Italia, così puoi tornare a sorridere. L’Under 19 l’ennesima conferma
Partita pazza a Seinajoki e grande delusione, ma l’Italia può sorridere. Ennesimo grande risultato ottenuto da una nazionale giovanile. E quanti ragazzi sotto età…
No, non è riuscita l’impresa di 15 anni fa, quando nel 2003 l’Italia Under 19 di Paolo Berrettini riuscì a vincere l’Europeo di categoria. 2-0 il risultato finale, dall’altra parte c’era proprio il Portogallo, che invece a questo giro festeggia. C’erano anche i vari Chiellini, Aquilani, Padoin e Pazzini. Ragazzi che poi hanno avuto una carriera decisamente brillante perché, alla fine, lanciare i giovani rimane il trofeo più bello per chi si occupa di calcio giovanile. L’auspicio è che anche dalla spedizione guidata in Finlandia da Nicolato possano uscire i campioni del domani, quelli a cui toccherà dare il proprio contributo per far ripartire con successo la nuova Italia.
Otto vittorie e due pareggi fra prima e seconda fase. Nemmeno una sconfitta per gli azzurrini, che hanno battuto le più forti ma che si sono fermati sul più bello. Una cavalcata entusiasmante, ennesima conferma di quanto il settore giovanile azzurro stia crescendo. Il terzo posto nel Mondiale Under 20 del 2017 il primo segnale, la finale nell’Europeo Under 17 dello scorso maggio il secondo. Poi l’Under 21 e questa Under 19 le conferme definitive. Ben 5 i ragazzi nati del 2000 e già protagonisti in Finlandia in un torneo riservato ai classe ’99. Insomma, il futuro è roseo.
Fra i “precoci” c’è Alessandro Plizzari. Superbo in alcune situazioni oggi, sempre presente in tutto il torneo. Un po’ sfortunato in un paio di gol presi, ma questo non gli leva niente. “Ha scelto di fare il portiere perché non ama correre” ha più volte ripetuto con il sorriso papà Ezio. Colui che lo ha sempre accompagnato, fin dal primo viaggio Crema-Milano. Alessandro è arrivato al Milan a 5 anni e mezzo, preferendo il rossonero al nerazzurro. Protagonista lo scorso anno nella finalina terzo-quarto posto del Mondiale Under 20, dove para due rigori all’Uruguay. Un ragazzo silenzioso, che sta sulle sue. Che si arrabbia quando sbaglia qualcosa, così tanto da non aprire bocca. Per lui quest’anno la prima stagione fra i grandi con la Ternana in B. Sullo sfondo il Milan dell’amico-collega Donnarumma: “Mi dicono ci sia un portiere di un anno più piccolo ma ancora più forte di Gigio” Disse un giorno Berlusconi. Tanto per rendere l’idea
Un’altra stella del settore giovanile del Milan è Raoul Bellanova, terzino destro – sempre nato nel 2000 – con grande fisicità. Lo scorso novembre la prima convocazione in prima squadra, con Gattuso che se lo porta in panchina a San Siro contro il Torino. Entrato nel vivaio rossonero a 6 anni, il primo ad accorgersi di lui è Vincenzo Montella. Quasi sempre titolare in questo Europeo, eccezione fatta per l’esordio con la Finlandia. Suo l’assist perfetto per la testa vincente del 3-3 di Scamacca. I compagni lo chiamano freccia, perché Raoul corre veloce. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.
Un altro 2000 è Davide Bettella, trasferitosi all’Atalanta dopo la vittoria dello Scudetto con l’Inter Primavera. Sognava di emergere con il Padova, la squadra che lo ha cresciuto. Poi i problemi societari del 2014, la mancata iscrizione alla Lega Pro e la cessione ai nerazzurri. Difensore centrale, di quelli forti fisicamente, abili nel gioco aereo, negli anticipi ma anche con i piedi. Sergio Ramos e Nesta gli idoli, quello di imitare Caldara alla corte di Gasperini l’obiettivo del presente. Il Portogallo segna il quarto gol grazie ad un pasticcio suo e di Zanandrea, un errore che si porterà dietro per molto tempo. Ma da questo imparerà sicuramente
In mezzo al campo ecco Sandro Tonali. La squadra di appartenenza è il Brescia. Capelli lunghi, regista e piedi educatissimi. Ricorda Pirlo, come in molti hanno prontamente segnalato. 18 anni compiuti solo lo scorso maggio, ma già protagonista in B con 19 presenze. L’esordio alla prima giornata con l’Avellino, poi la fiducia di Boscaglia non è mai venuta meno. Merito della sua semplicità, della serietà e dell’umiltà che lo contraddistinguono. Tutte qualità che gli hanno permesso di entrare nei radar dei top club italiani e non solo.
In uno di questi ha già giocato Moise Kean, entrato nel settore giovanile della Juventus nel 2010. Di lì vagonate di gol, che lo portano ad esordire in A e in Champions a soli 16 anni. Quest’anno il prestito al Verona, 20 presenze e 4 gol che non sono bastati ad evitare la retrocessione. Si è riscatto alla grande con l’azzurro sulle spalle, in Finlandia. Scamacca e Pinamonti gli ostacoli per la maglia da titolare. Ma lui gioca e segna. Quattro presenze e quattro gol. Una rete nella semifinale con la Francia, due stasera nella finalissima di Seinajoki. E’ entrato al 46’ e ha pareggiato i conti con una doppietta nel giro di un minuto. Non è bastato alla fine. La coppa ha lasciato il posto alla medaglia del secondo posto, la gioia alle lacrime. “Siamo orgogliosi di loro – ha ribadito a fine partita Costacurta – le partite si perdono, come è capitato a me quando ero nelle giovanili, ma ripartire è importante perché, anche da sconfitte come queste, s’impara molto”. Insomma, l’Italia calcistica può riprendere a sorridere. L’ennesima conferma arriva dalla Finlandia