Squadre B in Serie C, Rizzo: “Sì, ma da fuori classifica. E ci guadagneranno solo le big”
Alessandro Costacurta, ieri, ha annunciato la rivoluzione: “Dalla prossima stagione, i club di Serie A avranno una squadra B che giocherà il campionato di Serie C”. Il calcio italiano si prepara ad una grande innovazione. E’ pronto per affrontarla? L’ultima parola spetta sempre al campo. Ma nel frattempo, a nemmeno 24 ore di distanza, c’è chi ha già espresso la sua opinione. Cristiano Lucarelli, allenatore del Catania classificatosi secondo nel girone C di Serie C, si è schierato contro il nuovo piano della Figc. L’ex attaccante, che sulla panchina degli Allievi Nazionali del Parma ha vinto un campionato e una Supercoppa, ha postato un messaggio sul suo account Twitter: “In queste categorie, squadre appartenenti a città storiche lottano per la promozione. Cosa succederà quando, nelle ultime giornate di campionato, dovranno affrontare le squadre B, prive di stimoli?”. Come Lucarelli, anche Roberto Rizzo teme gli “effetti collaterali” di questo progetto. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, l’ex allenatore del Lecce (Rizzo si è dimesso dall’incarico al termine della terza giornata del campionato appena conclusosi, ndr), che con i giallorossi ha vinto anche due scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe Primavera, riflette sugli aspetti negativi che l’introduzione di squadre B implicherebbe: “A trarne vantaggio sarebbero indubbiamente le big, capaci di investire su una seconda squadra con l’obiettivo di non disperdere i propri talenti. Spesso, infatti, Juventus, Inter, Milan e altri club di vertice finiscono per girare ragazzi di 21, 22 anni in prestito a club esteri o di categorie inferiori, in attesa di una loro maturazione. Con le squadre B questo processo potrebbe essere “fatto in casa”. Ma che ne sarà di tutte quelle piccole realtà che fino ad oggi puntavano su una rosa costituita per lo più da giovani ragazzi in prestito dalle squadre Primavera? Come faranno a tirare avanti senza gli incentivi economici che la Figc garantiva a chi puntava sui giovani?”. Ma i dubbi non finiscono qui. “Non capisco da dove derivi la necessità di fare delle squadre B parte attiva del campionato di C. L’idea di permettere ai giovani di farsi spazio nel calcio professionistico in questo modo è convincente, ma a cosa serve metterli in competizione per vincere il campionato, quando potrebbero comunque fare esperienza in una semplice formazione “fuori classifica”?”. Sì alle squadre B, a patto che i loro avversari non portino a casa nessun punto, come se fossero delle gare amichevoli: è questa la proposta di Rizzo.