La questione è ancora un tabù. Nel calcio dichiararsi omosessuali è difficile, forse impossibile: “I gay hanno paura a farlo”, aveva spiegato il centrocampista della Sampdoria Albin Ekdal. Troppo grande il timore di reazioni negative e possibili ripercussioni sulla propria carriera sportiva.
Più facile fare coming out una volta appesi gli scarpini al chiodo. È il caso di Thomas Beattie, 33enne cresciuto nelle giovanili dell’Hull City e oggi imprenditore dopo le esperienze da giocatore tra Canada e Singapore.
Coming out
"Sono un fratello, un figlio, un amico, un ex calciatore professionista, imprenditore e un ragazzo competitivo. Sono molte cose e una di queste è essere gay", ha raccontato in una lunga intervista a ESPN.
Tanti i momenti difficili attraversati, anche nel calcio: "Non ho mai pensato di dichiararmi mentre giocavo. Ho sentito che dovevo sacrificare una delle due cose: chi sono o lo sport che ho sempre amato. Nel calcio c’è ancora paura che un compagno gay possa sconvolgere l’ambiente della squadra. Ho usato il calcio come forma di evasione e mi ha salvato, fino a quando ho raggiunto un punto della vita in cui c’era una certa crescita personale”. Una storia condivisa nella speranza di aprire la strada ad altri sportivi.
Gli altri casi
Beattie è il soltanto il secondo giocatore inglese della storia ad essersi rivelato gay dopo Justin Fashanu, il primo a fare coming out nel 1990 prima di togliersi tragicamente la vita otto anni dopo a causa del forte peso che la dichiarazione aveva avuto sull’opinione pubblica. L’ex Hull City è inoltre il quarto in assoluto dopo Thomas Hitzlsperger, centrocampista con un passato nella Lazio, e lo statunitense Robbie Rogers, giocatore dei Los Angeles Galaxy fino al 2017. Nella speranza che un giorno anche il calcio possa fare un passo in avanti.
(foto tratte dal profilo Instagram di Beattie)