Che la rivoluzione cominci, allora. A guidarla ci sarà Maurizio Sarri, il nuovo allenatore della Juventus. Un sodalizio inimmaginabile fino a poco tempo fa, anche per gli stessi protagonisti, che invece il tempo e le circostanze hanno reso quasi necessario, relegando in secondo piano ogni obiezione filosofica o stilistica. Dal vestito alla tuta, dal libero pragmatismo di Allegri all’ossessione maniacale per il dettaglio: l’unico segno di continuità in panchina è quel temperamento focoso, che ha radici geografiche vicine.
Il successo in Europa League ha reso Sarri agli occhi della dirigenza bianconera il profilo giusto. Perché la Juve vuole tornare a vincere la Champions e l’allenatore ha dimostrato di saper gestire le risorse sia dal punto di vista umano che da quello tecnico, conducendo il Chelsea ad un trionfo inattaccabile nelle statistiche perfette. D’altro canto, Maurizio Sarri non ha mai vinto un campionato tra i professionisti: non è mai arrivato primo. Ha ottenuto diverse promozioni, ha chiuso in testa alla classifica soltanto in Eccellenza sulla panchina del Sansovino. Nel triennio napoletano proprio la Juventus gli ha negato la gioia dello scudetto. Ora invece si sono cercati e trovati, con l’obiettivo comune di vincere tutto, per completarsi.
Poco importa, allora, dell’essere burbero in pubblico, scaramantico, ossessivo nella preparazione delle partite fin da quando allenava in Seconda Categoria. Sarri avrà il compito di divertire e vincere. A Napoli incantò tutto il mondo con il suo gioco, a Londra lo ricorderanno soprattutto per aver aggiunto un altro trofeo europeo in bacheca. La Juventus pretende da lui entrambe le cose. Che fumi negli spogliatoi, che vesta di nero, che tenga il filtro di una sigaretta in bocca in campo. Negli anni è cambiato, un tempo non avrebbe permesso ai calciatori di indossare scarpini colorati o non si sarebbe tagliato le unghie dei piedi, ma ora non più. Nonostante i 60 anni, potrà cambiare ancora. Ma ormai tutto questo non è priorità: vincere è l’unica cosa che conta, in ogni caso.
Tante le domande che seguono gli annunci ufficiali. Una di queste riguarda il modulo che l’allenatore sceglierà per la sua Juventus. Col Napoli si rese conto ben presto che il 4-3-1-2 non poteva funzionare, che il gioco degli azzurri sarebbe stato esaltato da un tridente offensivo con due ali. E quel 4-3-3 è rimasto nell’immaginario comune, ha riscosso i complimenti dei grandi allenatori, da Guardiola a Sacchi, che ne hanno ammirato il ritmo intenso, la perfetta applicazione del gioco di posizione, l’efficacia. Quel modulo ha fatto nascere il sarrismo. Al Chelsea ha optato per un ibrido tra le due soluzioni, dando la massima libertà a Eden Hazard, permettendogli di esprimersi nel modo migliore possibile in ogni situazione.
Inevitabilmente, la posizione di Cristiano Ronaldo risulterà determinante per stabilire lo schema migliore per la Juve, ma il portoghese ha già dimostrato di trovarsi a proprio agio sia da attaccante con il trequartista alle spalle, che da esterno d’attacco. Da adesso, Paratici potrà pianificare il mercato con l’allenatore del nuovo ciclo bianconero e dalle loro mosse deriverà qualche indizio in più. Sempre con la missione di vincere tutto e far divertire chiunque.