A chiamarlo così fu uno dei suoi primi allenatori, nelle giovanili dell'Al Ahly. Troppo comune Mahmoud Hassan per quel ragazzino egiziano nato nel 1994, che prometteva così bene. Da allora, divenne Trezeguet e oggi, con il trasferimento in Premier League, all’Aston Villa, cerca la definitiva consacrazione. Soprannomi impegnativi, ma anche una serie di buone referenze per non dissacrare del tutto un’investitura così importante, arrivata ad appena quindici anni e tatuata addosso come un marchio indelebile.
Esterno sinistro, impiegato raramente a destra, con il centravanti ex Juventus, per il momento, condivide impressionanti tratti somatici e poco altro. Mahmoud è arrivato in Europa attraverso Anderlecht, contribuendo a rimpolpare la tradizione di scouting in Africa della formazione belga.
Cinque presenze gli bastano per convincere i dirigenti a versare due milioni di euro e riscattarlo a fine anno. Una stagione in prestito al Royal Excel Mouscron, in serie B, per farsi le ossa, si conclude con 20 apparizioni e quattro reti. Gli valgono una chiamata in Turchia, lo aspetta il Kasimpasa. Ci starà due anni e in Super Lig metterà insieme 22 gol, in media uno ogni tre partite. Niente male. Il cartellino lievita, l’Aston Villa, neo-promosso, decide di puntare su di lui: nove milioni e un volo di sola andata per l’Inghilterra.
Con la nazionale gioca il Mondiale di Russia, vince l’argento in Coppa d’Africa nel 2017 e non riesce a ripetersi nell’ultima edizione, quando viene eliminato agli ottavi dal Sudafrica. Colonna inamovibile nello scacchiere dei faraoni, compagno di reparto di Salah, Mahmoud si sta costruendo passo a passo una carriera di tutto rispetto. Persino Trezeguet, l’originale, si stupì guardandolo in foto: “Non ha lo stesso ruolo e anche i capelli sono differenti, ma una forte somiglianza esiste. Devo chiedere a mio padre se è stato in Egitto. Non si sa mai abbia combinato qualcosa”, disse scherzando. Forse mica tanto.
Nanni Sofia