Jankto: “Il coming out mi ha cambiato la vita. Ranieri e la Sardegna mi hanno aiutato”
Il centrocampista del Cagliari è tornato a parlare del suo coming out
A più di un anno dal suo coming out, Jakub Jankto torna a parlarne in una lunga intervista rilasciata a L’Equipe. Il centrocampista, ora al Cagliari, col suo gesto aveva suscitato la solidarietà da parte di tutto il mondo del calcio, con messaggi anche da club come Real Madrid e Barcellona.
Jankto: “Penso di essere stato un esempio per tante persone”
“Se sono un giocatore diverso da quando l’ho fatto? No, sono sempre lo stesso, non è cambiato nulla, perché ho sempre fatto distinzione tra la mia vita personale e il mio lavoro, cioè lo spogliatoio, il campo, lo stadio. Forse sarei cambiato se ci fossero state reazioni negative in tribuna, ma non è andata così”. Così Jankto sul suo coming out dello scorso anno, che se non ha cambiato niente in campo, ha avuto effetti positivi fuori: “Il coming out ha cambiato alcuni aspetti della mia vita, non mi nascondo più. Penso di essere stato da esempio per tante persone, perché da allora va tutto molto bene. Ma non mi sento diverso, sono ancora quel bravo ragazzo“.
Scelta che è stata anche indotta da diverse voci che circolavano dopo la separazione con la sua ex compagna: “Non so se sarei uscito allo scoperto in Italia o in Spagna quando ci siamo lasciati due anni fa. Vivevamo a Madrid… Mi sono posto la domanda per la prima volta, non sapevo cosa fare, uscire allo scoperto o continuare a uscire con altre ragazze. In effetti, pensavo principalmente a mio figlio, ma continuavo a chiedermi come avrei dovuto gestire questa situazione. Poi ho avuto l’opportunità di tornare a casa nell’inverno del 2023, venendo ceduto in prestito allo Sparta Praga, quindi è stato più facile. Dopo averlo condiviso con chi mi è vicino, ho pensato a chi parlarne nel mio ambito professionale. Nel dicembre 2022, durante la pausa invernale, sui social, sui giornali, girava la voce: ‘Jankto è gay?’. Forse ero stato visto ad appuntamenti con ragazzi. Mi ha colpito comunque, mi ha fatto male. Quello che succede a casa resta a casa, così dicono dello spogliatoio, no? A un certo punto c’è stato addirittura uno scoop: ‘Un giocatore ceco si prepara a fare coming out’. Stava peggiorando di giorno in giorno, era un periodo un po’ difficile, soprattutto perché non volevo farlo pubblicamente. Per me è come se qualcuno dovesse giustificare il fatto di essere biondo. La prima persona del mondo del calcio che sono andato a trovare è stato Tomas Rosicky, direttore sportivo dello Sparta Praga. Volevo dirglielo faccia a faccia, non per messaggio, è successo nel suo ufficio, ero in ansia. Lui ha risposto: ‘Non c’è problema, continuiamo ad andare avanti’“.
Jankto: “Quando sono tornato in Italia ero preoccupato”
Sulla possibilità che il coming out intaccasse la sua carriera risponde così: “Non mi è mai passato per la mente. Poi, ovviamente, sapevo benissimo che non avrei firmato in Arabia Saudita il giorno dopo il mio coming out (ride, ndr)“. Non c’è stato nessun problema col passaggio a Cagliari, anche grazie all’aiuto di Claudio Ranieri: “Ero ancora un po’ scosso e se sapevo come era andata in Repubblica Ceca non sapevo come sarebbe andata in Italia. Claudio Ranieri, che avevo alla Sampdoria e che mi voleva al Cagliari, mi disse subito: ‘Se c’è il minimo problema ti do una mano’. Quando sono arrivato all’aeroporto il primo giorno, molti sostenitori mi hanno accolto, da lì mi sono calmato. E, dal secondo giorno, ho avuto la massima tranquillità. La Sardegna mi ha aiutato tantissimo, è un popolo straordinario e ringrazio davvero la sua gente. Ero ancora un po’ in apprensione per le partite e poi, per quanto possa sembrare sorprendente, tutto è andato bene. Ma il calcio italiano lotta da tempo contro gli insulti discriminatori nei suoi stadi. Ogni stagione accade qualcosa di altamente riprovevole. Il pubblico è forse più maturo di quanto pensiamo. Io, se mi incontri per strada, non pensi che sia gay, quindi forse questo li aiuta a pensare che non siamo diversi dagli altri. Poi, per molte persone, un omosessuale è un ragazzo molto effeminato. È una doppia discriminazione in questo caso… Lo so! Ma purtroppo molti la pensano ancora così. E sono a disagio quando attraversano o vedono gli omosessuali effeminati“.