Juventus, mamma Marcela racconta Cuadrado: “Da bimbo chiedeva solo scarpe e palloni”
Match winner contro l’Inter, Cuadrado si gode la sua settimana speciale. Stagione leggermente sotto le aspettative per l’esterno colombiano, autore di due sole reti tra coppe e campionato. Gol pesanti tuttavia, da tre punti. A raccontare le emozioni di casa Cuadrado e a raccontare Juan ci ha pensato la madre Marcela: “Quando ho visto la palla entrare ho pensato: “Finalmente!” ” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Mi mancava vederlo esultare. E’ stato emozionante, una rete bellissima, anche se quella dell’anno scorso nel derby per me resta indimenticabile. Dopo la partita l’ho abbracciato forte e gli ho detto semplicemente “Sei stato grande”. Il nostro è un legame speciale, solidissimo”.
Gli inizi di carriera: “Credo che abbia cominciato a giocare già nella mia pancia: è stato irrequieto fin da subito. Juan è solare e instancabile. Giocava a calcio ovunque, in spiaggia, per strada. All’inizio vivevamo a Necoclì, 53 mila abitanti. Suo padre è morto quando aveva 4 anni e mezzo ma noi ci eravamo già separati quando ero incinta. L’ho cresciuto da sola, con tanto coraggio e tanti sacrifici. Ho fatto ogni genere di lavoro per mantenerlo e farlo giocare. Lavoravo soprattutto come donna delle pulizie, sono stati anni faticosi ma non ho mai smesso di sorridere. Gli ho insegnato che nella vita si deve lottare, godersi ogni momento e pregare. In famiglia siamo molto religiosi e lui ringrazia Dio dopo ogni gol. L’unica cosa che mi chiedeva da bimbo erano scarpe da calcio e palloni. Guardava Ronaldo, il suo idolo, e mi diceva: mamma voglio fare il calciatore. Ero certa che ce l’avrebbe fatta. Per questo l’ho sempre assecondato”.
Italia? Una seconda casa: “A 13 anni venne selezionato per un torneo a Barranquilla. L’allenatore Nelson Gallego è stato la sua fortuna. Grazie a lui ottenne un contratto in Italia, all’Udinese. Poi Lecce, Firenze, Londra, ora Torino. Io l’ho sempre seguito. L’Italia è la sua seconda casa. Chelsea? Continuava a sorridere ma io vedevo che si era spento. E’ stato un periodo difficile, il più duro della sua carriera. Quest’estate pregavo tutti i giorni perché tornasse alla Juve. Sapevo che a Torino sarebbe ridiventato quello di sempre. Adesso vive un periodo speciale, nel nuovo modulo si esalta. Fuori dal campo è un giocherellone. Quando è a casa stacca la spina, gli piace stare in famiglia, leggere, organizzare cene con gli amici. L’altra sua passione è il ballo: ce l’ha nel sangue, come me. Ama tutto, in particolare il reggaeton. Balletti-esultanza li prepara a casa? Segue l’ispirazione del momento. Gli piace festeggiare così”.
Amicizia speciale con gli altri “colombiani d’Italia”: “Nella Juventus va d’accordo con tutti. E’ un gruppo magnifico, per questo Juan è voluto tornare. Il fatto che ci siano molti sudamericani aiuta. C’è un legame molto forte anche con gli altri colombiani che sono in Italia: si vede spesso con i milanesi Bacca e Murillo e appena può va a trovare Muriel a Genova, oppure viene lui da noi. Ogni tanto si mette anche ai fornelli. Ma il riso con pollo glielo faccio bene solo io…”.