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La passione per le stelle, la nonna che legge il futuro e la Lazio nel destino: da Diego a Giovanni, un altro Simeone all’Olimpico

Chissà se la nonna Nora nel futuro di Giovanni Simeone ha visto anche la Lazio. Di sicuro ha predetto la chiamata della Nazionale argentina Under 20, e da quel giorno ‘Gio’ non ne ha voluto più sapere di farsi leggere i tarocchi: “E’ una cosa che mi spaventa”. Gol, futuro e meditazione. Viaggio nel magico mondo di Giovanni Simeone, calciatore con la passione per le stelle, come nonna Nora per l’appunto. Famiglia di un certo livello quella dei Simeone: zia avvocato, nonna astrologa e papà… Beh quello lo conoscono tutti. Inutili le presentazioni. Di padre in figlio, con il pallone come denominatore comune. Anche se il cognome pesa, come il soprannome del resto. E Giovanni in tal senso è stato chiaro ‘non chiamatemi Cholito’. Solo ‘Gio’, perché ‘se sono arrivato a questi livelli non è perché sono figlio di qualcuno’.

Ci ha sempre tenuto a ribadirlo. E’ un chiodo fisso: “E’ difficile convivere con la grandezza di papà, per questo diventerò più forte di lui”. Di certo la personalità non gli manca, a 14 anni infatti si è tatuato anche il logo della Champions League sul braccio ‘voglio vincerla’. Attenzione però, niente invidia. Con papà Diego ha un rapporto speciale: “Mi dà consigli su tutto, staresti ore ad ascoltarlo”. Anche quando gli parla delle sue vecchie avventure in Italia. Prima l’Inter, poi la Lazio: “Mi dice sempre che a Roma è stato molto felice”. Un motivo in più per papà Diego per mettersi davanti al televisore e guardare Lazio-Fiorentina di domenica pomeriggio. Un altro Simeone all’Olimpico, quasi vent’anni più tardi. Da Diego a Giovanni. Questa volta avversari, eppure in estate l’idea di vederlo con la maglia biancoceleste non era così remota. Forse nonna Nora, che legge il futuro, non ha visto la Lazio in quello del nipote, ma di certo Simone Inzaghi non ha mai nascosto la stima per Simeone Jr: “Me lo ricordo quando veniva al campo con il padre nell’anno dello scudetto. Veniva sempre, voleva il pallone, invadeva il terreno di gioco perché era esuberante. Perché no, un giorno mi piacerebbe allenarlo”.

Quel giorno ancora non è arrivato, nel frattempo ‘Gio’ sta diventando grande a forza di gol. Quelli con il Genoa lo hanno consacrato al grande pubblico, con la Fiorentina sta prendendo il ritmo giusto. E pensare che da piccolo il suo sogno era un altro: “Volevo fare l’astronomo, mi piacciono le stelle”. Ragazzo profondo Simeone Jr, alle feste preferisce un buon libro: “Il mio preferito è l’Alchimista di Coelho, mi ha insegnato che tutto nella vita ha un senso e, alla fine, è più importante il cammino della meta”. Il suo, di cammino, appare luminoso. La meta ancora un posto lontano, forse inesplorato. Intanto ‘Gio’ cammina sul sentiero della felicità, che da un anno insegue attraverso la meditazione: “Mi capita spesso di farlo, lo scorso anno sono diventato buddista”.

Calma e riti. Anche prima delle partite. Un po’ di meditazione prima di entrare in campo e una volta dentro un rituale fisso: “Quando entro in campo devo guardare le porte. Sento qualcosa dentro”. E quando vuole concentrarsi non esita a tirare fuori il suo iPad: “Uso sempre Brain training. Diciamo che è una specie di videogioco che aiuta a migliorare attenzione e rapidità di pensiero. Da quando l’ho scoperto sono un altro giocatore”. Ecco quindi il segreto di Simeone. L’altro sono i consigli di papà Diego: “Da lui ho preso la determinazione, la cocciutaggine, la rabbia”. Caratteristiche che i tifosi della Lazio rivedranno in un altro Simeone all’Olimpico. Questa volta da avversario, e attenzione a non chiamarlo ‘Cholito’.