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Data: 15/09/2017 -

Sacrifici, tattica e Vicenza... Colombo si racconta: "Gestivo i sinistri di un'assicurazione, poi è scoccata la scintilla! Il Lane, la grande opportunità"

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Quando pensiamo al calcio, in senso lato e a prescindere dalla declinazione scelta, nella nostra testa affiorano – probabilmente – le ‘solite’ immagini: Messi, Ronaldo, Real Madrid, Barcellona, Champions League, Serie A. E non potrebbe essere altrimenti: per qualità, per clamore mediatico, perché – in generale – quando ci immaginiamo una cosa la vediamo all'apogeo della sua estrinsecazione.

Esiste, però, un altro aspetto: la bellezza di andare oltre, di scavare in profondità. Esiste il calcio di coloro ai quali Dio, il destino, la natura o chiunque vogliamo ha regalato un qualcosa di unico e irripetibile: il talento. Esiste un calcio di persone ‘semplici’, che magari non hanno ricevuto dono siffatto ma se lo sono dovute andare a cercare e guadagnare. Con il lavoro, la perseveranza, lo studio, l’aggiornamento, l’ambizione, la voglia di vedere una cosa – anche la più banale – sotto una molteplicità di punti di vista. Oltre a quell'ineliminabile dose di fortuna, quale componente forse decisiva nella vita di ognuno di noi. E questo è proprio un discorso di vita: di scuola, di lavoro, di tutto. Da una parte la dote innata, dall’altra perseveranza e lavoro per trasformare qualità e passione in talento. Nel bel mezzo la fortuna: fino a prova contrario nessuno è in grado di scegliere dove e come nascere.

La Serie C, molto spesso, è questo. Sono storie autentiche, vere, reali. Sono storie di lavoro e di sudore. Di persone semplici che passo dopo passo provano a raggiungere un sogno. Storie di semplicità, spaccati di vita quotidiana a forte tasso d’immedesimazione. Perché i fantamilioni, la Coppa del Mondo, la Champions rappresentano buona parte…ma non tutto il calcio! Storia di lavoro e di passione, appunto. Conosciamo Alberto Colombo, allenatore del Vicenza“Io vengo da una famiglia molto umile. Sono nato in Brianza da papà camionista e mamma casalinga. Dopo aver conseguito il diploma da ragioniere, volevano che diventassi o parrucchiere o impiegato di banca. Stipendio sicuro a fine mese, ti compri la casa e metti su famiglia. Era, forse, la strada più facile, ma non quella che avrei voluto percorrere…”.

Sentiero lungo e tortuoso, di quelli che per arrivare fin sopra la vetta della montagna devi farti un bel mazzo, armato di scarpa da trekking, consapevole del sacrificio e pronto a rialzarti a schiena dritta dopo qualche inevitabile caduta… “Di sacrifici ne abbiamo fatti tanti. Ricordo quando papà mi accompagnava tutti i giorni con il suo camion al centro di allenamento del Como prima di andare a lavorare”.

Conclusa la parentesi da calciatore con un nutrito zapping tra una squadra brianzola e l’altra (“Quando sono tornato a Como da avversario con il Lecco tutta la curva mi gridava ‘Colombo volatile di m…”), comincia una nuova avventura… “Da assicuratore! Un lavoro come un altro, per mantenere la mia famiglia. Senza vergogna, senza problemi. Gestivo i sinistri dell’assicurazione e andavo ad allenare per hobby. In ufficio eravamo tre amici, tutti i tre allenatori per passione. C’era un bel clima, soprattutto il lunedì…da bar dello sport! (ride)”. Poi ecco la scintilla. Perché se credi in quello che fai, se persisti, se ti proponi con umiltà e dedizione…prima o poi l’occasione arriva! Non è scienza esatta, non è tautologia: è legge di vita, è uno ius non scritto… “Si presenta l’opportunità di andare alla Reggiana. Lì per lì – racconta Colombo ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – non è stato facile. Avrei dovuto lasciare il lavoro e poi? Ci penso, ci rifletto a lungo, dico tra me e me ‘Alberto, o la va o la spacca. E’ quello che hai sempre sognato. Male che va torni a fare l’impiegato…ma senza rimpianti!’. E direi che a conti fatta è andata, quell’anno abbiamo sfiorato la Serie B”.

Allena e studia. Studia e allena. Ore e ore davanti al pc ad aggiornarsi. Passione autentica per la tattica, per ogni sistema di gioco. Tempo libero? “Quanto basta per tornare a casa in Brianza dalla mia famiglia”. E la prossima settimana sarà davvero importante, non solo per il derby tra il suo Vicenza e il Padova… “Dopo la partita di lunedì andrò a Coverciano a sostenere l’esame per prendere un master. ‘Difendere con un sistema, attaccare con un altro’, sarà questa la mia tesi. Perché credo che l’evoluzione di una squadra nelle due fasi sia ciò che davvero – da un punto di vista meramente tattico – ha cambiato il calcio moderno. Faccio un esempio: il Tottenham nell’amichevole estiva con la Juventus passava dal 4-2-3-1 in fase di non possesso al 3-2-3-2 in fase di costruzione inserendo un mediano a far gioco. Oggi, infatti, si cerca sempre di più di costruire l’azione dal basso creando superiorità in mezzo al campo. Se l’avversario gioca con due attaccanti, la squadra imposta a tre, se l’avversario ne ha uno imposti a due e così via. C’è molta più fluidità rispetto ai modelli del calcio precedente, più legati al numero e al modulo”.

Excursus tattico di un certo livello. Un vero appassionato in materia lo riconosci dal modo con il quale ti spiega le cose, perché te le fa capire con parole e concetti molto semplici. Questo ne è l’esempio calzante… “Un’altra linea di sviluppo della tattica moderna è quella di portare più uomini sopra la linea della palla. Lo stesso Conte agli Europei applicava questo sistema, molto utile soprattutto laddove non hai una squadra di palleggiatori o tecnicamente all’avanguardia. Perché così facendo hai più campo per poter palleggiare, più tempo per poter ragionare la giocata, che sarà perlopiù sicura. Se forzi la giocata, avanzando molti uomini, sei a forte rischio contropiede e quindi sei portato a far la cosa più semplice”.

Idee, concetti, serietà. E chi ha idee può anche perdere, ma non avrà mai il rimpianto di non averci provato. Ultima tappa Vicenza, nell’ormai decennale carriera di Alberto Colombo… “Ho colto con sorpresa questa chiamata, ma con l’entusiasmo di un bambino. Ero ad un corso a Coverciano quando mi squilla il telefono…Era il Vicenza, in giornata sarei dovuto andare a sostenere il colloquio. Chiedo subito un giorno di permesso, mi metto in macchina e arrivo lì. Di quel viaggio non mi ricordo davvero nulla, tutto il tempo a pensare e parlare da solo su cosa avrei dovuto dire al colloquio. Per ora posso dire soltanto che sono rimasto letteralmente estasiato dalla curva, che Vicenza trasuda passione e voglia di calcio in ogni angolo, che voglio far bene, che è la sfida più importante della mia fin qui giovane carriera. Ricordo quando ero bambino, i pomeriggi davanti alla tv e quei collegamenti al Menti. Il Lane è storia, libidine. Qui sono passati i due Palloni d’Oro: Baggio e Paolo Rossi. Non credo serva aggiungere altro, dobbiamo parlare con il campo, il sudore e i risultati…”.

Nove punti in tre partite: Vicenza in vetta al girone B di Serie C insieme al Pordenone. Lunedì il derby contro il Padova. Un tiepido raggio di sole dopo la tempesta della passata stagione. Cauto ottimismo e misurato entusiasmo. Pacatezza e tante, tante idee: mister Colombo



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