Matias Soulè sarà un nuovo giocatore della Roma. Vi riproponiamo l'intervista esclusiva realizzata con l'argentino classe 2003 qualche mese fa, durante l'ultima stagione in prestito dalla Juventus al Frosinone.
Ciò che più colpisce di Matias Soulé è la sicurezza. Nelle parole e in campo. Un ventenne con la testa da adulto, un ragazzo che è consapevole dei propri mezzi e che sogna di arrivare in alto. Anzi, di diventare "un calciatore d'élite". Un predestinato, verrebbe da dire, che a Frosinone ha già conquistato tutti.
"Sto benissimo, ogni giorno che passa aumenta la voglia di andare all'allenamento per stare con i miei compagni – racconta Soulé in esclusiva a gianlucadimarzio.com. Ho già trovato casa, è una città tranquilla. Anche a Torino non abitavo in centro ma un po' più fuori, era simile a dove sono ora".
"Ha segnato Soulé"
A Frosinone sono già tutti pazzi per lui. Ci ha messo poco a farli innamorare: è stato sufficiente vederlo ballare sul pallone, smaterializzarsi e ricomparire alle spalle dell'avversario. E il coro «Ha segnato Soulé» è già nella testa di tutto lo stadio: "È stato davvero emozionante, è la prima volta che mi succede. L'ho sentito bene perché lo hanno cantato durante il cooling break. Avrei voluto fare qualcosa per ringraziarli ma c'era il mister che ci stava dando indicazioni, non ho potuto fare nulla perché credo che si sarebbe arrabbiato parecchio".
Di Francesco, appunto. Con lui ci sono diverse cene in ballo. "Prima della partita contro il Verona eravamo in palestra e mi ha detto che se avessi segnato avrebbe offerto una cena a me e a tutta la mia famiglia. Oggi sono arrivato al campo e mi ha chiesto quando vogliamo andare", prosegue sorridendo. "Ma anche io devo pagarne una a lui e a tutti i compagni. Mercoledì prossimo ho organizzato una serata a base di asado". Neanche a dirlo, la griglia in casa di un argentino non può mai mancare. Soprattutto se è personalizzata, come quella di Soulé: "Me l'ha regalata Angel, anche lui ne ha una simile".
"Di Maria è un grande. Juve? Prima voglio la salvezza"
L'Angel a cui fa riferimento è Di Maria, uno dei tanti fuoriclasse con cui ha condiviso lo spogliatoio: "El Fideo è un grande. L'ho sentito lunedì, mi risponde alle storie su Instagram. Mi dice: «Oh, dai! Quando ti svegli?! Devi fare gol!» Dopo la partita contro il Verona mi ha scritto: «Vedi? Ti devo mandare un messaggio così ti svegli e segni. Dale wacho!»".
Il presente è il Frosinone, ma la Juventus è il suo passato e il suo futuro: "A Torino ho imparato tanto. Sono sempre stato abituato a giocare spesso, quando sono passato in prima squadra sarebbe stato diverso perché ci sono dei fenomeni. Non mi era mai capitato di far panchina ma mi è stato molto utile per crescere. Anche se non giocavo mi allenavo al 100%, infatti il prof. della Juve mi prendeva come esempio. Sinceramente non sto pensando al futuro, sono appena arrivato e penso solo a fare bene qui. I giallazzurri mi hanno dato la possibilità di giocare con continuità, ora voglio solo raggiungere la salvezza. Poi, a fine anno, rifletterò sul da farsi".
"Italia o Argentina? Non è una scelta facile"
Discorso simile anche per la nazionale. Il doppio passaporto argentino e italiano gli permette di vestire sia la maglia della selezione che quella azzurra: "Non ho ancora deciso, non è una scelta facile. Devo parlare con Spalletti. Ho appena iniziato a giocare con continuità, non voglio prendere una decisione ora".
"A seguir domando delfines"
Con tutta la sua famiglia c'è un rapporto speciale e tra i suoi primi tifosi c'è papà Nestor. Sotto parecchi post Instagram che ritraggono il figlio c'è una frase particolare: «A seguir domando delfines». "Quando mi sono trasferito dal Velez alla Juventus c'è stato un po' di casino – spiega Soulé. In Argentina credevano che non avrei fatto bene in bianconero e che avrei smesso con il calcio da lì a poco. C'era una radio di Buenos Aires che diceva che sarei andato in Italia ad allenare i delfini. Hai presente quelli addestrati per gli spettacoli di intrattenimento acquatico? Pensavano che avrei fatto quella fine lì. Mio padre si è legato questa cosa al dito. Io gli dico di smetterla, ma ormai sono quasi 4 anni che lo scrive…".
Due soprannomi: «Flaco» e «Peluca»: "Il secondo soprannome è nato dai miei amici, mi hanno iniziato a chiamare così perché prima avevo i capelli molto lunghi. Sinceramente non mi piace nessuno dei due, ma se devo sceglierne uno preferisco il primo". Flaco, come Javier Pastore. Spesso si tende a banalizzare, accostando al nome di giovani promettenti quello di qualche fuoriclasse. Lui non è il "nuovo" qualcuno, è semplicemente Matias Soulé. Un ragazzo del 2003 che danza con il pallone e che vuole salvare il Frosinone. E allora dale "Mati", a seguir domando delfines.