Questo sito contribuisce all'audience di

L’esempio di Mandzukic: rinnovo per il guerriero diventato generale

“Tra gli uomini i guerrieri”, recitava uno striscione apparso in curva e che omaggiava Mario Mandzukic più di un anno fa. Vero. Se esiste una definizione – seppure abusata – adatta per calciatori come Mario Mandzukic è proprio quella di guerriero. Il rischio però – nel giorno in cui diventa ufficiale il suo rinnovo di contratto con la Juventus fino al 2021 – è che lo stesso Mandzukic possa diventarne in un certo senso prigioniero. E che la sua percezione risulti se non distorta, quantomeno incompleta.

Perché se la Juve ha deciso di puntare ancora su Mario Mandzukic, prolungando e adeguando il suo contratto, non è soltanto perché in campo il croato lotta su ogni pallone ed è un duro, il #nogood per eccellenza. Lo ha fatto perché da guerriero Mandzukic si è evoluto – per restare nel gergo bellico – in generale. Il generale in campo di Massimiliano Allegri e dell’idea di calcio che l’allenatore livornese ha portato avanti sin dal suo arrivo a Torino e che ha prodotto quattro (quasi cinque) scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe Italiane e ha condotto i bianconeri anche a sfiorare la Champions League altre due volte.

 


Mandzukic.jpg

La duttilità che piace ad Allegri, i gol pesanti

Mandzukic è un po’ lo specchio riflesso di Allegri e Max ha saputo trarne beneficio in ogni annata, seppure in maniera diversa. Tipicamente da centravanti nella prima – quando si seppe dopo molto tempo che un’infezione al gomito aveva frenato e condizionato l’avvio dell’esperienza bianconera del croato, che decise di non rivelare mai pubblicamente il problema “per non creare alibi” – ; pedina da scacco matto nell’anno del 4-2-3-1: nacque in quella seconda parte di stagione 16/17 la narrativa del Mandzukic attaccante di sacrificio, recupera palloni e fondamentale per l’equilibrio di una squadra iper-offensiva. Durante quei sei mesi Mandzukic impresse al suo modo di stare in campo una svolta tangibile anche nelle due stagioni successive: non più soltanto una prima punta statica, ma capace di girare intorno e scambiare la posizione con Higuain e ancora di più con Ronaldo, del quale spesso si è detto sia il partner ideale.

Mandzukic sembra scomparire, ma riappare al momento giusto, solitamente sul secondo palo a sovrastare il malcapitato terzino avversario e a togliere le castagne dal fuoco alla Juventus e spesso – ultimamente – in partite decisive. Una sceneggiatura già vista ad esempio nella sfida di circa un anno fa contro il Real al Bernabeu e quest’anno contro Napoli, Milan, Roma, Inter, Valencia. A dicembre, il vice-campione del mondo aveva già superato il numero di gol in Serie A delle due stagioni precedenti e tornato dopo un infortunio si era “ripreso” la Juve, diventata nel frattempo la Juve di Ronaldo: Mandzukic, che finora aveva sempre interpretato quasi alla perfezione il ruolo di attore non protagonista, sembrava volere e potere andare oltre. Il 2019 ha invece registrato un calo: fisico? Probabile, perché non va dimenticato che in mezzo ci sono stati un Mondiale e una Croazia trascinata anche da lui in finale.

 


Mandzukic.png

I numeri e l'esempio

Ma è stato anche un calo collettivo dei bianconeri, che una volta accumulate le provviste (punti) nel girone d’andata, sono passati alla modalità risparmio energetico (accumulando comunque altri punti, va detto) per prepararsi al finale di stagione (leggi: assalto alla Champions League) preparandosi ad essere la ormai celebre versione "Juve di marzo" preconizzata da Allegri. Anche in questo contesto, però, Mandzukic è stato tra i più presenti e utilizzati: non ha ancora segnato – aspetta le partite importanti? – ma è sempre stato lì. Non sempre brillante, a volte brutto, sporco e cattivo (è solo una citazione), ma spesso a vincere contrasti (72,7%) e duelli aerei (56,1%), a intercettare e respingere (30 tra respinte difensive e intercetti) e a fornire assist (già 7).

Numeri che dicono tanto, ma non tutto. Quello che Mandzukic sa far meglio, infatti, non è quantificabile. Forse per questo la Juventus, con il rinnovo, ha deciso fare esattamente quello che Mario fa in campo, il non quantificabile di cui sopra: dare l’esempio, traducendo in fatti la stima di Agnelli, Nedved, Paratici e Allegri nei suoi confronti.


Ronaldo_Mandzukic.jpg