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Data: 30/05/2019 -

Viaggio nel mondo di Sarri, seconda fermata: dagli esordi in C fino al Chelsea

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Dopo più di dieci anni trascorsi tra i dilettanti, ecco per Maurizio Sarri la grande occasione tra i professionisti. Serie A? Macchè… Scalata completa: si parte dalla vecchia C2 per arrivare fino alla vetta! E via, pronti per completare il nostro viaggio nel mondo di Sarri, ripercorrendo la sua carriera fino ai giorni nostri in Serie A, contattando in esclusiva per Gianlucadimarzio.com almeno un giocatore o un dirigente per ogni squadra allenata.

Si (ri)comincia: direzione San Giovanni Valdarno, alla Sangiovannese, dove rimase dal 2003 al 2005 riuscendo a trascinare la squadra in C1. A raccontarcelo ci pensano Giuseppe Morandini, ds della Sangiovannese ai tempi di Sarri, e Michele Tardioli, suo ex giocatore ed ora vice di Bisoli al Vicenza: “Ovviamente si vestiva sempre di nero e non voleva mai la divisa della società – incalza Morandini - Poi, non entrava mai in campo prima che la partita fosse iniziata e, anche per andare in panchina, faceva il giro largo ma non oltrepassava mai la linea prima del fischio iniziale. Infine, in albergo per le trasferte, se ricordo bene, voleva sempre una stanza che avesse il ‘3’ come numero finale”. “Io sono stato un suo giocatore sia alla Sangiovannese che al Pescara e posso dire che di storie e scaramanzie da raccontare ce ne sarebbero tantissime – racconta Tardioli sorridendo - ma secondo me una le batte tutte: pensate che proprio alla Sangiovannese non si tagliava le unghie dei piedi perché pensava che tagliarle avrebbe portato sfortuna… A fine stagione probabilmente calzava un numero in più di scarpe (ride, ndr)! Invece a Pescara in Serie B, quando eravamo ormai salvi, tutta la squadra si organizzò per fargli uno scherzo: prima dell’inizio del match contro l’Atalanta, gli chiedemmo di uscire dallo spogliatoio e calzammo degli scarpini da gioco tutti colorati, cosa che lui odiava perché voleva solo scarpini neri. Quando poi ci vide nel tunnel, si arrabbiò tantissimo e minacciò tutta la squadra dicendo che non sarebbe venuto in panchina perché si vergognava di noi!”.

Nel 2005 poi, la firma col Pescara ed il palcoscenico cambia di nuovo: finalmente, Serie B. A parlare di Sarri in un’intervista di qualche tempo fa sempre ai nostri microfoni è Daniel Ciofani, attaccante in forza al Frosinone che, grazie ad un gol decisivo, in Abruzzo “salvò” proprio la panchina all’allenatore toscano: “Io con Sarri c’ho giocato - aggiunge Daniel - e gli ho anche ‘salvato’ la panchina quando era a Pescara, perché entrai e feci gol al 90’ contro l’Arezzo. Ero giovanissimo. Non è che rischiava l’esonero eh, ma venivamo da un periodo brutto di risultati e quel gol ci fece riprendere”.

Sarri fece allora ritorno in Toscana all’Arezzo nell’ottobre del 2006 per sostituire in corsa Antonio Conte, ma fu un’esperienza tutt’altro che positiva terminata infine nel marzo 2007. Parla così di quei tempi Daniele Capelli, difensore del Cesena: "Non sopportava gli scarpini colorati e chi li possedeva doveva a tutti i costi dipingerli di nero, se no non avrebbe giocato: ricordo che costrinse anche il nostro capitano Mirko Conte a farlo! E poi, aveva un codice tutto suo per gli schemi: li chiamava col nome dei magazzinieri e dei fisioterapisti che erano lì ad Arezzo... Si vedeva che era un predestinato, ma che personaggio!".

 

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“Io l’ho avuto ad Avellino circa un mese prima dell’inizio del campionato, quindi non posso dire molto, ma ricordo quanto fumava e bestemmiasse – ride – A parte gli scherzi, si vedeva quanto fosse meticoloso. Non ci siamo più sentiti da allora, ma l’ho rincontrato l’estate passata in un’amichevole precampionato e mi ha fatto molto piacere che si fosse ricordato di me, perché mi si è avvicinato e mi ha abbracciato: una persona molto umile!”.

Ci avviciniamo pian piano al presente, ma non tutto la scalata fu esattamente rose e fiori, anzi: il 2007 ed il 2008 furono due anni sfortunati per la carriera dell’allenatore toscano, che tornò a frequentare i campi della Serie C, senza particolari fortune. Si trasferì al Verona, ma l’avventura terminò dopo appena tre mesi. Ecco Cristian Altinier, oggi attaccante del Mantova, ma a quei tempi proprio al Verona con Sarri: “A Verona aveva voluto a tutti i costi che la società per lui facesse una tuta nera e non la classica tuta blu. Sono passati 10 anni ma ricordo che lui era molto innovativo e preparato su ogni cosa: addirittura in allenamento ci faceva provare le rimesse laterali per ogni zona del campo, dalla nostra area all'area avversaria. Sarri è una di quelle persone che rimane sempre umile e non si lascia prendere dalla categoria: ogni volta che lo incontro è sempre un piacere”.

Nuovo giro, nuova corsa. Destinazione? Perugia, sempre in C1, dove però, anche qui, tra il 2008 ed il 2009 non ebbe troppa fortuna. Uno dei giocatori di maggior talento dei ‘grifoni’ a quei tempi era Aniello Cutolo: “Logicamente, era sempre vestito di nero. Posso solo parlare bene di Sarri, già allora era molto preparato e molto spontaneo. Giocava in maniera diversa rispetto agli altri e, anche se quella fu un’annata difficile, si dimostrò sempre una persona per bene che voleva insegnare un calcio basato sui valori, ma… Quante richiami a me e De Giorgio – ride – Sai, soprattutto per quanto riguarda me, tralasciavo la fase difensiva e Sarri andava su tutte le furie! Poi, ad allenamento ci insultava, ma sempre in maniera simpatica e con delle battute ad effetto (ride di nuovo, ndr)". 

Dopo una serie di bassi più che di alti, finalmente la luce in fondo al tunnel: a Grosseto inizia la rinascita. Nicola Mora ne parla così: “Ripensando a Sarri non posso che ricordare una grande persona, ma soprattutto un vero e proprio trasportatore di entusiasmo. Quando ritorno con la mente al suo arrivo a Grosseto sorrido perché sapevamo quanto fosse un fumatore incallito e allora, col team manager Cafaro, gli facemmo trovare un bel ‘vietato fumare’ nel nostro spogliatoio. Lui, appena lo vide, ci disse col sorriso sulle labbra: ‘Chiedetemi tutto ma non di non fumare!’. Alla fine riuscimmo a far sì che non fumasse nel nostro spogliatoio – Ride - fumava solo nel suo. Terminato il campionato però, prima di congedarci, entrò nel nostro spogliatoio e ci chiese se almeno un’ultima sigaretta gliela potevamo concedere prima di salutarci e noi accettammo ben volentieri! Avrò sempre uno splendido ricordo di Sarri”.

 

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