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L’amore Milan, un WhatsApp di malinconia, il fango di Genoa e la sua Prato: Antonini, 34 anni da signore del calcio

Ha impostato l’iPhone ‘modalità aereo’ e visualizzato senza (quasi) mai rispondere a nessuno dei tantissimi messaggi arrivati su WhatsApp. Doppia spunta blu dal sapore di commozione. Chi lo conosce bene sa quanto la decisione sia stata difficile, sofferta. “Si stava logorando”. Addio così, inaspettato. Un annuncio sottovoce, appena sussurrato. Nel suo stile. ‘Costretto’ a rendere pubblica una scelta così intima, nonostante l’avrebbe volentieri tenuta tutta per sé. Ancora una volta lontano anni luce dal bagliore accecante di quei riflettori che ha sempre provato a evitare nella sua carriera. Che adesso si è chiusa, definitivamente. “La società Ac Prato comunica di aver risolto consensualmente il contratto con il calciatore Luca Antonini. Il Club, accogliendo la volontà del Capitano di terminare la carriera di atleta, e riconoscendone il valore umano, ha inoltre concordato con Luca il suo inserimento nell´Organigramma del Settore Giovanile biancazzurro”. Farà l’allenatore adesso, Luca. Partendo dai ragazzini, dal basso, come ha sempre fatto nella sua vita e provando, gradino dopo gradino, ad arrivare in alto.

Che al Milan, il grande amore di una vita, ha voluto dire uno scudetto, una Supercoppa e tanta, tantissima corsa. Instancabile, su e giù per la fascia. Sempre. Che si trattasse della provincia italiana o di una notte di Champions a San Siro contro il Barcellona, quando nonostante Messi, Nesta, Dani Alves, Ibrahimovic e Xavi l’Uefa ha votato lui come man of the match. Soddisfazioni di una carriera conclusa troppo presto, oggi, a soli 34 anni. Prato, Lega Pro. “In cuor suo forse aveva già deciso che era arrivato il momento di dire basta al termine della scorsa stagione, ma a Prato non poteva dire di no”. La sua Prato, lì dove tutto ebbe inizio. E dove, adesso, il cerchio si è chiuso. Capitano, esempio. Dal primo all’ultimo allenamento. “Tira il gruppo quasi fosse un ragazzetto che deve farsi notare”. L’amore viscerale per il Milan, il feeling con Leonardo, l’ultimo anno difficile con Allegri. La rinascita al Genoa, qualcosa in più di una semplice parentesi. Un nuovo amore, altrettanto bello. In campo, con il gol nel derby e alla Juventus (di Allegri, sì) come momenti più alti, ancora di più fuori. Stivali, guanti e testa bassa: via a spalare fango dalla strade di una Genova devastata dall’alluvione (clicca qui per il servizio completo).

Gli diedero del personaggio. A lui, che di fare il personaggio non gliene è mai importato nulla. Niente uscite modaiole, né gossip, né veline. Una moglie, Benedetta, conosciuta sui banchi di scuola e compagna di una vita. Sofia, Viola. Le sue figlie. La sua famiglia. Il suo mondo. Gli ultimi anni difficili ad Ascoli, poi Livorno. E un rimpianto, enorme, che ancora lo tormenta. Quegli ultimi mesi da emarginato a Genoa, la sua casa. Senza un motivo, una spiegazione. Senza un perché. Fa ancora male, sì. Ma oggi come allora nessuna polemica. Solo un dolore dentro, eterno. Ma che mai potrà cancellare una carriera intera vissuta di corsa. Da signore. A testa alta.