5 maggio 2002- 20 maggio 2018. Sedici anni dopo Lazio-Inter torna ad essere decisiva. All’Olimpico, infatti, in palio c’è la Champions. Importante sì, ma non come lo Scudetto. Lo sa bene Zaccheroni, che in quel 5 maggio sedeva sulla panchina dei biancocelesti. Il resto è storia, dalle lacrime di Ronaldo alla festa della Juve in quel di Udine: “Ma quella è una storia a sé – racconta Zaccheroni in esclusiva a Tuttosport - e si rigiocasse un milione di volte quella partita, vincerebbe sempre l’Inter. E’ stata una lunga lista di dettagli. A partire dall’arrabbiatura di Poborsky quando sentì i fischi del pubblico laziale dopo che lo speaker scandì il suo nome annunciando le formazioni. Mi guardò con l’aria incredula: “Ma cosa ho fatto a questa gente?”, era il senso della sua espressione. Andò in campo e giocò alla morte attaccando anche i retropassaggi. Non l’aveva mai fatto. Ma bastava vedere i giocatori dell’Inter al momento di scendere dal pullman. Ero seduto su una panca insieme a Nello Governato. Ci siamo subito accorti che erano troppo rilassati. Le partite così, se prendono una linea precisa fin dall’inizio, vanno come devono andare. Ma se succede un imprevisto, non le raddrizzi più. Ci ho ripensato tante volte: se anche avessi ritirato la squadra all’intervallo, i giocatori dell’Inter non avrebbero avuto la forza di spingere il pallone in rete. Non succederà mai più niente di simile”. Troppo rilassati, dunque. Cosa che i ragazzi di Spalletti non potranno permettersi: “L’Inter è indecifrabile. E’ una costante della sua storia. Non sai mai cosa farà. Questa stagione lo ha confermato. Un’andata da prima in classifica. Un ritorno completamente diverso. Vedo le espressioni di Luciano a bordo campo: ogni tanto rimane a braccia aperte. Sembra che anche lui osservi quella componente imperscrutabile della storia dell’Inter” . Partita da 1X2 , dunque. Tanti dubbi e una certezza: “La Lazio è più squadra. Si vede dalla costanza di rendimento. Dipende anche dal fatto che l’allenatore è lì da più tempo. Hanno una fisionomia ben precisa con centrocampisti che fanno male inserendosi, come Parolo e Milinkovic-Savic. Simone ha costruito il suo gioco su ripartenze micidiali. Luciano invece è arrivato la scorsa estate e non ha potuto incidere molto sulla campagna acquisti. L’Inter non ha ancora trovato l’equilibrio giusto per essere del tutto affidabile"
Data: 18/05/2018 -