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Da Mario a Yanik Frick. Nel segno del padre, al Pro Piacenza per crescere e sognare in grande: ‘Vorrei portare il Liechtenstein all’Europeo”

Di padre in figlio. In Liechtenstein possono stare tranquilli, il futuro con Yanik Frick è assicurato. Classe 1998 e mentalità da vendere. Il figlio del celebre attaccante di Ternana e Siena, (tra le varie) e uomo simbolo della nazionale del piccolo stato tra Svizzera e Austria, ora gioca, e segna, nel Pro Piacenza club che milita in Serie C nel girone A. Sogna una carriera come quella del padre? No, meglio. Yanik non si accontenta. Vuole di più e chiede tanto a sé stesso. Giustamente. Il sogno è la Serie A, alzare trofei e fare quello che suo papà non è riuscito a fare in 125 presenze con la maglia della sua nazionale: portare il Liechtenstein in una grande competizione, magari l’Europeo. Difficile, ma non impossibile quando si sogna, ma soprattutto pensa, in grande. Tutto passa però da come finirà questa stagione con il Pro Piacenza, squadra in cui è arrivato in prestito dal Livorno dopo essere stato ad inizio stagione al Perugia. In Emilia si è ambientato subito e si è calato in questa realtà con l’entusiasmo giusto e la voglia di aiutare la squadra a salvarsi: “Al Pro Piacenza mi trovo bene, la squadra e l’ambiente mi
piacciono molto. Mi fanno sentire bene perché sento attorno a me fiducia e
stima, è importante. Mi dicono sempre che sono forte e che mi alleno bene.
Sto
giocando un po’ meno ora perché ho davanti giocatori più vecchi di me, ma piano
piano mi sto ritagliando i miei spazi e credo che con il tempo arrivi tutto: da quando sono arrivato a gennaio ho già giocato quattro partite e segnato un gol. L’obiettivo
nostro è quello di salvarci, solo questo. Stiamo lavorando e ci stiamo impegnando
per farlo. Spero
di fare bene qui, aiutare la squadra a salvarsi per mettermi ulteriormente in luce
“.
Le sue parole in esclusiva ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

Sogni e obiettivi, iniziati con l’arrivo al Perugia quest’estate. Una società e un ambiente che lo hanno stimolato tanto inizialmente. L’esordio contro il Palermo, la pagina più bella. Poi qualche infortunio di troppo e qualche difficoltà ambientale, ma: “Se dovessero andare in Serie A e richiamarmi ci tornerei subito, mi sono trovato bene lì”. Voglia di arrivare ne abbiamo? Un sogno, quello della Serie B e del Perugia, iniziato a giugno dopo un’amichevole contro l’Italia: “Ho giocato contro l’Italia alla Dacia Arena. Un clima pazzesco. Al gol di Insigne sono impazziti tutti, c’era un frastuono tale da far venire giù lo stadio. Ho avuto la pelle d’oca. Bellissimo. È stata la mia prima esperienza tra i grandi? Possiamo dire di sì perché ho avuto modo di affrontare grandi difensori come Chiellini e Barzagli; fronteggiare loro due in un contrasto di gioco è stato molto entusiasmante e importante e poi qualche duello l’ho anche vinto. Ma quello di cui vado più fiero è che sono andato vicino al gol, ho tirato ma Barzagli ha bloccato all’ultimo, peccato. Avrei potuto dire a mio papà che ero meglio di lui. Non ha mai fatto gol a Buffon. Insomma non me la sono cavata male”. E infatti a fine partita:C’erano degli osservatori di Perugia e Carpi a vedermi. Hanno parlato col mio procuratore e gli hanno detto che erano interessati a me. Mi sono confrontato con mio papà e gli ho detto che volevo il Perugia, ha capito che era un’opportunità incredibile per me e mi ha detto: ‘vai’. Non potevo perdere l’occasione”. Ha solo 20 anni Yanik, ma già sei presenze con la maglia della nazionale maggiore: ancora nessun gol, ma per quelli c’è tempo: “Mio papà ne ha fatti 16 in 125 presenze, io punto a farne 20. Quando smetterò mi piacerebbe sentire la gente dire che in nazionale c’è stato prima Mario Frick e poi Yanik”.

Il rapporto con il papà Mario

Bellissimo e profondo. Un legame forte e consolidato nel tempo quello con il papà. Idolo e fonte d’ispirazione. Guida e maestro. Insomma, per Yanik suo papà ha rappresentato tutto ciò che di buono un padre può rappresentare per il figlio. Ma guai a paragonarli perché Yanik -scherzando – ci tiene a sottolineare che: “sono più forte io!”. Bravo, così si fa! Ci scherza tanto con suo papà su questa cosa, ma anche Mario si difende molto bene e infatti tutte le volte che lui alza la cresta, l’ex Ternana è pronto ad abbassargliela: “Arriva in Serie A, poi ne riparliamo”. Botta e risposta.

“Abbiamo un rapporto bellissimo. Quando lo vedo facciamo sempre qualcosa assieme. Giochiamo a calcio o andiamo al cinema. Dipende. A volte, quando non parliamo di pallone, giochiamo assieme anche a golf ma raramente perché sono sempre impegnato, ma appena c’è l’occasione non mi tiro mai indietro dal sfidarlo”. Sana e esilarante la rivalità tra padre e figlio. Già perché Mario è stato un idolo di molti appassionati di calcio. In Italia gli dedicarono anche un famosissimo coro “La vie c’est fantastique quando segna Mario Frick”. E Yanik un giorno vorrebbe sentirlo quel coro, magari intonato per lui, ma: “Se me lo dovessero cantare ne sarei molto orgoglioso, ma è
cosa sua, giusto che resti legato a lui. Mi dà fastidio essere paragonato a lui? No anzi, mi fa davvero piacere, ma lui ha fatto già la sua carriera, io devo fare la mia”.

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Un rapporto forte e una stima infinita per quella che è stata la fenomenale carriera del padre che il numero 11 del Pro Piacenza ha deciso anche di tatuarsi sulla pelle con un tatuaggio sul polpaccio: “Ho tatuato le città di Verona, Spoleto e Siena. Luoghi dove papà ha giocato e dove abbiamo vissuto da piccoli ai quelli lui e io siamo legati in qualche modo e poi c’è questo ragazzo con la maglia numero 10 con scritto papà… un po’ è lui e un po’ sono io che sogno di fare come e più di lui”. Profondo e non banale, legami così forti tra papà e figlio non è sempre scontato trovarli.

Un rapporto quello tra papà e figlio che passa inevitabilmente anche dai consigli per migliorarsi: “Mi dice sempre che devo buttarmi nello spazio così faccio gol perché sono più veloce degli altri. Ci assomigliamo nel modo di giocare? Sì, soprattutto perché siamo veloci entrambi, ma io calcio meglio e lui colpiva meglio la palla di testa. Lì devo migliorare. Da piccolo mi diceva sempre che avrei fatto il calciatore perché ne capivo di calcio e sapevo giocare molto bene. Spesso – quando ero piccolo – ci divertivamo a fare partitelle con la palla dentro casa. Abbiamo distrutto più di qualche cosa, mia mamma quando tornava era una furia. E mio papà dava sempre la colpa a me“. E quando papà non c’era chi lo ha supportato? “Mia mamma. Lei c’è sempre stata. La mamma è sempre la mamma. Anche quando avevo un problema, sbagliavo un rigore o le cose non andavano come volessi, lei veniva subito da me dovunque io fossi. Mi è stata sempre vicino, ancora oggi che vivo a Piacenza da solo, se ho bisogno lei c’è”. Una famiglia bellissima, legami veri e forti uniti dal gioco più bello del mondo: il calcio.

Le punizioni, Harry Potter, il Napoli e non solo…

Non è solo sogni questo ragazzo, ma anche tanto duro lavoro. Per diventare i numeri uno c’è bisogno anche e soprattutto di questo: fatica, sudore e allenarsi più degli altri. Mentre parliamo racconta: Oggi sono rimasto una mezz’oretta in più ad allenarmi per calciare le punizioni. Mi ispiro a Cristiano Ronaldo nel modo di colpire la palla. Quando
ero piccolo guardavo video su youtube per vedere come calciavano gli altri, ora sto migliorando. In nazionale dicono che ho un modo
di calciarle molto particolare e che non hanno mai visto tirare le punizioni così. Come le tiro? Calcio con l’interno mai con il collo, cerco di dare una traiettoria dove la
palla sale e poi improvvisamente e velocemente scende.
Ecco, anche nelle punizioni sono meglio di papà”.
Rimarcare la superiorità nella tecnica individuale? Yanik lo stai facendo bene.

“Tifo? Sì, il Barcellona e il Napoli: amo follemente i partenopei. Da quando papà giocava, non è una passione dell’ultima ora. Come mai non lo so, forse per la maglia azzurra, lo stadio, l’ambiente e la città. Amo tutto di quella squadra. I miei idoli? Hamsik e Milik, che giocatori”. E nel tempo libero? “Mi piace guardare tanti film, Transformers, gli Avengers, ma il mio preferito è Harry Potter. Sono cresciuto leggendo i libri della saga e guardando i film, se dovessi essere smistato in una delle quattro case credo che finirei in Grifondoro. Mi rivedo un po’ nelle caratteristiche che devono avere gli studenti di quella casa: coraggio, audacia, nobiltà d’animo e cavalleria“. Ovviamente cogliamo la palla al balzo: “Non ho un’esultanza tutta mia, ma il prossimo gol che faccio se segno esulto mimando il movimento di una bacchetta, d’accordo?” Certo Yanik, non aspettiamo altro che vederti segnare ed esultare come un mago!

“Soprannomi? I compagni mi chiamano spesso Frick Frok, ma non mi piace. Preferisco Frick Chic. Più bello ed elegante. Se sono scaramantico? No… però sono un po’ fissato con le calze bianche: quando mi alleno devo averne sempre su un paio di quel colore, altrimenti… boh non lo so cosa succede, non voglio saperlo (ride ndr)”. Bè un po’ scaramantico, in effetti lo è, ma chissà magari sarà di buon auspicio. Tempo al tempo e lo scopriremo.

Si lascia interrogare il giovane attaccante del Liechtenstein, risponde a tutto senza imbarazzo, ma un po a fatica, non è un oratore latino, ma non si tira indietro anche alle domande più difficili cerca di trovare una risposta, insomma, non gli piace lasciare a bocca asciutta nessuno, vuole sempre stupire come i suoi idoli Ronaldinho e Ronaldo (il Fenomeno). E come loro sa benissimo cosa vuole diventare e quali obiettivi raggiungere: “Voglio la Serie A, giocare le grandi competizioni, portare assieme a mio fratello la nostra nazionale all’Europeo e poi… giocare nel Napoli”. Idee chiare e cultura del lavoro. Yanik Frick è un figlio d’arte, ma sta cercando uno stile tutto suo per pitturare il suo quadro, quello della sua carriera.

Credits: @photocavalli