“Sono io quel ragazzo che cercava Thuram”. La voce, ancora emozionata, è di Mattia Iaccio. “Mi ha risposto oggi (martedì). Gli avevo scritto durante la notte”. “Ti devo dare la maglietta”, accompagnato da tre razzi, il messaggio dell’attaccante francese. “Non puoi capire l’emozione”. Ma facciamo un passo indietro. Tutto ha inizio lunedì 29 aprile, il giorno dopo la festa nerazzurra conclusasi in Duomo. Il numero 9 vede quel ragazzo che indossa una vecchia maglia di Lukaku con il nome del belga coperto da un “Thuram” scritto con il pennarello e due stelle accanto. “Ragazzi, commentate e condividete, aiutatemi a ritrovarlo e gli regalerò la nuova”, la richiesta del francese nel post pubblicato con la foto di Mattia. Ragazzo trovato, missione compiuta. “Anche se quella maglia in realtà è di un mio amico”, afferma ridendo il tifoso nerazzurro. Emozioni uniche, un giorno indimenticabile: ora manca solo l’incontro.
“Emozione indescrivibile. Vi racconto tutto…”
“Sentiamoci verso le 20, tempo di finire lavoro e allenarmi”. “Eccomi, che emozione…”. Già, le emozioni. Una fede, quella nerazzurra, che nasce da bambino, una festa scudetto e la seconda stella, la sorpresa firmata Marcus Thuram. “Aveva messo una storia e gli ho risposto. Poi ha messo anche il post. Stavo giocando a padel, appena ho finito l’ho visto e ho commentato sotto la sua foto. Hanno iniziato a taggarmi dei miei amici e poi molte altre persone… Ho il telefono che vibra da tutto il giorno”. Durante i festeggiamenti l’idea già era nata: “Ero vicino alla fermata di Lotto. Mentre stavo filmando il passaggio del pullman, ho visto che Thuram aveva iniziato a farmi il video”. La speranza di ritrovarsi nelle sue storie. “Succederà qualcosa”, il pensiero detto agli amici. “Poi ha pubblicato una mia foto e pensavo che la cosa fosse finita lì…”. Partita a padel finita e la sorpresa: “È nato tutto così”. Mentre era al lavoro dopo pranzo “ho letto il suo messaggio in direct”. E pensare che quella maglia è di un suo amico: “Ero a casa sua e gliel’ho presa, cambiando il nome di Lukaku. L’avevo già messa una volta per andare allo stadio. Il giorno della festa l’ho rimessa”.
“Sto pensando al tatuaggio da fare”
“I miei genitori non seguono il calcio. Ho iniziato a giocarci grazie ai miei amici. E grazie a loro sono tifoso interista”. Amici che “sono quelli con cui ero a Milano per la festa”. Segni del destino. “Seguo sempre l’Inter. In casa vedo spesso allo stadio, per le trasferte la guardo dal telefono. Il prossimo anno proverò a fare l’abbonamento in curva”. E a proposito di curva, i cori preferiti? “Quello per Calhanoglu e quello dei km fatti per te”. Il derby visto fuori dallo stadio e il giro in Duomo. Poi il giorno di Inter-Torino: “5 minuti prima del gol avevo predetto i gol di Hakan… mi ha fatto pure vincere al fantacalcio. Meglio di così”. Il corteo dopo la partita: “Bellissima. La mia prima vera festa nerazzurra. Ho 22 anni, la vittoria della Champions nel 2010 la seguii in oratorio”. Una nota negativa: “Proprio scendendo dal cartello dove mi ha visto Thuram, mi hanno rubato delle collane. Ero arrabbiatissimo".
Poi la sorpresa di Tikus ha sistemato le cose”. L’idea di un tatuaggio per lo scudetto: “Penso che farò un serpente e due stelle, ma vedrò…”. Il sogno di un ragazzo, quella fede che vive fin da bambino. L’emozione di incontrare uno dei suoi idoli: “Non ho ancora realizzato, sarà una sensazione incredibile”. Ma cosa gli dirà il giorno dell’incontro: “Che è un grande e che è un esempio. Il suo è un gesto che significa tanto”. “Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua per vedere segnare Thuram”. E per una maglietta da ritirare. Sentimento nerazzurro.