Si scrive Cyril Ngonge, si legge l’uomo della speranza. E di una rimonta, quella del Verona, che rischia di avere del clamoroso. Il blitz del Via del Mare di Lecce permette infatti all’Hellas della coppia Zaffaroni-Bocchetti di tirarsi per la prima volta fuori dalla zona retrocessione e salire in quartultima posizione a 30 punti, +3 sullo Spezia e a -1 dallo stesso Lecce.
A firmare la vittoria è questo classe 2000 belga ma con radici familiari nella Repubblica Democratica del Congo. Arrivato in Serie A a metà gennaio dagli olandesi del Groningen e capace con tre reti di regalare sette punti alla sua squadra. Il tutto in 414 minuti: un gol ogni 138’ in campo, come nessuno nella rosa del Verona.
Dopo Lazio e Salernitana, Ngonge punisce il Lecce: lo manda papà Michel
Il gol che ha deciso la partita di Lecce è una sintesi delle qualità di Ngonge, cresciuto a pane e pallone anche grazie a papà Michel, ex calciatore professionista che ha giocato anche in Premier League con il Watford alla fine degli anni Novanta. Minuto 71, Cyril ha preso il posto di Verdi da 12 minuti. Riceve un pallone sui 30 metri a destra, taglia la difesa e il campo, elude la pressione di Hjulmand e con un sinistro dai 20 metri batte Falcone sul primo palo.
Terza firma in stagione dopo quelle nell’1-1 contro la Lazio e nell’1-0 alla Salernitana, partite che avevano rappresentato il biglietto da visita italiano di Ngonge tra fine gennaio e inizio febbraio, prima di uno stop per un problema alla caviglia aveva limitato l’impatto di questo 23enne originario di Ukkel, capace di dire di “no” alle giovanili dell’Anderlecht preferendo il Brugge - dove ha giocato anche con il milanista De Ketelaere - e che ha anche esordito in Champions League contro l’Atletico Madrid.
Dalla videochiamata con Amrabat al centro del Verona
Questa volta Ngonge, convinto a dir sì all’Italia anche da una videochiamata con Sofyan Amrabat, suo ex compagno al Brugge, come raccontato da papà Michel a GianlucaDiMarzio.com - non ha dedicato il gol al compagno di squadra Lazovic, che gli aveva offerto i primi assist vincenti italiani ("Lo amo come fosse mia moglie, più di me stesso" aveva detto per spiegare il feeling tra i due) ma ha riproposto contro il Lecce quel lavoro tra trequarti e attacco con cui ha mandato in corto circuito i centrali di Maurizio Sarri contro la Lazio.
Risultato? Tre punti per il Verona, che ottiene la prima vittoria in trasferta della stagione e dimentica lo 0-6 contro l’Inter e porta a 11 in punti totalizzati nelle ultime sei partite. Ora Faraoni e compagni sono padroni del proprio destino: merito soprattutto di un girone di ritorno da 18 punti in 15 gare dopo i 12 totalizzati nelle prime 19 partite di campionato.
Lecce contestato, quante difficoltà negli scontri diretti in casa
Chi invece esce dal campo tra i fischi è il Lecce di Baroni, che conferma le difficoltà negli scontri diretti giocati in casa: il ko contro il Verona fa la somma con i pareggi contro Sampdoria, Cremonese e Empoli, in attesa dello Spezia che arriverà al Via del Mare domenica 21 maggio, e soprattutto conferma il calo giallorosso nel girone di ritorno.
Una sola vittoria nelle ultime 11 partite: il vantaggio sulla zona retrocessione resta di quattro punti, non sufficiente per evitare la contestazione con fischi durante - tra i più pizzicati Gallo e Ceesay - e dopo la partita.