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Palladino: “Mi ispiro a Guardiola, Gasp e Juric. Berlusconi ha sempre creduto in me”

Raffaele Palladino si racconta in un’intervista a So Foot

Uno degli allenatori in ascesa nella nostra Serie A. Raffaele Palladino si è raccontato a tutto tondo in una lunga intervista rilasciata a So Foot. Dai primi calci al pallone per le strade di Napoli alla sua nuova carriera in panchina, dove svela le sue fonti d’ispirazione: “Di Guardiola ho recuperato i principi del gioco: la ricerca del comando, il fatto di partire da dietro, attaccare con tanti giocatori, essere tecnicamente forti, avere giocatori intelligenti. Direi che c’è questo in comune, poi lui lo fa a livello molto, molto alto e, soprattutto, non credo funzioni copiare tutto. Da una parte devi mettere qualcosa di tuo”.

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“Pep non è la mia unica ispirazione. – continua l’allenatore del MonzaHo preso tanto da Gasperini e Juric. Per esempio: la capacità della mia squadra di essere in grado di attaccare l’avversario molto in alto. Il cuore del nostro gioco è basato sull’occupazione dello spazio. Quando i giocatori capiscono vedi i frutti, devi metterli nelle migliori condizioni possibili e poi spetta a loro. A volte ti trovi con un difensore in attacco. Cerchiamo di avere equilibrio, sganciare un difensore quando difendi a tre significa attaccare in modo sicuro spazi liberi, ma anche creare superiorità in ripartenza. Questo l’ho preso da Gasp, mio maestro a Genova. Ha partecipato a rivoluzionare il calcio. Tutti dicevano che non era possibile giocare a tre, lui lo ha fatto“.

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Palladino: “Mia madre voleva che facessi il ballerino”

Un viaggio, quello di Palladino, partito da Mugnano di Napoli: “Sono cresciuto lì con i miei genitori, i miei due fratelli maggiori e mia sorella maggiore. Mia madre era una casalinga e mio padre lavorava in una fabbrica di carne. Mi hanno trasmesso il gusto della fatica, lo spirito di sacrificio. Mio ​​padre ha giocato in Serie C, alla Sambenedettese. Voleva che uno dei suoi figli potesse fare meglio di lui nel calcio. I miei fratelli e mia sorella non ce l’hanno fatta, quindi sono stato io. Da piccolo passavo il tempo giocando per strada a Napoli. Ogni giorno, dopo la scuola. Non sono mai entrato in una scuola calcio prima dei miei tredici anni“.

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I miei genitori non mi hanno mai spinto in questo, forse avevano un po’ perso le speranze di avere un figlio nel calcio. Poi, dopo una partitella con gli amici, ebbero un clic e mi iscrissero a una scuola calcio locale. Il primo giorno, mio padre mi fece una promessa: “Se mai arriverai in Serie A, a giocare una partita e segnare un goal, smetterò di fumare.” Durante la mia prima partita in Serie A, un Livorno-Lecce del 2005, segnai il gol della vittoria. Ricordo ancora che mio padre venne da me dandomi il suo ultimo pacchetto di sigarette, dicendomi: “Smetto”. Ho conservato quel pacchetto con cura, e lui non ha mai più fumato in vita sua“.  La madre di Palladino però aveva tutt’altri piani: “Voleva che facessi il ballerino, più che altro per tenermi lontano dalla strada e andare meglio a scuola. Non mi è mai piaciuto così tanto“.

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Palladino: “Berlusconi persona straordinaria”

Palladino racconta poi il momento in cui Berlusconi e Galliani gli affidarono la prima squadra del Monza: “Berlusconi ha sempre avuto fiducia in me, anche nei momenti difficili, visto che dopo sei partite il Monza aveva solo un punto. Senza esitare, mi hanno affidato le chiavi della squadra, anche se ero solo l’allenatore della squadra giovanile. Quella mattina non potevo crederci. Ricevetti una telefonata da Galliani che mi informava dell’opportunità, ma era necessaria l’approvazione del Presidente. Quindi, andammo a cena a casa sua ad Arcore, e io ero un po’ ansioso perché non l’avevo mai incontrato di persona. Non appena ho varcato la soglia, tutto è stato naturale, semplice e bello. È una persona straordinaria, umile e altamente qualificata. Per me, è un uomo straordinario. Dopo un’ora di discussioni sul calcio, sui giocatori e sulla politica, mi ha detto che sarei diventato l’allenatore della prima squadra. Poi mi ha chiesto se volevo la squadra subito o dopo aver giocato contro la Juventus. Ovviamente, ho risposto ‘subito’ (e abbiamo vinto per 1-0)“. 

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Infine, Palladino racconta uno degli aspetti più importanti del suo lavoro, ovvero l’osservazione delle altre squadre: “Ho degli ottimi match-analyst. Mi dicono: “Mister, hai visto che il PSG l’ha fatto qualcosa di diverso in questa partita?”, quindi guardo quella partita. Oppure: “Monaco ha
questo giovane che è molto bravo”. Mi piace guardare le squadre straniere. In Francia,
ce ne sono un gran numero con giovani molto forti. Lo stesso in Spagna e Inghilterra. Lo ammetto, seguo meno il Sud America. Tra le squadre che preferisco al momento c’è ovviamente il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso. Guardo anche Ancelotti al Real Madrid, il Barça, il PSG… E poi non mi perdo una partita del Manchester City Guardiola“.