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Milan, Cardinale: “L’Inter ha vinto e poi è andata in bancarotta, vogliamo questo?”

Cardinale, proprietario del Milan (Imago)
Cardinale, proprietario del Milan (Imago)

Le parole di Cardinale, Furlani e Ibrahimovic sul Milan, i suoi obiettivi e non solo

Dai campi da calcio a diventare caso studio all’Università di Harvard. È quello che è capitato al Milan grazie al lavoro di Anita Elberse, esperta di business e professoressa all’ “Harvard Business School”.

Tra le righe dell’elaborato si leggono diverse dichiarazioni di Gerry Cardinale, proprietario del club rossonero: “Quando abbiamo acquistato il Milan molti proprietari di squadre sportive americane mi hanno chiamato per dirmi: ‘Sei pazzo’. La maggior parte di coloro che investono in società sportive lo fanno perché sono coinvolti emotivamente. Mettono la vittoria dei campionati al di sopra di tutto il resto e questo spesso li porta a commettere l’errore di pensare che spendere troppo per schierare una squadra di stelle sia linearmente correlato alla vittoria. Ma questa è la cosa peggiore che puoi fare come investitore. Penso che il Milan abbia il potenziale per diventare un’azienda da 5 miliardi di euro. Stadio? Potremmo ristrutturare significativamente il nostro stadio esistente o costruirne uno nuovo, ma costruire stadi in Italia è una sfida“.

Sulla cessione di Tonali: Non lo abbiamo venduto al Newcastle United perché ne avevamo bisogno, lo abbiamo venduto perché abbiamo ricevuto un’ottima offerta e abbiamo fatto una valutazione rischio-rendimento. Abbiamo incassato 70 milioni di euro più un earn-out di 10 milioni, la cifra più alta di sempre in Serie A. Grazie a quella vendita abbiamo acquistato sei nuovi giocatori e rinnovato completamente la squadra. Non vendiamo per necessità, vendiamo per opportunismo“.

Chiosa finale sugli obiettivi nel lungo termine: Vincere campionati è ovviamente un obiettivo importante. Ma bisogna bilanciare questo con il ‘vincere con intelligenza’. L’Inter ha vinto lo scudetto l’anno scorso e poi è andata in bancarotta (in riferimento a Zhang ndr.), è questo davvero quello che vogliamo? Per i tifosi, il mio lavoro è vincere il campionato italiano ogni anno, lo capisco. Per i miei investitori che si concentrano sull’apprezzamento del valore finale, il mio lavoro è posizionare l’AC Milan per lottare per lo scudetto ogni anno, qualificarsi per la Champions League ogni anno, e andare il più lontano possibile nella Champions League ogni anno”.

Milan, le parole di Furlani

L’amministratore delegato rossonero Furlani ha aggiunto: “Per RedBird la priorità è migliorare la squadra per far progredire il business. Maldini? È stata una decisione storica quella di lasciarlo andare, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza. Ma se volevamo realizzare la visione che Gerry aveva per il club dovevamo cambiare e andare avanti“.

Sulla pressione mediatica: “Ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in televisione o scrivono sui giornali. Ti colpisce davvero nei giorni negativi. E poi ci sono giorni ancora peggiori, come quando ricevo minacce di morte, per esempio quando abbiamo venduto Tonali, uno dei nostri migliori giocatori. Vendere un giocatore per 70 milioni di euro è un grande affare, soprattutto nel contesto di un business complessivo che genera 400 milioni di euro di ricavi. Ma se prendiamo quei soldi e li reinvestiamo, ad esempio, in quattro giocatori che costano ciascuno 20 milioni e tutti si rivelano terribili, quegli asset tendono rapidamente a perdere valore e non saremo quindi in grado di rivenderli: la gestione finanziaria della nostra squadra è estremamente importante“.

Furlani, amministratore delegato del Milan (Imago)
Furlani, amministratore delegato del Milan (Imago)

Milan, Ibrahimovic: “Ho tanto da imparare”

Spazio anche per Zlatan Ibrahimovic: Sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan. Ho tanto da imparare ma penso di avere anche tanto da dare”.

“Voglio essere in una posizione dove posso fare la differenza. Qui posso far crescere la mentalità vincente della squadra, sono vicino a loro ma non troppo”, ha concluso.