Lui, una Ford e i cambi di ruolo. Da Genzano all’Europa, il sogno di Miceli
“Maledetto” raccordo anulare. A volte c’è traffico, altre di più. Altre volte, vabbè, pure peggio. “Manco se cammina”, dicono. Manco a parlarne. E quei 60 chilometri diventano 100, 200, 300. Stressanti. Roba che “mo’ me ne torno a casa”. Pensieri, dubbi, paure, la giornata che vola via. Quella che sta per arrivare. E i sogni. Oggi Alessio Miceli ne ha realizzato uno: “Papà, vado coi grandi”. Eh? “Papà, sono stato convocato da Inzaghi in prima squadra”. Ah. Stavolta scorre tutto più veloce, stavolta del traffico “chissenefrega”. E’ tutto più leggero, ora. Anche quei 60 chilometri di strada, da Genzano a Formello, percorsi con una Ford lungo la Cassia Veientana. Stressanti, sì. Oggi no. Alessio è nato lì, ha iniziato nel Cynthia, frequenta l’Istituto tecnico commerciale e giovedì, contro il Vitesse, andrà in panchina con la Lazio per la prima volta. Europa calling. Raccordo waiting.
DIETRO LE QUINTE
A otto anni segnava sei gol a partita, oggi è il capitano della Primavera. Fiducia: “Miceli è l’esempio lampante della mia idea di calcio”. Metamorfosi continua: trequartista negli Allievi, centrale difensivo l’anno scorso, stavolta mediano davanti la difesa (leggi qui). Tante qualità: in primis quella di calciare un po’ alla Hernanes: “Ne ho visti pochi usare entrambi i piedi per tirare i calci piazzati”. Destro&sinistro, stesso risultato. Franceschini docet, suo allenatore nei Giovanissimi. Miceli studia da Leiva, si ispira a Baggio e a fine allenamento si ferma a provare le punizioni: “Lo faccio per migliorare”. Ottimi risultati, tant’è che l’anno scorso – da centrale difensivo – ha sfornato 15 assist realizzando anche 3 gol. In realtà pochi, i suoi trascorsi parlano chiaro: 33 reti con Cesar in panchina, nell’anno di Scamacca a quota 27 (ex Roma, oggi al Sassuolo). Memorie di un trequartista. Parola d’ordine: qualità. E fin da piccolo poi, quando il suo primo allenatore, Giancarlo Bizzoni, lo “doveva togliere dal campo perché segnava troppo”. Pure da centrocampo. Pallonetto imprendibile quest’anno, durante un’amichevole con la prima squadra. Monitoraggio continuo e concreto, la Lazio studia. Prende appunti. Vai col retroscena: Alessio sigla una tripletta in un test contro la Ternana, in tribuna c’è chi osserva. Scruta. “Ah, non male il ragazzo…”. Messaggino al boss: “Simo, questo è da tenere d’occhio”. Il resto è storia: convocazione, prima coi grandi, l’Europa League, un sogno realizzato. Inzaghi già lo conosce, lo portò a Torino per la Supercoppa quando allenava la Primavera. Ora è cresciuto, a gennaio prenderà la patente e a giugno la maturità. Un ragazzo a modo, classe ’99, sempre titolare con Bonatti (9 presenze quest’anno). Fino alla grande chance, da Genzano all’Olimpico: la playlist di viaggio già impostata, i sacrifici di mamma e papà, un “daje” del fratello. La Ford di una vita. Quei 60 chilometri, ora, non sono poi così stressanti. Quell’esordio, forse, non è poi così lontano.