Keita, ritorno alle origini: ritratto di un talento esuberante
“Questo è forte, ma è una testa calda”. Prima frase per descrivere il Keita prima maniera, quello ancora ragazzino e sconosciuto. Un luogo comune alimentato dalle voci: punito dal Barcellona per uno scherzo ad un compagno, messo fuori squadra e alla fine andato via sbattendo la porta. Insomma non proprio il ritratto del bravo ragazzo. Ma in realtà “era un ragazzo esuberante, con un carattere molto forte per la sua età. Si è detto fosse indisciplinato, ma lo era nella media, come tanti altri ragazzi. Gli errori che ha fatto sono sempre stati nella norma, niente di esagerato”.
Mito sfatato quindi, e se garantisce Alberto Bollini c’è da crederci. Con lui Keita è maturato fino a sbocciare, ha lavorato sull’impulsività, ha messo la testa a posto. “E’ stato di certo importante il lavoro sul campo, ma ancor di più quello a livello caratteriale. L’ho aiutato in questo come faccio anche con altri ragazzi. Lo ammiro tantissimo per quello che ha fatto”. Bollini in panchina, Keita in avanti. E la Lazio Primavera volava e vinceva trofei.
Veloce, tecnico, potente. Una spanna sopra ai ragazzi della sua età: “Aveva un dribbling spaventoso– Continua Bollini – Aspettava che l’avversario sollevasse il piede d’appoggio per sbilanciarlo ed andare via in velocità. Riesce a far questo grazie ad una grande tecnica e alle sue doti fisiche fuori dal comune. Quella del dribbling è una qualità che avevamo già intravisto agli inizi e lo abbiamo aiutato a svilupparla. Il suo difetto? Mi ricordo qualche errore sotto porta. Quando gioca prima punta non riesce sempre ad esprimere al meglio il suo potenziale”.
E pensare che appena arrivato a Roma, Keita il campo non ha potuto vederlo per un bel po’ a causa di problemi legati al tesseramento: “Quando è arrivato il primo anno non poté giocare – Racconta Bollini in esclusiva per Gianlucadimarzio.com – Abbiamo lavorato molto insieme al medico della Primavera della Lazio per farlo integrare al meglio: organizzavamo amichevoli solo per fare giocare lui”. Difficile tenere lontano dal campo uno così.
Forse ora se ne è accorto anche Spalletti: Keita scalpita, l’allenatore dell’Inter potrebbe concedergli un’altra occasione dal 1’ nella partita con il Parma. Al Tardini il suo talento si è materializzato per la prima volta in Serie A in un pomeriggio di 5 anni fa (prima rete in Italia), ora è pronto ad esplodere definitivamente in maglia nerazzurra, ancora con il Parma.
“Sfrontato, sicuro, fortissimo”
Sul suo passaggio all’Inter avrebbe scommesso uno che Keita lo conosce bene: “Milano è una città che gli è sempre piaciuta calcisticamente. Mi diceva sempre che voleva approdare all’Inter o al Milan, adesso ha l’occasione e la deve sfruttare bene”. Ulisse Savini è stato il primo a credere nelle sue potenzialità: una chiamata del collega Nunzio Marchione che viveva in Spagna, un volo per visionarlo e 5 minuti per convincere Tare ad acquistarlo: “inizialmente ero titubante ma poi la Lazio l’ha convinto con il suo progetto – Ha detto Savini a Gianlucadimarzio.com – E’ stato il papà a consigliarlo di venire in Italia”.
Il suo ambientamento in Italia è stato dei più semplici: “Sembrava fosse nato a Roma, dopo pochissimo era già a suo agio”. Un ragazzo come tanti: “Era molto vivace, amava divertirsi ogni tanto, ma era molto professionale – Continua Savini – Di lui se ne raccontano tante, ma tante inventate”. Parola chiave: esuberanza. Anche in campo: “Sfrontatezza, personalità, sicurezza dei suoi mezzi, fortissimo nell’uno contro uno”. Questi i suoi pregi. Il difetto? “Poco umile, o meglio lo era. L’ha persa dopo questa caratteristica”.
Con la Lazio ha quasi sempre fatto bene, anche se a volte le cose non sono sempre andate nel verso giusto: “Beh la gestione Pioli fu un’odissea ad esempio, non si piacevano a vicenda e ogni giorno era un problema”. Con l’Inter vuole fare il salto definitivo: “Glielo auguro, a Milano può fare bene”. Il ragazzo esuberante ha messo la testa a posto. Ora è tempo di spiccare il volo.