Gli autori di Wikipedia probabilmente sono già all’opera. Perché da giovedì sera la pagina nella quale si parla della città di Aradeo (in provincia di Lecce) merita una bella rinfrescatina. Fino a quel giorno, infatti, la voce “personaggi famosi” era immacolata. Ma ora non sarà più così. Perché proprio giovedì sera un cittadino di Aradeo ha conquistato le prime pagine locali, ma sopratutto quelle internazionali. Si chiama Cosimo Inguscio e di mestiere fa l’allenatore. Anzi, come ci tiene a ripetere con fierezza: "L’allenatore in seconda".
Eppure giovedì sera a giurare l’Ungheria alla conquista della qualificazione all’Europeo in programma a giugno 2021, c’era lui. Non Marco Rossi - ct della Nazionale, ma in isolamento domiciliare per il Covid - ma proprio lui, Cosimo da Aradeo. "Ero con Marco quando ha avuto la notizia della positività da parte dello staff sanitario", racconta Cosimo Inguscio a Gianlucadimarzio.com. "E in quel momento il mio primo pensiero non è andato alla partita contro l’Islanda che avrei dovuto vivere in prima linea, ma alla possibilità che ci fosse un errore nel test. Sotto sotto ci speravo". Ma non certo per la paura di ereditare per una notte la panchina della nazionale ungherese. "È che allenatore in seconda si nasce, non si diventa. La nostra è una figura che deve sapersi prendere gli onori i meriti e le soddisfazioni, ma rimanendo sempre nell’ombra".
Non è mai stato un calciatore professionista. Cosimo ha giocato sempre nei dilettanti della sua Aradeo facendo un percorso quasi naturale: terzino sinistro, centrale difensivo, allenatore in seconda. Praticamente lo stesso andamento della carriera di Marco Rossi nei professionisti. Non si erano mai visti prima. Si sono conosciuti a Budapest nel 2012, quando Marco era l’allenatore della prima squadra e Cosimo fu chiamato da un dirigente italiano (Fabio Cordella) per fagli da vice. "Tra noi è nata subito una forte amicizia. Lavorando all’estero senza famiglie, finivamo per stare insieme anche 20 ore giorno. Poi ci siamo trovati come carattere e anche le nostre famiglie sono diventate amiche. Io rappresento la parte calma del carattere di Marco. Sono meno istintivo. Marco è caliente. Ora molto meno, ma i primi anni dovevo fare da paciere con tutti, ero il suo parafulmine. E come idea di calcio ci siamo trovati subito. Entrambi amiamo un calcio offensivo".
Dall’amicizia sono venuti i risultati: i primi anni all’Honved, le qualificazioni in Europa, la salvezza in pochi mesi e perfino un campionato vinto. Poi il trasferimento in Slovacchia al Dac e per finire la chiamata sulla panchina dell’Ungheria dove giovedì sera, grazie a un gol al 92’ di Szobozlai è arrivata la qualificazione all’Europeo. "Al fischio finale ho ricevuto talmente tanti messaggi che non ho manco fatto in tempo a leggerli tutti. Mi ha colpito la sincerità dei messaggi che ho ricevuto da parte di chiunque".
A partire da Marco, il ct, che ha seguito la partita da casa: con gli occhi alla tv e la bocca al telefono per comunicare con Cosimo in panchina. "C’era un collaboratore che faceva da tramite e mi girava le informazioni. Poi nell’intervallo abbiamo fatto una videocall e prima di rientrare in campo Marco ha parlato a tutta la squadra. Serviva anche la sua voce e la sua presenza per far invertire la rotta". Fino al 88’, infatti l’Islanda era avanti 1-0 e i sogni europei sembravano svaniti. Poi sono arrivati i gol di Nego e Szoboszlai ed è scoppiata la festa.
Grazie a questo risultato, quindi, Mancini non sarà l’unico ct italiano presente al prossimo Europeo, ma avrà la compagnia di Marco Rossi e del suo vice Cosimo Inguscio. "Il girone è bello tosto con Germania, Francia e Portogallo, ma noi daremo il massimo". "Noi", certo, e lui? "Tornerò a fare il vice. Perché voglio essere il miglior vice allenatore del mondo. Per me è una figura importantissima e mi piace tantissimo. Fa da collante tra la squadra e l’allenatore. Molto spesso nascono incomprensioni e ci deve essere una figura che tuteli l’allenatore. Forse è più facile capirla come figura quando vivi uno spogliatoio". E in Ungheria lo hanno capito tutti.