Com’eravamo dieci anni fa. Sui social è stato l’argomento della settimana. Un hashtag e due foto, un cancelletto aperto per entrare nel passato. C’è chi è cambiato molto e chi è rimasto simile, ma a volte basta molto meno. La faccia di Duvàn Zapata a Bergamo è cambiata totalmente in dieci giornate. Effetti somatici dei gol segnati: zero dalla prima alla decima, quattordici dall’undicesima a oggi. Filtro notte buia fino al 4 novembre, filtro Jefe – nel senso di capo – dopo i 4 gol dello Stirpe. Hefe, pichichi o capocannoniere provvisorio: 14 come CR7. L’anno scorso ne aveva segnati 11 in tutto il campionato.
“Son contento solo se vedo segnare Zapata”, cantano i mille atalantini arrivati a Frosinone. Se è vero ciò che gridano, da otto partite consecutive non conoscono tristezza. Nessuno con la maglia nerazzurra ci era mai riuscito. Sempre a segno da inizio dicembre a oggi: sette turni di campionato e uno di coppa Italia. In questi 48 giorni, ha alzato per tredici volte gli indici e lo sguardo al cielo. Tripletta contro i suoi vecchi amici dell’Udinese, doppietta contro la Juve e poker in Ciociaria per ricominciare dopo la sosta. Nessun intoppo per “el ternero” - il vitello, come lo chiamava uno dei suoi primi allenatori a Cali, in Colombia. Ribattezzato così per i versi emessi dopo le giocate sbagliate.
Quegli strani ‘meeee’ di gioventù oggi sono un ricordo. Preferisce farsi chiamare ‘panterone’ e sacrificarsi in silenzio. Niente suoni onomatopeici. Un po’ perché sbaglia poco, un po’ perché il tempo lima il carattere. Ventisette anni, l’età della maturità in campo e fuori. Qualche giorno fa, Duvàn – accento rigorosamente sulla a - ha celebrato sui social il primo anniversario di matrimonio con la sua Nana. In campo segna, fuori fa lavare i denti ai suoi due figli. Il suo Dayton oggi sarà più felice del solito: ogni volta si aspetta il pallone che viene dato dopo le triplette. Il tempo di tornare dalla trasferta e avrà il suo giocattolo. “Devo stare attento con le triplette perché quando porto i palloni a casa, lui si mette a calciare ovunque e ha già rotto una televisione”, ha raccontato il padre di Dayton al Corriere di Bergamo.
A casa forse mamma Nana si starà già raccomandando o creando una rete di protezione per l’arrivo del nuovo pallone. Vetri rotti e felicità. Perché Duvàn è arrivato a 54 gol, consolidando il primato di miglior bomber colombiano della storia della serie A. Aveva superato le 43 reti di Muriel dopo Udine e per dargli il bentornato, oggi ha fatto ancora meglio.
Da quando Gasperini lo ha messo al centro dell’attacco, lasciando gli spazi esterni a Ilicic e Gomez, l’attaccante spento di settembre-ottobre è stato sostituito da una macchina inarrestabile. Una sfida vinta contro chi aveva già iniziato a criticare l’investimento estivo fatto dall’Atalanta per un prestito biennale molto oneroso: dodici milioni in tutto e un riscatto finale a 24.
Adesso però ne vale molti di più. Forse qualcuno a Napoli si mangerà le mani per aver fatto partire troppo presto quel numero 91 che ha scritto Duvàn sotto. Come gli suggerì il presidente De Laurentiis per distinguersi dallo Zapata milanista. Invito raccolto con il suo solito sorriso.
Quello che riporterà a casa, insieme a un pallone per Dayton.
Dieci giornate fa Bergamo gli sembrava più triste. Oggi sembra luminosa come la sua Cali. E il sole l’ha portato lui. Il capocannoniere che ha vinto l’ennesima sfida