Lippi: “Allegri è come me, questa Juve ha una mentalità vincente”
Sono passati dodici anni da quando Marcello Lippi, alla guida della Nazionale italiana, regalò ai tifosi azzurri la Coppa del Mondo nel 2006. Ne son passati la metà, sei, da quando si è lanciato… alla conquista della Cina. Prima il Guanghzou, ora la Nazionale: “Stiamo crescendo tanto, adesso siamo al sesto posto nel ranking del nostro continente – ha spiegato Lippi ai microfoni del Corriere dello Sport -. Abbiamo preso questo gruppo che aveva raccolto un solo punto in quattro partite valide per la qualificazione a Russia 2018. Alla fine, abbiamo chiuso con 12 punti, uno in meno di quanti ce ne sarebbero bastati per qualificarci”. Eppure, non mancherà l’occasione di rifarsi: “Mi è stato proposto di rimanere qui con l’obiettivo di conquistare un biglietto per i Mondiali del 2022, è un’idea che mi entusiasma. Abbiamo circa ottanta ragazzi sui vent’anni che promettono bene, perciò…”. L’amore per il suo mestiere non ha confini. “Favorite ai Mondiali? Quattro anni fa dissi Germania come prima europea a vincere in un’altro continente. A questo giro, dico Brasile o Argentina: tocca a una sudamericana”. Da ct, Lippi ha vinto il Mondiale del 2006 sulla panchina dell’Italia. Anche con le squadre di club, però, i successi non sono mancati: con la Juventus, ha vinto praticamente tutto. “I bianconeri, nel mio primo quinquennio, giocarono tre finali di Champions e una di Coppa Uefa. Vincevamo in casa e, in Europa, anche fuori. Credo di aver contribuito al formarsi di una mentalità che, ancora oggi, prosegue sotto la gestione-Allegri”. In più, secondo Lippi, una differenza di fondo, tra la Juventus e le altre italiane, c’è: “A Torino non si fanno selezioni, né tantomeno scelte. Per vincere lo scudetto, serve voler vincere tutto, non mollare un centimetro, puntare su ogni competizione. Per vincere serve avere la giusta mentalità…”. In campionato, anche quest’anno, la Juve sembra favorita: “Il Napoli mi ha sorpreso, penso le vincerà tutte da qui alla fine. Ma Buffon e compagni sono avanti per esperienza nel giocare a certi livelli, per capacità di gestire certe situazioni e anche a livello di singoli. E poi, per vincere lo scudetto serve battere a diretta concorrente. Almeno una volta…”. Nel calcio di oggi, Lippi si rivede in Allegri: “Rispetto tutte le idee, ma la concretezza è ciò che conta. Max sa quando far rifiatare i big, non si preoccupa se qualche volta i suoi non giocano molto bene. Gli vorrei dire una cosa: quando ero in bianconero, mi contattarono il Barcellona, il Psg e il Bayern. Deve capire che, adesso, è già al top. La vera sfida non è vincere da un’altra parte, ma rivincere con la Juve”. Domani, i bianconeri affronteranno il Milan: “Buffon contro Gattuso – Lippi la vede così -. Rino, prima di iniziare la sua avventura in rossonero, mi ha chiamato. Gli ho detto solo che quella squadra aveva bisogno di buona parte di lui, che gli sarebbe servito trasmettere la sua persona quanto più è possibile. Il suo Milan ha un buon fraseggio, un’ottima organizzazione ed è concreto. Chissà che, come prima della notte di Berlino, Gigi e Rino non si fumino una sigaretta insieme…”
L’intervista completa sul Corriere dello Sport