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Prandelli: “Ero libero di trattare con qualsiasi club ma la Fiorentina mi accasò in Nazionale”

Tanti gli aspetti toccati da Prandelli in un’intervista speciale rilasciata a TuttoSport. Maestro di calcio con le sue oltre 550 panchine ma un dubbio c’è ancora… Prandelli Cesare o Claudio? “Cesare, Cesare. Il giorno del battesimo, quando il sacerdote chiese il nome, mio nonno rispose di getto: si chiama come me, Cesare. Mio padre non era convinto e senza di nulla a nessuno andò al comune e mi diede il nome di Claudio. Sono sempre stato Cesare per tutti, poi a 14 anni avevo bisogno di un documento e ho scoperto di chiamarmi Claudio, così non ho potuto far altro che aggiungere Cesare come secondo nome”.

Cinque anni speciali con la Fiorentina, dal 2005 al 2010, ma un finale che Prandelli ancora non dimentica “Nel calcio penso sempre a sperimentare perché non bisogna mai smettere di provare a migliorarsi. Basta poco per lanciarsi in una nuova avventura e dimenticare le amarezze. La chiamata della Nazionale credo sia arrivata troppo presto, ma come potevo dire di no? I dirigenti della Fiorentina mi dissero che ero libero di trattare con chiunque, ma il giorno dopo sui giornali lessi un attacco feroce su questa cosa e poi mi “accasarono” in Nazionale. Avevo un altro anno con loro ma me ne andai con la classica buonuscita, malgrado avessero una gran fretta di chiudere con Mihajlovic. Poi, dopo i quattro anni in azzurro, ho pagato qualcosa ma fu giusto dare le dimissioni, mi assunsi in pieno le responsabilità. Forse ho sbagliato ad andare al Galatasaray, il presidente mi disse che avremmo fatto grandi cose”.

L’esperienza alla Fiorentina, la Nazionale con il secondo posto raggiunto agli Europei del 2012, la tentazione del Galatasaray e quella possibilità di andare ad allenare la Juventus, squadra che lo ha accolto nel 1979 “Il primo ricordo? L’incontro con Boniperti che mi disse subito: ragazzo, sei qui per vincere. Secondo me è stato il più grande dirigente della storia del calcio, discuteva lui i contratti ed era l’unico referente. Poi ricordo la prima partita a Villar Perosa, da brividi. Alla Juve non devono insegnarti nulla perché tu arrivi e, come successe a me, inizi ad allenarti con Zoff, Tardelli, Bettega. Vedi come lavorano loro e capisci come adeguarti. Chiellini ad esempio è come uno di questi, ed è fondamentale per la Juve adesso recuperarlo. Per la Champions è una delle 3-4 favorite”.

Dalla panchina dell’Al-Nasr a quella del Genoa. L’ex allenatore viola è tornato in Serie A dopo otto anni, dall’ultima sua esperienza proprio a Firenze.“Ho tante motivazioni per essere qui a Genoa, una grande rabbia e una voglia pazzesca per rimettermi in discussione. Poi qui la maglia ha un valore inestimabile, Genoa non è solo una squadra ma una cultura del calcio. Piatek? E’ un grandissimo calciatore, un attaccante completo che farà sempre meglio. Romero ha potenzialità straordinarie, a quell’età ne ho visti pochi al mondo così. Kouame deve migliorare qualcosa in più ma è un calciatore che vorrebbero tutti gli allenatori. Sanabria è stata un’intuizione personale del presidente, deve migliorare solo sulla continuità. Noi dobbiamo fare ancora molto per riuscire a salvarci, poi faremo i programmi per il prossimo anno, so che sono bellissimi”.