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Cancelo revolution, entra e cambia la Juve: la forza dei cambi

La differenza la fanno i cambi, e i campioni. Perché quando esce Douglas Costa ed entra Cancelo capisci la dimensione della Juve.

Il portoghese segna e cambia la partita, si guadagna anche il rigore trasformato da Ronaldo (15esimo gol in Serie A). Allegri sorride e salva l’imbattibilità grazie a un guizzo di un singolo, e ai cambi. All’Olimpico finisce 1-2, l’autorete di Emre Can illude Inzaghi ma non basta.

È la miglior Lazio della stagione, la partita più bella, ed è il peggior primo tempo della Juve: per la prima volta dal 2004 i bianconeri concludono i primi 45’ senza mai tirare in porta. Mai. Mentre la Lazio graffia e punge, mancando più di una volta il colpo di grazia. E alla fine vince la Juve.

Perché in un modo o nell’altro va così, i campioni entrano e decidono un match che si era messo male: Bernardeschi, Cancelo e Chiellini, rimasto a riposo per far giocare Rugani ma entrato al posto di Bonucci (problema alla caviglia per lui). Le star di casa Juve. Pensate: Cancelo non era neanche al top, Allegri se l’è portato in panchina perché “avrebbe potuto dare una mano a gara in corso”. Giusta previsione.

Primo gol con la maglia della Juve e secondo squillo in Serie A, stavolta partendo dalla “panca”. Una cosa che non ha mai amato, come raccontato dal suo primo allenatore alla Barrairense: “Soffriva le sostituzioni e le panchine, sedersi e guardare i compagni”. Odiava pure le sconfitte: “Quando vinceva salutava tutti ed era contento, ma quando perdeva…”. Chiuso in se stesso, zero confidenza: “Solo lacrime”.

L’hanno descritto come “un numero 10 sulla fascia”, da ragazzino era un’ala destra e i retaggi del ruolo sono rimasti. Dribbling, cross, la capacità di leggere l’azione e infilarsi nello spazio, come in occasione del gol dell’1-1. O l’inserimento che provoca il rigore. La rivoluzione del campione.