Guai a chiamarlo Alberico, “in famiglia è un nome importante, era di mio nonno. Ma preferisco Chicco, lo sento più mio”. Evani è prima di tutto una persona per bene. Pacata, educata e molto rispettosa. Per sua stessa ammissione, “una persona di poche parole che preferisce la gente che fa i fatti”. Educatore ed allenatore, il mix perfetto per i giovani calciatori. E il pane quotidiano di Chicco da vent’anni: “La maggior parte della mia carriera l’ho fatta con i giovani (al Milan prima e ora in Nazionale, ndr) e mi piace lavorare con loro, andando oltre l’aspetto tattico. Cerco di trasmettergli qualcosa che vada oltre l’aspetto tattico. Non sono né severo né comprensivo, mi piace il rispetto. Sono un allenatore a 360°”.
I gesti, i toni e più in generale la serenità con la quale descrive il suo ruolo - e non la sua persona - spiega al meglio cos’è Chicco Evani. L’uomo giusto per la crescita umana e professionale di ragazzi che si affacciano ai grandi palcoscenici del calcio. Quelli calcati per quasi vent’anni con la maglia del Milan e della Sampdoria: “Sono stato ragazzo e calciatore anche io e mi piace aiutarli anche sotto altri aspetti. Certo, in questo mondo è cambiato tutto. Quando ero ragazzo, noi avevano solo il pallone e ci interessava solo quello. Oggi hanno tantissime altri interessi, alla fine dell’allenamento hanno altre esigenze, cercano altre cose. Ho dei figli che sono così, tutti i giovani son così ma vedo che quando gli parli, ti ascoltano e cercano di migliorare ogni aspetto”. C’è una sana passione in quello che dice, traspare la voglia di mettere prima i ragazzi della propria figura professionale. Il movimento calcio prima dell’Alberico allenatore. Esattamente quello che dovrebbe essere l’allenatore federale.
Non è un segreto che la figura di Di Biagio in questo momento sia molto lontana dall’Under 21. Oggi Gigi si sta giocando le sue chances con la Nazionale A e il futuro, qualunque sia l’allenatore scelto dal duo Fabbricini-Albertini, lo porterà molto probabilmente nei quadri della Nazionale maggiore. In panchina o come secondo lo si capirà più avanti, ma sembra difficile un ritorno con i ragazzi. Per questo il nome di Evani come neo allenatore dell’Under 21 inizia a prendere sempre più corpo. Ha fatto tutta la trafila, dalla 18 fino alla 21, con l’acuto del terzo posto Mondiale con la 20 lo scorso anno. Ufficialmente il suo ruolo è ad interim, in attesa di sviluppi, ma queste due settimane di amichevoli con la Norvegia (1-1) e la Serbia (domani sera) potranno dire molto sul suo futuro. I balcanici sono una squadra forte e un risultato positivo a Novi Sad potrebbe voler dire conferma. “Sinceramente non ci penso. Nel senso che ora cerco solo di lavorare al meglio. Ho lavorato con tutte le Under, il mio impegno non cambia a seconda di dove sono. In questo momento mi interessa continuare il lavoro di Gigi per queste due partite. Potrebbe essere una parentesi, come no. Non penso a quello che succederà dopo, mi interessa far bene domani sera”.
Diplomatico, ma sincero. L’ambizione c’è, sarebbe anormale il contrario. Ma c’è anche tanta riconoscenza e rispetto del lavoro altrui: “Come vivo questo momento di transizione? Non cambia nulla. Con Gigi mi confronto sempre, ma siamo sempre attenti a quello che offre il movimento, perchè può uscire fuori improvvisamente qualche ragazzo che matura più lentamente. Però se guardo alla rosa attuale, solo uno-due giocatori non ho avuto nelle mie Under. Non mi pongo il problema se ci sarò o non ci sarò, penso solo dare ancora qualcosa in più a questi ragazzi. Il mio ruolo lo decideranno i vertici. Mi rimetto alla Federazione”. Quella Federazione che già da domani sera potrebbe cerchiare in rosso il nome di Chicco come nuovo allenatore dell’Under 21.