Lazio, 20 gol all’Auronzo tra déjà vu e primi segnali
La prima uscita della Lazio è un déjà vu. Purtroppo, o per fortuna. Perché la sensazione è che rispetto all’anno scorso non sia cambiato nulla. Comunque poco, semmai dettagli, sfumature d’insieme, o interpretazioni. Qualche volto nuovo. Inzaghi è sempre lo stesso – “affamato e maniacale come in Primavera” – 3-5-1-1 come se piovesse, esterni a mo’ di freccia. Il supporto delle ali. Aiuta pure la location, le solite Dolomiti, lo Zandegiacomo e Auronzo di Cadore, bel tempo e forti piogge. Così da 11 anni e almeno per altri 2. Infine, la stessa amichevole: 20 gol all’Auronzo (sette di Rossi, doppiette di Minala, Sprocati e Jordao, reti di Cataldi, Wallace, Caicedo, Murgia, Marusic, Leiva, Lombardi). Un déjà vu che fa riflettere, o pensare agli scenari che verranno, perché da un lato è tutto ok, la Lazio è rimasta quella del quinto posto e dei tanti gol prodotti. Del bel gioco offensivo. Ma dall’altro – in attesa del mercato, tra entrate e uscite – sembra rimasta sempre lì. E’ cambiato davvero poco. Parentesi: siamo alla prima uscita, è ancora presto, ma sono sensazioni. Un déjà vu da riflessioni.
I PRIMI SEGNALI
Berisha ha scelto il 7, Durmisi il 14, Acerbi il 33 e Luis Alberto ha preso la 10. Lo spagnolo sta recuperando dall’infortunio dell’anno scorso, scalpita per rientrare, non si è ancora allenato in gruppo ma è questione di giorni. Fantallenatori tranquilli. Poi. Acerbi è il leader che serviva, quello giusto per il dopo-de Vrij, gioca da centrale come se fosse alla Lazio da dieci anni. Una certezza assoluta, ma si sapeva. L’investimento è di quelli rilevanti. Negli ultimi anni, tra l’altro, avrà saltato giusto 10’ in tutto il campionato. Sicurezza. Durmisi, invece, è una medaglia dai due volti: in attacco ok, bel piede mancino, propositivo, un’ottima corsa, ma difensivamente è ancora da inquadrare. Inzaghi ci sta lavorando, Luis Alberto gli fa da traduttore in tempo reale, i due si parlano spesso. Sembra il Marusic della stagione scorsa, a proposito di déjà vu. Buone sensazioni anche da qui.
È SEMPRE PRIMAVERA
Sempre i loro, i ragazzini non più tali. Fame, voglia e gol. Lombardi, Filippini, Minala, Sprocati e Rossi sono tutti sotto osservazione, vogliono restare ma “deciderà l’allenatore”. Il primo è un pupillo di Inzaghi, ha “imparato a fare anche il quinto a centrocampo” a Benevento e spera in un’altra chance, il secondo può tornare utile in una difesa a 3 come esterno a sinistra, mentre Minala è un jolly. Sprocati, poi, ha bei movimenti, ma è un esterno alto adattato a mezza punta. Si sta dando da fare. Il giovane Rossi, infine, ha segnato 7 gol (tra cui uno in rovesciata) e si candida di prepotenza al ruolo di “guastafeste” dell’attacco. Inzaghi ci punta, l’anno scorso se lo portò anche in Austria per la seconda fase del ritiro, probabilmente andrà nuovamente in prestito ma mai dire mai. E’ una risorsa della società. Infine loro, Bruno Jordao e Pedro Neto: doppietta per il primo, occasione da titolare per il secondo. Qualcosa c’è e si vede, soprattutto per Neto. Parte da destra, si accentra, ha preso un palo con la sua solita giocata. L’anno scorso ha giocato qualche partita in Primavera e si è allenato coi grandi. Ma il pensiero comune è che sia ancora acerbo, gli serve esperienza. Soprattutto per differenziare un’idea di gioco a volte troppo monotona, ripetitiva. Ma qualcosa si intravede. Questione di fame. E sensazioni.