La realtà dello Stabæk, il miglior settore giovanile di Norvegia: “Da Gift Orban a Bohinen, ecco i nostri segreti”
Davide Masi 30 Marzo 2023La nostra intervista a Torgeir Bjarmann, ds dello Stabæk: tutto sul club col miglior settore giovanile di Norvegia

“Lo staff al tempo non era convinto di lui. Li ha fatti ricredere di essere l’attaccante giusto. Dopo la prova è tornato in Nigeria ma poi l’ho riportato in Norvegia. È un mio capolavoro. È stato difficile per lui adattarsi al clima del nostro paese. Ma io l’avevo visto giocare a casa sua e conoscevo le sue qualità”. L’occhio di Bjarmann non sbaglia mai.
Ma torniamo alla filosofia dello Stabæk. Non tanto scouting in giro per il mondo, si punta più a cercare talenti a costo zero dalle parti di Bærum. L’unico a viaggiare sapete chi è? Proprio Torgeir, che spesso prepara la valigia e lascia la Norvegia, unendo il ruolo da ds a quello da scout.

E quali sono le caratteristiche che devono spiccare di più in un calciatore? “Al primo posto c’è la passione, ma poi bisogna avere buone qualità e intensità nel gioco. Qui produciamo tanti centrocampisti centrali”. Un esempio lo abbiamo in Serie A: Emil Bohinen. “Emil è un giocatore fisico, bravo col pallone tra i piedi e in fase di recupero. Ha bisogno di giocare più partite per crescere ancora. Qui abbiamo avuto anche Botheim, all’inizio lo avevamo preso in prestito dal Rosenborg. Ha tanta autostima, è un grande realizzatore ma ha bisogno di essere servito”.
Di ragazzi usciti da lì ce ne sono tanti. Un altro che dirà la sua tra qualche stagione è Antonio Nusa, diamante del Brugge, che lo scorso settembre si è presentato a tutti segnando all’esordio in Champions League, diventando il primo 2005 a farlo. Sì, avete letto bene. Un 2005 che apre i conti così deve avere qualcosa di speciale; “Lo conoscevo già prima di arrivare allo Stabaek. Quando lo guardi ti accorgi subito delle sue qualità. Dopo undici partite lo ha voluto il Brugge, gli auguriamo il meglio”. E poi c’è spazio anche per qualche “rimpianto”: “Per un periodo stavamo osservando tanto Isak Hien. Al tempo era scoppiato il Covid e non si poteva viaggiare in Svezia per guardarlo dal vivo. Ma avevo delle sensazioni forti su di lui”.

Ci sarebbero migliaia di dettagli da analizzare in una realtà così. Immaginate una piramide: sulla punta, insieme a passione, qualità e talento c’è anche l’educazione e l’istruzione. Tutti i ragazzi devono andare a scuola.
Adesso lo Stabæk è pronto a regalare altre pepite d’oro al calcio europeo: “Abbiamo tre ragazzi del 2007 davvero forti. Uno di questi è Filip Riise, il nipote di John Arne. Ha debuttato nella scorsa partita di coppa e ha anche segnato ai rigori. È cresciuto tanto. Ma ce ne sono molti nell’under 18”.

Il progetto dello Stabæk continua a crescere. Tanto passa da Bjarmann, principale protagonista di un meccanismo che non smette di funzionare. La differenza la fanno sempre le idee.