A poco meno di quattro mesi dall'inizio dell'Europeo in Germania, Luciano Spalletti sulle colonne della Gazzetta dello Sport ha parlato delle ambizioni della sua Nazionale, ma non solo.
Le parole di Spalletti
Queste le sue parole: "La Nazionale è il momento più alto della mia carriera e del mio percorso di uomo. Io sono una persona tranquillissima e maledettamente per bene, nonostante episodi del passato abbiano fatto pensare il contrario a qualcuno. In ambito professionale sono sempre stato estremamente corretto. E per riuscirci a volte sono stato costretto a prendere posizioni che non sono piaciute all’opinione pubblica". E sull'Europeo: "Lo so che Inghilterra, Francia, Spagna e Germania sono forti, ma noi possiamo essere alla loro altezza. Dobbiamo scegliere ragazzi propositivi, affidabili, con entusiasmo. Chi non ha queste caratteristiche può stare a casa, non ci serve. Voglio un gruppo sano e lasciare un’orma in questi tre anni, poi posso anche smettere. Magari cambierò ruolo, perché avrò difficoltà dopo l’Italia a fare ancora l’allenatore".
Il ct continua: "In Nazionale si sta sul pezzo, concentrati, non si cazzeggia. Ripeto lo slogan degli All Blacks, 'Niente teste di c***o qui'. Io ho bisogno di far venire fuori una Nazionale forte, non mi accontento di nulla. Voglio vincere l’Europeo e poi voglio vincere il Mondiale. Poi possiamo uscire anche subito, ma i discorsi che faccio alla squadra sono quelli che si aspettano tutti gli italiani. Andiamo in Germania per vincere, non per partecipare. Lo richiede la nostra storia. Per riuscirci ho bisogno che questi calciatori diventino meglio di quello che sono".
Spalletti ha parlato anche del caso scommesse: "È stato il momento più difficile da gestire. Ha prodotto una reazione importante del gruppo. Anche se non riesco a capire perché abbiano deciso di venire a interrogare i giocatori in ritiro e non magari a casa in un momento più riservato e meno traumatico per loro. Hanno vissuto una sensazione di precarietà e di fragilità. Però è stato un bene che tutto questo sia successo perché ha permesso a loro di rendersi conto degli errori e dei rischi che si corrono".
Infine sul capitolo Napoli: "Sono andato a vedere Milan-Napoli, ero al bar nella zona Lounge: un bambino tifoso del Napoli a 7-8 metri ha cominciato a fissarmi. Quando il papà gli ha dato il permesso è corso da me e si è attaccato alle gambe: piangeva. L’ho preso in braccio e ancora singhiozzava. Io ho fatto perdere i milioni a De Laurentiis? Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli... C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso, quello retroscenista. Gli auguro di centrare il Mondiale per club che garantisce enormi introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano".