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Leicester, la più bella favola del calcio moderno: viaggio nell’impresa di Claudio Ranieri

#fearless: è scritto grande grande su tutte le pareti del King Power Stadium. Paura, i ragazzi terribili di Ranieri, non ne hanno mai avuta per tutta la stagione. Perché se non hai niente da perdere, non puoi neanche temere. Paura non l’avevano avuta neanche i dirigenti del Leicester quando in estate avevano scelto Claudio Ranieri per guidare una squadra che aveva appena rischiato la retrocessione in Championship, un anno dopo la risalita: quell’uomo, che aveva cominciato da garzone, etichettato “eterno secondo” dal calcio europeo e liquidato pure dalla Nazionale greca era, per loro, l’uomo giusto per ripartire. Lo scrittore di una favola che avrebbe avuto come protagonisti ragazzi scartati in un modo o nell’altro dal calcio dei grandi e per questo affamati più che mai di rivincita. Non c’è un segreto dietro una storia che è già leggenda, anche se a Leicester giurano che parte dei meriti siano di quel Riccardo III sepolto pochi mesi fa sotto la Cattedrale (che oggi è illuminata di blu) che avrebbe portato fortuna alla squadra della città. Una città che ti sorprende per la sua bellezza nascosta, che sa mantenere i suoi segreti, che sa raccontare un passato glorioso ed un presente giovane. Lì dove il rugby l’ha sempre fatta da padrona nelle vittorie ma dove il calcio è lo sport amato da tutti. Lì dove i tassisti non sanno neppure dov’è il centro sportivo delle Foxes: ti meravigli, cerchi su internet e dai loro l’indirizzo. Poi quando ci arrivi capisci perché: una piccola strada privata e senza uscita. Ci sono case, persone che vivono la loro vita a due passi da quel centro sportivo oltre il quale ci sono solo campi. Lì, giorno dopo giorno, Claudio Ranieri ha scritto la sua favola: “La Nazionale? Non fa per me. Io ho bisogno di stare sempre coi miei ragazzi”. Non c’è da aggiungere molto, gli ingredienti di una ricetta stellata gli ha dati tutti il Sir più amato d’Inghilterra. I suoi ragazzi se li è coccolati a suon di pizze e campanelle, promesse e scaramanzie.

Basterebbe leggere la rosa del Leicester per capire l’impatto di questa impresa. Basterebbero forse anche soltanto i costi: 31 milioni di sterline per i 18 giocatori più utilizzati da Ranieri (lo United, per dirne una, sfonda quota 300), l’undici titolare appena 22 (meno di Cuadrado al Chelsea, Bacca al Milan o Mangala al City). Le stelle – sul mercato – erano state Okazaki (11 milioni di euro al Mainz), Kantè (9 al Caen) e Inler (7 al Napoli), l’unico poco utilizzato dei tre. Le vere stelle in campo invece sono quei due costati in tutto meno di due milioni di euro: Jamie Vardy e Ryhad Mahrez. Il primo, ex operaio, arrivò nel 2012 dal Fleetwood: semi-professionismo, quel club incassò 1 milione di sterline per la cessione di quel ragazzone biondo che, tra un turno in fabbrica ed un altro, a suon di gol (31) li aveva portati nella quarta divisione inglese per la prima volta nella loro storia. Clausole? Sì, il 25% sulla futura rivendita: si strofinano già le mani. L’algerino invece è arrivato un anno fa dal Le Havre: poco più di 500.000 euro, con tanto di ironia sui social al suo acquisto. Mahrez “who?”: twittava Leicester, oggi quel signor Chi, che in passato aveva seguito anche il Torino, è il miglior giocatore della Premier League. Si potrebbe parlare anche dei 900.000 euro per Drinkwater, del milione per Morgan, dei 10 (quasi un record) spesi per Ulloa un anno fa, oggi così utile per sostituire Vardy. Il monte ingaggi è il quarto più basso della Premier: 62,5 milioni di euro lì dove il Chelsea ne spende 280. A Vardy poco più di 4 milioni di euro, a Ranieri – l’autore di questa magnifica storia – 2,5 milioni più un bonus da 6 per la vittoria della Premier League. Anche tanti investimenti: a gennaio Amartey e Gray, due giovani (’94 e ’96) per il futuro. Per una società che si è ricostruita anche grazie ad un parametro zero. Quel Cambiasso votato miglior giocatore della scorsa stagione e poi andato via in estate.

Il Leicester è già consegnato alla storia: leggenda unica che ha unito l’Europa. Il calcio è innamorato di quelle comparse diventate protagoniste, di quell’uomo romano che nel giorno più importante della sua carriera ha deciso di andare a trovare la madre a Roma. Che non ha nascosto le lacrime, che ci ha creduto prima di tutti. Scrittore della favola più bella del calcio moderno.