli aveva indicato come rinforzo sicuro) e ad un centrocampista. Zaza era un’idea della proprietà che lo aveva trattato già in estate con la Juve nell’affare (poi sfumato) André Gomes, a Prandelli “bastavano” anche dei prestiti. Non chiedeva la Luna, solo rinforzi per una squadra che non lo seguiva. Era solo contro tutti, anche per questo aveva chiedo una figura societaria sempre al suo fianco e sempre presente al centro sportivo (cosa che Suso raramente faceva). L’ultima goccia è stata la trattativa per il giovane Maksimovic, nazionale serbo U21 che andava in scadenza a giugno e che il Valencia vorrebbe prendere adesso per 5 milioni di euro. Senza il benestare di Prandelli, che voleva e aveva chiesto giocatori pronti da subito. Non si sentiva più appoggiato neppure quando si sfogava con la squadra, era un uomo solo contro tutti, e quando la società (nonostante lo ascoltasse sempre in tutti gli incontri) gli ha fatto capire che non avrebbero preso nessuno dei quattro rinforzi richiesti se ne è andato. Il rapporto con la proprietà è sempre stato positivo, è stato quello con Suso a far rompere gli equilibri. E a spingere Prandelli alle dimissioni.