Lo Shakhtar consiglia, l'Europa osserva. Sudakov è il nuovo uomo copertina di una storica fabbrica di talenti. Da Mudryk a Mkhitaryan: passando per Malinovskyi e Fernandinho. Il passaporto parla chiaro. Segni particolari? Il talento.
Già. Lo Shakhtar non l'ha mai perso di vista. Dopo il Metalist, prima squadra giovanile di Sudakov, nel 2017 arriva la chiamata del club più prestigioso in Ucraina. Rifiutare? Non se ne parla. Il ragazzo ha qualità da vendere: ma prima di affacciarsi sull’Europa dei grandi, meglio affermarsi nella propria nazione. Le qualità sono visibili a occhio nudo, al netto dei numeri.
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Sudakov, gli inizi e quel debutto contro il Real Madrid
Dopo la vittoria contro la Bosnia Erzegovina, la sua Ucraina sogna in grande. Toccherà vincere contro l'Islanda di Gudmundsson per regalare una gioia indimenticabile a un paese che ne ha viste tante. Le motivazioni per strappare quel pass per la Germania sono infinite.
Sudakov aveva esordito in nazionale molto presto. 20 anni e prima presenza con la sua Ucraina: era il 26 marzo 2023. Un mese prima aveva raggiunto quota 50 presenze con lo Shakhtar.
Il debutto in Champions League? Al Bernabeu contro il Real Madrid. Sì: segno del destino. Lo Shakhtar vincerà anche. Ma saranno solo i primi indizi della sua qualità. Fantasista. Capace di deciderla dalla trequarti in giù. E non solo. Quando diventa ostico arrivare dalle sue parti, è lui che decide di diventare il regista della sua squadra. La chiave? Toccare più palloni possibili per entrare nel vivo del gioco.
Sudakov e la guerra in Ucraina
Il calcio non ha mai abbandonato Georgiy. Ha sempre rappresentato una via d’uscita dai momenti più difficili. Il talento dello Shakhtar ha vissuto la guerra sulla sua pelle: quando la moglie portava in grembo la sua prima figlia, la coppia si trovava nei bunker per sfuggire ai bombardamenti. Il freddo tagliava la pelle, ma era proprio il giubbotto dello Shakhtar a riscaldare entrambi.
Sudakov, dominatore degli half spaces
Lucido col pallone tra i piedi. Abile nella regia lunga, ma anche nello stretto. Prima la pensa, poi inventa. Quello che accade nella realtà, è già successo nella sua testa. È questo ciò che stupisce di Sudakov.
Più trequartista che interno, ma spesso sceglie anche di abbassarsi, per controllare il gioco. Dominante negli «half spaces» - quello spazio che lega fasce e centrocampo. È lì che fa la differenza. Tra esterno e mezz'ala. Cortocircuito in cui Sudakov riesce a inserirsi senza grandi difficoltà.
L'Ucraina lo ha conosciuto presto. Lo ha accudito come un figlio, prima di affidarsi al suo talento per «uscire a riveder le stelle». Sognare un futuro migliore, senza dimenticare il passato. Sudakov è pronto per prendersi il mondo.
A cura di Gennaro Del Vecchio