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Mammana, la storia del nuovo talento voluto a tutti costi dalla Fiorentina

Emanuel Mammana, la storia del nuovo talento voluto a tutti i costi dalla Fiorentina e diventato grande nella vita prima ancora che nel calcio. Una storia da Romanzo Sudamericano

Era solo un bambino Emanuel quando a sei anni perse la mamma. Restò da solo con il padre, inseguendo il sogno comune di tutti i bambini argentini: quello di diventare un calciatore. Cominciò presto a sentire di poterlo realizzare, perché da giovanissimo fu preso dal River Plate: trattava la palla con eleganza, non la buttava mai via, e agli osservatori parve un innesto perfetto nel ruolo di mezzala destra. Ben presto Emanuel indietreggiò la sua posizione: il fisico ben strutturato ricordò a tanti un altro ragazzino passato dai centri tecnici giovanili dei MillonariosMartín Demichelis. E lasciandosi accompagnare ogni giorno dal padre in quei 45 chilometri che separavano Merlo, il luogo in cui viveva, dal club, Emanuel imparò le stesse cose che erano state insegnate un decennio prima all’ultimo difensore centrale di livello internazionale allevato dal River: una tra queste, che in Argentina, per diventare un campione, bisogna sapersi adattare a far tutto. Gli raccontarono del giorno del debutto di Demichelis in prima squadra, contro l’Estudiantes, da terzino destro. E in quel ruolo cominciò ad affacciarsi anche lui tra i volti conosciuti del River di Ramón Díaz nel ritiro precampionato del 2014, sempre contro l’Estudiantes…

Nel frattempo, però, il papà di Emanuel lo aveva lasciato, raggiungendo tra le stelle quella madre che lui non aveva avuto il tempo di amare. Emanuel voleva mollare tutto e smettere, senza saper bene che farsene di una vita che a soli 15 anni gli aveva già tolto tutto quello che desiderava veramente: l’amore della sua famiglia.

Furono la fidanzatina e i suoi genitori a convincere Emanuel a contrarre una promessa con il cielo: quella di esaudire il desiderio di suo padre e giocare in Primera, la Serie A argentina. Emanuel non sapeva che il destino, un giorno, gli avrebbe fatto incrociare proprio Martín Demichelis. Emanuel era stato scelto tra gli sparring della Selección di Sabella che avrebbe giocato il Mondiale in Brasile. E prima dell’ultima amichevole precedente il torneo, Sabella perse due giocatori per lievi infortuni: Garay e Demichelis. Non essendo disposto a rischiare di aggravare la situazione, il Ct chiamò Emanuel e gli chiese se fosse pronto. Con un po’ d’emozione ma con la forza di chi aveva già affrontato le durezze più insopportabili della vita, Emanuel rispose di sì. E a un quarto d’ora dalla fine di Argentina-Slovenia, dopo il gol del 2-0 di Messi, entrò in campo con la maglia numero 24 al posto di Javier Mascherano. Il suo idolo, l’idolo di ogni ragazzino cresciuto nel River Plate negli anni 2000, il Jefecito che salutandolo visse il ricordo di quando lui era diventato il primo calciatore della storia dell’Argentina a debuttare in nazionale prima ancora che con il club in campionato. E pensò che da quel momento avrebbe condiviso il suo record con Emanuel…

Emanuel, allevato prima da Ramón Díaz che vedeva in lui il futuro difensore centrale titolare della nazionale, e poi da Marcelo Gallardo, un record tutto suo lo ottenne qualche mese dopo. A 18 anni e 301 giorni divenne il più giovane calciatore del River Plate a disputare una finale internazionale, quella di Copa Sudamericana contro l’Atlético Nacional di Medellín.

Dedicò quel momento speciale alle stelle del cielo con le quali aveva saldato il debito della sua promessa. Arriverà a Firenze e come racconta la sua storia non si lascerà intimorire dall’impatto con il calcio europeo. Il destino, forse, non gli ha ancora fatto sapere che a sostituirlo, da giugno, al River Plate arriverà Martín Demichelis…

Rosario Triolo

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