Manca sempre meno alla delicata sfida contro la Macedonia del Nord. L'Italia di Luciano Spalletti cerca gli ultimi punti (Clicca qui per le combinazioni) per staccare il pass per gli Europei del 2024 e difendere il titolo conquistato a Wembley nell'estate del 2021. Prima della partenza per Roma - l'Olimpico ospiterà la sfida venerdì 17 novembre alle ore 20:45 - Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di Sky Sport.
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Il Commissario tecnico azzurro ha poi parlato della sfida contro la Macedonia del Nord e la differenza con le altre partite del girone: "Serve un’Italia all’altezza della propria storia e del gioco che bisogna esibire a livello internazionale. Serve un’Italia che abbia caratteri forti e calciatori che sappiano affrontare queste situazione. Dobbiamo far vedere in che posizione siamo nel nostro mondo: calciatori che devono portare avanti l’idea di calcio dell’Italia. Giochiamo per la nostra nazione e dobbiamo essere disposti a tutto".
"Felicissimi di aver Chiesa a disposizione"
Luciano Spalletti ha poi parlato del percorso azzurro: "È andata così anche nelle altre, si è avvertita pure nelle precedenti partite la necessità di fare il risultato. Noi di quelle che abbiamo giocato potevamo fare qualcosa di più in Macedonia, ma non sarebbe cambiato nulla. C’è l’abitudine in questo percorso a giocare determinate partite".
E infine un commento su Federico Chiesa che torna a disposizone: "Moltissime cose, ha questo strappo di saper saltare l’avversario, sa far gol, ha personalità di altissimo livello per dare anche ai compagni di squadra. E noi siamo felicissimi di averlo a disposizione".
Spalletti in conferenza stampa
"Si tenta di andare a toccare tutte le corde necessarie per affrontare una partita di questo livello. Abbiamo una settimana per lavorare e bisogna riempire bene quel tempo - ha esordito così Spalletti in conferenza stampa allo stadio Olimpico -. Anche qui ci sono degli studi fatti su come andare a confrontarsi. Facciamo una riunione al mattino, abbiamo fatto poi un allenamento per mettere in pari quelli che hanno giocato sabato con quelli che hanno giocato domenica. Siamo attenti. Anche se questa settimana abbiamo avuto l'infortunio di Bastoni. Siamo stati attenti alle dosi di allenamenti fatti. Ma la voglia di esserci dei ragazzi è totale in questo momento e gli permette di sorvolare anche qualche su problemino che possono avere. Ma ragioniamo in modo corretto e ci alleniamo in maniera seria. Anche io devo imparare come ci si comporta in queste tempistiche di lavoro e ho modificato qualcosa rispetto a quello che facevo precedentemente.
E bisogna imparare a capire cosa significa la responsabilità della nostra maglia. Perché di volta in volta aumenta. Vicario? E' rimasto a Coverciano. Chi calcerà un rigore domani? Abbiamo tre giocatori di quelli bravissimi. Ma per la personalità che ha e per la qualità che ha dico Jorginho, è lui che vorrei andasse a prendere la palla. Per il suo valore di specialista da quella posizione lì e sono sicuro che non si tirerà indietro. Mi ha fatto un'impressione incredibile dal punto di vista di come sa far muovere tutta la squadra e quanto vuole partecipare a queste partite. Anche se non l'ho convocato per le due precedenti era comunque presente.
C'è anche una fatica psicologica che va ad intossicare i muscoli, quando si gioca per risultati importanti è così. Gli infortuni capitano. Ma a me fa piacere vedere calcio ogni volta che sono sul divano quindi spero che si giochino più partite possibili. Dico cose che non dicono gli altri. Giocando tutte le partite di campionato e Coppe si rischia però che diventi un po' automatico e che si perda un po' di qualità. Rischia di diventare una routine che non accende più la voglia o lo qualità che invece gli spettatori vogliono vedere. Ma dipende dall'automatismo della cadenza, perché non è detto che giocando diverse partite il giocatore si infortuni. E' sempre la testa che determina anche gli infortuni muscolari. Nella squadre in cui ci sono dei problemi e in cui non tutto si sviluppa in una maniera positiva subentrano più infortuni perché la mancanza di risultati e di qualità di gioco aiuta a far infortunare i giocatori.
Quanto è cambiata l'Italia dall'ultima partita contro la Macedonia? E' un lavoro quotidiano, ne abbiamo parlato. La Federazione ci ha dato la possibilità di unire di più i punti in cui ci lasciamo e ci ritroviamo con tecnologie nuove quindi è più facile creare l'unione del gruppo che aiuterà la squadra a giocare meglio. Domani sera conta solo quel risultato però. Si possono fare duemila discorsi ma poi bisogna andare a vincere questa partita e fare anche una buona prestazione. Perché spesso il risultato è figlio della prestazione.
Per me sarà bellissima qualsiasi atmosfera troverò in questo stadio qui. Rivedere l'Olimpico pieno con 54mila persone è una cosa che tocca solo a quelli fortunati come noi. E' come quando entro in qualsiasi stadio e vedo una curva piena, come quando vedo un tramonto bellissimo o un quadro".
Spalletti e l'abbraccio con Totti
"Al Bambin Gesù invece è stato creato questo momento di vita davvero toccante. C'ero già stato con Francesco e sono stato felice di essere tornato a salutare i bambini. Ogni volta che ci vado mi sembra di donare uno e ricevere mille. Quando entriamo nelle stanze quei bambini diventano con gli occhi di mille colori perché ti vedono come un supereroe ma sono loro che hanno il superpotere di donarti questa sensazione di amore. C'è bisogno di amore e di amicizia vera. Per questo è stato ancora più bello fare quell'abbraccio in quella situazione. Francesco è stato un capitolo entusiasmante della mia storia da allenatore. Con lui ho fatto uno dei giri più belli su questa giostra da Lunapark che è il calcio. L'ho visto fare giocate incredibili e lo devo ringraziare per quello che mi ha fatto vedere. Per questo non ho mai smesso di abbracciarlo. Noi dipendiamo dalle qualità dei giocatori e io ho avuto tanti vantaggi ad avere allenato un calciatore come Totti".
"Vedere l'Olimpico pieno per me è come vedere l'arcobaleno"
"Voglio tanto bene a Elmas ed è un giocatore che sa trovare soluzioni nel gioco stretto e sa fare verticalizzazioni. Il nostro nemico può essere una ripartenza improvvisa. Abbiamo fatto i soliti allenamenti ma se viene fatto meglio il giocatore si esprime al suo massimo. Il contrasto vinto fa vedere dove vogliamo andare, ci vuole gesto tecnico e contrasto. Per me vedere l'Olimpico pieno è come vedere l'arcobaleno, una roba bellissima per tutti i momento emozionanti che ho passato su quella panchina. A Roma abbiamo prodotto un calcio che trascinava il pubblico anche a fare nuovi slogan. Il coro che accompagnato l'Italia all'Europeo è nato qui. Abbiamo fatto dei risultati importantissimi anche se non abbiamo vinto molti titoli. Ma il livello di calcio è un titolo di cui puoi godere sempre. Quando ero allo Zenit i bambini all'estero mi dicevano "Spalletti Roma!", perché quel calcio aveva creato un messaggio indelebile per loro anche dall'altra parte del mondo".