Lapadula-Cordaz, la strana coppia che arriva dalla Slovenia. Imborgia e Apolloni: “Da scommesse a certezze con un carisma fuori dal comune”
Due persone diverse, che si incrociano, si guardano, diventano amici e poi si separano. Sliding doors. Una volta compagni, ora acerrimi rivali. Ma solo in campo, perché fuori tornano quelli di sempre. Alex Cordaz e Gianluca Lapadula, oggi protagonisti assoluti del campionato di Serie B con Crotone e Pescara, a braccetto nella corsa alla Serie A. Nel 2013-2014 i due hanno condiviso un’esperienza al Nova Gorica, in Slovenia. Il club era appena entrato nell’orbita del Parma, un rapporto di collaborazione che avrebbe previsto la maturazione in Slovenia di alcuni calciatori, per poi tornare in Emilia. Il tutto, supervisionato da due uomini di fiducia gialloblu: l’allenatore Luigi Apolloni – ora sulla panchina del Parma – ed Antonio Imborgia, che si occupava del mercato e della dirigenza.
Nell’estate del 2013 Cordaz e Lapadula si trovano in momenti particolari: al portiere è appena scaduto il contratto che lo legava al Cittadella, mentre l’attaccante aveva passato la stagione a metà fra Cesena e Frosinone, con tanti infortuni e pochi gol. Ad accomunarli, un carisma fuori dal comune e la grandissima voglia di riscatto. “Nel caso di Lapadula – ci spiega Imborgia – era a metà con il Cesena, così come altri due giocatori: Defrel e Djuric. Abbiamo deciso di portarlo in Slovenia dopo un anno in cui si era svalutato: io non lo conoscevo moltissimo, ma ho accettato la scommessa, mi sono reso conto subito che c’erano dei valori importanti”. D’altronde Imborgia viveva la quotidianità del Nova Gorica: stava in Slovenia dal martedì al giovedì e prendeva parte a tutta la vita della squadra. Cordaz arrivò alla corte di Apolloni proprio per un intervento diretto dello stesso Imborgia: “Era a casa, senza contratto, è stata una mia idea portarlo in Slovenia. Anche perché era ed è un portiere di assoluto livello: un giorno al telefono con Luca Bucci gli dissi che il terzo portiere in Serie A al Parma poteva farlo tranquillamente”.
Ma fu soprattutto il profilo umano a colpire Imborgia: la coppia Cordaz-Lapadula faceva bene a tutti i compagni. Anche se entrambi sapevano che quell’ “esilio” sarebbe stata solo una tappa della loro carriera. “Hanno avuto un percorso complicato – prosegue Imborgia – ma tramite questa esperienza sono cresciuti. È stato un anno formativo e determinante per loro. Lapadula ha sviluppato una cattiveria agonistica fuori dal comune, mentre Cordaz ha rafforzato la sua solidità dal punto di vista mentale, può giocare in A”. In quel gruppo c’era anche Massimo Coda, oggi alla Salernitana e ieri capocannoniere del Nova Gorica: “Mi hanno chiamato da Salerno per avere consigli su chi prendere: non ho avuto dubbi e ho detto Coda. Non mi sono sbagliato”. Alla fine di quella stagione, il Nova Gorica ha un po’ deluso le attese, piazzandosi quarto in campionato. Allo stesso tempo, stupì tutti conquistando la Coppa di Slovenia, battendo in finale il ben più quotato Maribor. Secondo Apolloni, buona parte del merito di quella vittoria va proprio alla strana coppia Cordaz-Lapadula: “Due ragazzi straordinari – ci confida – con valori importanti sia calcistici che umani, dalla forte personalità. Cordaz ha mezzi straordinari e pensa prima alla squadra che a se stesso, mentre Lapadula si è rimesso in discussione alla grande dopo una stagione non facile. Ha un carattere particolare, ogni tanto si lascia un po’ condizionare”. Nonostante i caratteri diversi, i due vanno subito d’accordo: si frequentavano e andavano spesso a cena insieme, così come cercavano sempre di fare gruppo anche nelle difficoltà. Due uomini-spogliatoio in totale sintonia, nonostante la differenza d’età. Ma in comune avevano – e hanno – la stessa voglia di vincere.
Il percorso di Cordaz in Slovenia è stato senza macchia: recordman di presenze con 37 apparizioni in totale. Per Lapadula il discorso è diverso, perché all’inizio ha stentato, fra l’infortunio che si trascinava e un cartellino rosso che non gli ha dato continuità. E la “colpa” di un ruolo non suo. “Lo facevo giocare ala destra – spiega Apolloni -: lui non era convinto ma io gli dicevo che giocare qui gli sarebbe servito, che avrebbe capito i meccanismi del gioco”. I 13 gol a fine anno gli danno ragione, anche se adesso è esploso da centravanti: “E non sono stupito di vederlo a questo livello, e anche Cordaz: hanno qualità morali e tecniche impressionanti, e trascinano le loro squadre. Si fanno sentire e ascoltano i compagni”. Nel ricordarli, Apolloni cita anche altri due episodi: “Al Nova Gorica c’era anche un altro amico di Lapadula con cui aveva fatto le giovanili del Parma, Abel Gigli. Fuori dal campo erano fratelli, ma in partitella quante se ne davano…Il bello era quello, creavano competizione. Quando Cordaz era a Parma ci sentivamo spesso, lui mi chiedeva come comportarsi nelle difficoltà, è uno che sa ascoltare”. Alex e Gianluca, Cordaz e Lapadula. Divisi oggi da 600 chilometri, ma uniti dallo stesso cuore.
A cura di Luca Mastrorilli