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Padoin: “La Juve? Sembrava uno scherzo. Ora sogno di allenare i ragazzi”

Se prova a chiudere gli occhi, riesce a rivedersi su un pullman per le vie di Torino: 6 maggio 2012, la Juve che torna campione dopo un lungo digiuno. Se poi sogna ancora un po’, proiettandosi al futuro, eccolo in tuta su un campo da calcio, a insegnare i segreti del suo successo ai ragazzi delle giovanili. Ieri talismano, domani magari  “Mister Padoin”. Per ora… semplicemente Simone: ex calciatore, papà a tempo pieno, proprietario di una palestra nella sua amata Bergamo.


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“Ho detto addio al calcio giocato, non c’erano più i presupposti per continuare la mia carriera con serenità. Adesso sono tornato a casa, ho aperto una palestra insieme a mia moglie e cerco di aiutarla nel portarla avanti”.

Senza perdere di vista, però, il mondo del pallone: “No, non è finita qui – rivela Padoin, 36 anni, a gianlucadimarzio.com -. Il mio obiettivo è quello di entrare a far parte di un settore giovanile, credo che sia il contesto ideale per uno come me. Dal Vicenza alla Juventus, se sono arrivato in alto lo devo al carattere, alla passione, alla diligenza e alla professionalità che mi hanno accompagnato nel mio mestiere. Se uno vuole fermamente qualcosa, alla fine riesce a raggiungerla. Ed è questo che devono capire i talenti di oggi”.

IL PASSAGGIO ALLA JUVE: "PENSAVO FOSSE UNO SCHERZO.."

“Un calciatore esemplare, che ha sempre dato non tutto, di più”. Nel giorno dell’addio di Simone alla Juventus, Max Allegri lo descrisse così.Sono andato alla Juve nel 2012 – prosegue Padoin -, in un periodo in cui l’Atalanta non stava facendo bene. Conte, però, mi aveva già allenato in nerazzurro, era convinto che avrei potuto dargli una mano pure a Torino. Il mio lavoro era stato apprezzato: non è questione di culo, bisogna essere bravi a farsi trovare sempre sul pezzo”.


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A proposito di Juve: com’è andata la trattativa che ha portato Simone in bianconero? “E’ durata appena qualche ora, la ricordo come se fosse ieri. Erano le 6 e mezzo di pomeriggio, due giorni dopo avremmo giocato nel turno infrasettimanale e io mi stavo rilassando sul divano. Squilla il telefono: era Tinti, il mio procuratore. “Vuoi andare alla Juve?”. Avevo appena firmato un rinnovo quinquennale con l’Atalanta, sembrava uno scherzo. Ma Tullio, su queste cose, non scherza mai. Sono rimasto in silenzio 3-4 secondi, poi gli ho detto di sì. Alle 9 e mezzo ero già in macchina, in viaggio verso Milano. E quella sera diventai un calciatore della Juve”.

Da lì, l’inizio di una serie di momenti indimenticabili: in cinque stagioni, Simone ha collezionato 106 presenze e 3 gol con i bianconeri. “Il primo scudetto fu pazzesco, si percepiva un’aria diversa per le strade della città. La squadra non vinceva da un po’, la gente era felicissima. Essere riusciti a regalare quella gioia dopo tanto tempo è stato qualcosa di meraviglioso”.

TALISMANO BIANCONERO: "MI TOCCAVANO PRIMA DELLE PARTITE"


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Con il passare del tempo, Simone è riuscito a entrare nel cuore dei tifosi bianconeri. Sempre pronto per mettersi a disposizione della squadra, jolly di centrocampo ma anche terzino, Padoin si è ritrovato oggetto di un goliardico paragone… cantato in coro dallo Stadium: “Che ce frega di Ronaldo, noi c’abbiamo Padoin!”.Quando CR7 è arrivato in bianconero, mi sono una fatto una risata – racconta Simone – . Saranno costretti a cambiare il coro, ho pensato: che ce frega di Leo Messi… e il resto lo sapete già! Scherzi a parte, l’affetto dei tifosi è qualcosa che porterò sempre con me. Ricordo ancora la Supercoppa del 2015, in Cina. Appena atterrati a Shanghai, ho sentito i tifosi cinesi che cantavano il 'mio' coro. Era incredibile.

E se è vero che una cosa tira l’altra, ecco che Padoin è diventato anche il talismano dello spogliatoio. “Purtroppo o per fortuna, non lo so, se oggi qualcosa va di moda sui social, domani vedrai i suoi effetti nella vita di tutti i giorni”. I meme su Padoin portafortuna della Juve impazzano su Instagram e Facebook, alla fine arrivano pure nei corridoi dello Juventus Stadium:C’era chi mi toccava prima delle partite, dicendo che portavo bene. Era una cosa simpatica. Ancora oggi, quando sento qualche ex compagno, c’è chi mi chiama talismano…”.

BUFFON, PIRLO E GLI SCHERZI DI PEPE


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In casa Juve, specie nei primi anni dell’avventura di Simone, regnava un’atmosfera speciale: “Eravamo un bel gruppo, c’erano tanti campioni e questo ci aiutava a fare bene. In più, c’era da divertirsi: il re degli scherzi era Simone Pepe, specializzato nel tagliare pantaloni e calzini ai compagni di squadra. Le vittime preferite? Matri lo soffriva parecchio, Quagliarella pure….

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Rispetto ai tempi del Pado, in casa Juve sono cambiate tante cose. A partire dall’allenatore: “Pirlo in campo era un fenomeno, lui e Buffon sono i compagni di squadra più forti che ho avuto. Entrambi campioni, ma in modo diverso. Gigi era esuberante, Andrea l’opposto: non era un tipo di molte parole, gli bastava uno sguardo per farti capire cosa si aspettava da te. La differenza tra una partita normale e un big match stava tutta lì: quando bisognava alzare l’asticella, Pirlo non chiedeva palla, la pretendeva. Penso che da allenatore sia un po’ l’Andrea di sempre. Vuole un calcio divertente, prepara bene le partite. Ha tutto per riuscire a fare bene anche in questo nuovo percorso”.


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Un nuovo inizio, dopo l’ultima esperienza con l’Ascoli, presto potrebbe arrivare anche per Simone: “Per adesso mi concentro sulla famiglia, ho deciso di smettere perché immaginavo che un nuovo lockdown mi avrebbe tenuto lontano dai miei bambini per troppo tempo. Era una scelta alla quale mi ero preparato: quando hai 35 anni e giochi a calcio, cominci a mettere in conto che, da un momento all’altro, potresti ritrovarti costretto a fare un passo indietro”.

Non manca, però, un nuovo sogno nel cassetto:Allenare nel settore giovanile dell’Atalanta sarebbe il top. Già vent’anni fa, quando ci giocavo io, funzionava tutto alla perfezione. Ancora oggi Gasperini raccoglie i frutti di un lavoro strepitoso”. Ieri talismano, domani magari “Mister Padoin”. Umiltà e determinazione sono quelle di sempre: due ingredienti indispensabili nella ricetta del successo firmata Simone.