Palermo, Maresca: “Andare a Siviglia la mia fortuna. Tornare in Italia un errore”
L’esperienza alla Juventus, il trasferimento in Spagna, i rimpianti e il Palermo. Enzo Maresca, tra aneddoti e curiosità ,si racconta a 360 gradi nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport. Hobby preferito? Leggere libri: “Visto che sono fuori di casa da quando ero piccolo, leggo di tutto, e non solo in italiano ma anche in inglese e spagnolo. Un mio amico una volta mi disse: ‘Circondati di persone da cui puoi imparare qualcosa, altrimenti leggi grandi libri’. Ecco, io ho fatto sempre così. Ad esempio, adoro ‘I Pensieri’ di Marco Aurelio. Nella casa che mi sto costruendo a Marbella, ci sarà una biblioteca che lascerò ai miei figli”. Maresca ritorna sulla particolare esultanza del 2002, durante un derby tra Juventus e Torino: “Io non ho mai avuto niente contro i granata, tant’è che un paio di anni fa stavo per andarci. Quello che mi è dispiaciuto è la polemica di alcuni tifosi vip stile Chiambretti, che dice di essere tifoso del Torino e poi fa la pubblicità alla Fiat degli Agnelli. Io sul tema penso sempre la stessa cosa di alcuni anni fa: chi si indigna per quelle corna in corsa, ritiene che il gioco del calcio sia sacro. Non sono d’accordo; il calcio deve essere serio ma per diventare divertente”.
L’ex Sampdoria si è anche sottoposto a un rito particolare ai tempi della Fiorentina, per perdere i legami con la Juve: “Ero in ritiro e il mio allenatore, Mondonico, mi disse che c’erano alcuni tifosi che volevano fare questa cosa. Era un modo per sdrammatizzare e mi sottoposi a quella specie di battesimo senza problemi”. Il centrocampista rosanero svela alcuni retroscena della trattativa che lo portò al Sivliglia: “Ero in ritiro con la Juve, a Salice Terme, quando alle 23 mi chiamarono al telefono per dirmi di andare in sede la mattina dopo perché mi avevano venduto. Il nome della squadra però non vollero dirmelo. Così il mattino dopo trovai in una stanza Moggi, Bettega e Giraudo che mi comunicarono la notizia, dicendomi di entrare nella sala accanto dove c’erano i miei acquirenti. I modi, come dire, erano un po’ dittatoriali. Comunque entrai e scoprii che il Siviglia cercava proprio uno come me. E quel trasferimento fu la mia fortuna. Quando ero in Spagna nelle interviste mi chiedevano sempre di Calciopoli e del “bunga-bunga” di Berlusconi. Io difendevo sempre l’Italia, ma è stata dura”.
Più grande errore? “Tornare a giocare in Italia. L’ho fatto perché mi aveva chiamato Ciro Ferrara alla Samp. Invece ho trovato un Paese fermo. Non c’è ricambio generazionale. D’altronde lo capisco, pensiamo alla visibilità che dà il calcio. Io ho giocato in Spagna sei anni e avrò visto in tv 4-5 presidenti, non di più. Da noi si fa a gara per metterci la faccia. E poi siamo poco leali, è il Paese di quelli che si sentono più furbi. Forse è stato persino un danno che abbiamo vinto il Mondiale 2006, quel successo ci ha impedito di rigenerarci. Poi la professionalità paga. Monchi, direttore sportivo del Siviglia, per me il più bravo che c’è in Europa, una volta mi disse: ‘Noi siano una équipe di 16 persone. Ebbene, ogni volta che voglio scegliere da solo sbaglio, se ascolto gli altri invece non mi succede quasi mai’. Il problema è che da noi il d.s. ha il suo allenatore, l’allenatore si porta i suoi giocatori e si va avanti così. E nessuno dice niente perché tutti hanno paura di perdere il posto. Non faccio nomi, ma una volta in un club importante di Serie A i dirigenti hanno chiamato a colloquio due tecnici. Il primo diceva che la squadra avrebbe potuto fare bene ma occorrevano certe condizioni, il secondo invece ha detto che tutti erano fortissimi e avrebbero vinto di sicuro. Chi è stato ingaggiato? Ovviamente il secondo”.
Capitolo Nazionale. Maresca non è mai stato convocato: “Credo che l’anno tra il 2006 e il 2007, dopo aver vinto tutte quelle coppe segnando anche una doppietta in finale di Uefa, forse una prova me la sarei meritata”. Allenatori sottovalutati? “Anche se è stato in grandi club, per me Pellegrini è meno stimato di quanto meriti. Tra i giovani, Ciro Ferrara è un incompreso”. Il venticinque dei rosanero fa anche il veggente: “Certo che ci salviamo, ne sono sicuro, e lo dico ragionando. Sul pronostico scudetto dico Juve. Il Napoli gioca bene ma anche contro di noi ha rischiato di pareggiare. I bianconeri al loro posto ci avrebbero ammazzato prima”.