Incroci, storie, gol. C’è un Torino che si impone sulla Juventus e che è pronto a consacrare un nuovo bomber. Nuovo, si fa per dire: perché nonostante l’età (18 anni e mezzo), Vincenzo Millico è diventato tra i giocatori più chiacchierati in ambiente granata. In senso buono: 24 gol in 17 partite di campionato Primavera sono un risultato straordinario. Soprattutto se tra questi si conta anche la rete nel derby che porta il Torino sempre più su, a soli tre punti di distanza dall’Atalanta prima. Contro l'Inter in Supercoppa italiana, invece, non ha segnato ma ha alzato comunque il trofeo. E ha anche esordito in Serie A, qualche minuto contro l'Atalanta.
Ma questa è stretta attualità. Dietro, c’è tutta una storia da raccontare. Perché di Millico, appunto, gli allenatori hanno sempre parlato tanto. Non ha avuto un’infanzia facilissima: è cresciuto con la mamma e la sorella, con cui ha uno splendido rapporto. Più complicato quello con il padre, che Vincenzo ha sempre visto molto poco. Le sue figure paterne? “I mister”, come li chiama lui. Prima, quelli della Juventus, poi quelli del Torino.
Torino, chi è Vicenzo Millico: quell'incrocio con Kean
È arrivato in granata a 14 anni, nella stessa estate in cui Moise Kean passò dal Toro alla Juve. Incrocio voluto? No, ma quasi come fosse un segno del destino. Andò via dai bianconeri perché il suo talento anarchico non sempre veniva accolto bene: “Sei troppo innamorato della palla”, gli dicevano. “Sei troppo testardo”. E infatti anche nella nuova realtà non è subito riuscito a sfondare. Che avesse il gol e il talento era indubbio. Il suo primo allenatore, Alessandro Spugna (ora alla guida della selezione Primavera femminile della Juventus), faticò molto per farlo crescere: prima di tutto, la sua classe un po’ egocentrica doveva piacere ai compagni. Poi, a se stesso. Perché la storia di Millico, che in quel ruolo di esterno “alla Robben” – dicono in molti – aveva avuto dei predecessori nelle giovanili come Parigini e Edera, è anche figlia di un’insicurezza rabbiosa diventata a poco a poco talento cristallino.
Millico e la rabona da metà campo: una scommessa con se stesso
Un compagno
affettuoso una volta rotto il ghiaccio, con una grande cultura del
corpo e dell’allenamento. Ma anche un eccesso del dribbling che lo
ha spesso portato a confronti duri con chi gli diceva di non
intestardirsi per diventare davvero un campione. Dopo un anno e mezzo
di Primavera, ci è più vicino. E quando ancora si allenava con
Coppitelli (ora lavora con Mazzarri), tentava un gioco, una sfida a
se stesso: posizionare il pallone a centrocampo e con una rabona
calciare nel tentativo di prendere la traversa. Ci riusciva quasi
sempre. Prima i compagni lo applaudivano, poi era diventata quasi una
normalità. Così come una sua qualsiasi rete in gara ufficiale.
L’esultanza, però, non manca mai: prima la dedica era alle sue due
donne della vita, la mamma Bruna e la sorella Ilaria; ora si è
aggiunta la terza, Gabriella, con cui Vincenzo sta vivendo un amore
grandissimo.
Quando nel 2014 ci fu lo scambio (involontario) tra Kean e Millico, la sensazione era che il primo fosse già quasi pronto per i più grandi. Mentre il secondo no. Con il lavoro qualcosa è cambiato: e dopo le prime convocazioni in prima squadra spera di poter finalmente esordire. E segnare. Un premio, dopo tanta fatica e tante cadute. Ma con l’idea di essere solo all’inizio.