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Un anno dopo, il mondo capovolto di Milan-Juventus

28 ottobre 2017, stadio San Siro. L’ultimo Milan-Juventus giocato a Milano (vinto dai bianconeri 2-0) risale a poco più di un anno fa; eppure da quel precedente sembra passata una vita. Quello di Milan-Juve è un mondo che nell’ultimo anno solare si è calcisticamente capovolto, per tante ragioni. Da dove cominciare? Magari da chi, quella partita, la decise: Gonzalo Higuain. Doppietta d’autore, prestazione da campione: il Pipita accese la luce in una serata che, proiettata un anno dopo, lo vedrà protagonista con la maglia opposta, quella rossonera. Sì, perché quell’Higuain era ancora la punta di diamante di una Juventus che avrebbe vinto il suo settimo scudetto consecutivo, con un altro gol decisivo sempre a San Siro dell’argentino. Quello di oggi è invece un attaccante che intimamente scenderà in campo con la voglia di rivalsa per aver dovuto lasciare il posto, di fatto, all’uragano Cristiano Ronaldo.

Il trasferimento di Higuain a Milano è legato a doppio filo anche con un’altra “questione di ex”: quella che riguarda Leonardo Bonucci. Andato via dalla Juventus pochi mesi prima, Leo saltò per squalifica la partita di San Siro, ma si rifece con gli interessi (e con tanto di gol ed esultanza) allo Stadium. Pochi mesi dopo però, anche il suo mondo si è capovolto: pensando a quell’esultanza, l’ultimo scenario da immaginare sarebbe stato un ritorno alla Juve. E invece… Bonucci, dopo esserne stato capitano per una stagione (Gattuso ha speso parole importanti per lui in conferenza stampa) tornerà a Milano da avversario come nei precedenti 6 anni.

Gattuso, già. E però non era lui ad allenare il Milan il 28 ottobre 2017: allenava infatti la Primavera. Ma la sconfitta contro la Juventus segnò l’inizio di un periodo nero per Vincenzo Montella, che a fine mese sarebbe stato esonerato. Al suo posto ecco Ringhio, che nei successivi due incroci con i bianconeri rimedierà altrettante sconfitte (oltre il ritorno a Torino, il ko in finale di Coppa Italia). E che domani si troverà di fronte Cristiano Ronaldo, per la prima volta da allenatore. Ma non in senso assoluto: i tifosi rossoneri ricorderanno con estremo piacere, infatti, la notte del 2 maggio 2007. Sono passati 11 anni e mezzo da quel Milan-Manchester United semifinale di ritorno di Champions League e da allora anche il mondo di Cristiano, sì, si è capovolto. O meglio, si è espanso: da giovane promessa a leggenda. Non la ricorderà con altrettanto piacere, quella sera, il portoghese. Perché il 29enne Gattuso gliela rese un inferno e i diavoli che andarono in paradiso (leggasi Atene, finale di Champions League) furono quelli rossoneri. Ringhio fa quello che dice il suo nome, cioè ringhia su CR7 (che non è decisamente in serata). Finirà la sua partita uscendo in trionfo e aizzando un San Siro bollente nonostante il diluvio.

Quello era un altro Milan, ma anche quello di un anno fa lo era. Perché nel mondo capovolto di questa sfida a distanza di 12 mesi, c’è anche la nuova proprietà rossonera, che ha rilevato quella precedente e rivoluzionato il management. Non ci sono più Li, Fassone e Mirabelli, ma il fondo Elliott, Scaroni, Leonardo e la bandiera Maldini. Anche la Juve, però, è diversa a modo suo. Non nella proprietà, un po’ nella dirigenza visto che non c’è più Beppe Marotta; ma soprattutto nella dimensione verso cui vuole proiettarsi. Con uno scudetto e una Coppa Italia in più in bacheca, ma soprattutto con un Cristiano Ronaldo preso per l’assalto alla Champions e per rafforzare ancora di più l’immagine e il marchio dei bianconeri nel mondo. Un mondo, (più di 200 paesi collegati) che domani assisterà alla cara, vecchia Milan-Juventus. Una classica che sa rinnovarsi, cambiare, anche rivoluzionare se stessa: senza mai perdere però il fascino che la rende unica.