Slavko Vincic ha una storia personale molto singolare, che ne ha fatto parlare anche fuori dal campo. Ma il direttore di gara di Maribor è sicuramente uno dei migliori dell'Uefa, erede della scuola slovena e di quel Damir Skomina che oggi raggiungerà nella ristretta élite degli arbitri che hanno nel palmarès una finale di Champions.
Quarantaquattro anni, Vincic è stato selezionato da Rosetti per la partita di Wembley tra Real Madrid e Borussia Dortmund. Per lui sarà la sesta presenza stagionale nella competizione, la terza nella fase a eliminazione diretta dopo l'ottavo Bayern Monaco-Lazio e il quarto Borussia Dortmund-Atletico Madrid. Di queste sei, ben quattro hanno coinvolto squadre italiane: nell'elenco ci sono anche Napoli-Braga, PSG-Milan e Lazio-Atletico Madrid, la partita del gol di Provedel.
Pregi e difetti di Vincic, arbitro della finale di Champions League
Vincic è un arbitro molto fisico e dinamico; queste sue qualità si associano a una certa impulsività nelle decisioni, caratteristica che può giocare a suo favore ma anche rivelarsi un limite, in alcune occasioni. Rende al meglio anche sotto pressione, come dimostrò in Italia-Belgio a Euro 2020. In tre anni trascorsi da quel torneo, peraltro, lo sloveno è migliorato notevolmente. Non a caso è stato selezionato per la rosa arbitrale dei prossimi Europei, dove può giocarsi qualcosa di importante.
La soglia tecnica adottata d'abitudine da Vincic è elevata: lo sloveno fischia poco, come da "prassi" europea. Però ammonisce "il giusto": la media stagionale in Champions è di circa quattro cartellini gialli a partita (è ancora a zero rossi). La gestione disciplinare insomma è equilibrata, coerente col tipo di partita. Siamo a zero anche alla voce calci di rigore: chissà che a Wembley non gli tocchi assegnare il primo dell'anno.