Un neozelandese in Serie A. Storia già vissuta con Liberato Cacace all'Empoli, ma lui non è stato il primo giocatore dell'Oceania a sbarcare in Italia quest'anno. In estate il Torino aveva portato dagli svedesi del Falkenbergs il primo neozelandese della propria storia: Matthew Garbett, centrocampista diciottenne che si era messo in mostra nazionale e l'Allsvenkas.
Nato a Londra, ma da genitori neozelandesi. Doppio passaporto? No, addirittura triplo, perché il ragazzone di 1 metro e 88 ha anche origini francesi. Così il Torino se l'è potuto assicurare senza occupare slot da extracomunitario. Classe 2002, ma con già una buona esperienza tra i grandi, perché in Svezia era man mano diventato titolare con il Falkenbergs nell'Allsvenkas (la Serie A svedese). Ora Garbett si affaccia alla Serie A con la prima chiamata da parte di Juric. Dall'altra parte una squadra che di giovani ne sta lanciando e che lotta per la vittoria dello scudetto, il Milan. Niente male come prima volta in A.
A 18 anni titolare nella sua Nazionale maggiore
Per lui le sfide, però, non sono mai state un problema. A 17 anni sfidava i grandi in Svezia, quest'anno a 18 è diventato un punto fermo della Nazionale maggiore della Nuova Zelanda. Certo, non sarà il Brasile, eppure lui ha saputo prendersi i suoi spazi diventando determinante.
In estate, prima del Torino, aveva già assaporato i grandi palcoscenici. Gli All Whites lo chiamano per far parte del gruppo delle Olimpiadi. Valigia in mano e viaggio a Tokyo. Il primo di un'estate che lo porterà a Torino. Dopo le Olimpiadi, poi, il gruppo A della Nuova Zelanda. Dall'esordio in amichevole il 9 ottobre contro Curaçao ha saputo prendersi una maglia da titolare. Scommessa vinta.
Quando la Nuova Zelanda ha ripreso il cammino di qualificazione al Mondiale in Qatar lui era già un titolare e con il tempo è diventato determinante. In semifinale contro Tahiti è suo l'assist per il gol di Cacace che è valso l'1-0, in finale subentra nella ripresa e segna il gol del definitivo 5-0 alle Isole Salomone.
Garbett e il Torino
Una crescita esponenziale che è figlia della sua voglia di lavorare e del percorso che sta facendo con il Torino. Alle prime apparizioni Garbett sembrava spaesato. C'erano la fisicità e delle interessanti doti tecniche, ma si vedeva che aveva bisogno di tempo per poter giocare nel calcio italiano. Tanta fatica nel giocare in un centrocampo a 2, meglio come mezzala in quello a 3. Ora gioca indifferentemente in entrambe le situazioni.
Merito va dato a Federico Coppitelli, uno che a Torino ha ottenuto risultati sul campo e non solo. Basta pensare che in prima squadra ci sono 3 ragazzi passati proprio sotto la cura sua e del suo staff: Luca Gemello, Alessandro Buongiorno e Wilfried Singo (e in giro ce ne sono tanti altri).
Con il tempo Garbett è cresciuto, ha imparato a giocare in diversi sistemi di gioco e rendersi fondamentale per la Pirmavera granata. All'inizio segnando - due gol su tre arrivati grazie a inserimenti e a due siluri sotto l'incrocio del primo palo - e ora rendendosi importante anche in fase di non possesso.
I problemi di Mandragora hanno poi chiuso il cerchio. Juric deve fare a meno del suo centrocampista e allora chiama Garbett. Certo, sarà difficile vederlo in campo contro il Milan (ma mai dire mai), ma rimane l'esperienza. Dalla Serie A svedese, al sogno Mondiale con la Nuova Zelanda fino alla prima panchina in Serie A contro il Milan. Il tutto nel giro di meno di 365 giorni.
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