De Rossi: “La Roma non si rifiuta. Me la giocherò fino alla morte per restare”
Le parole di Daniele De Rossi in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Hellas Verona
Martedì è stata una giornata di rivoluzione in casa Roma, con l’esonero di José Mourinho e la nomina di Daniele De Rossi come nuovo allenatore. L’ex SPAL ha già cominciato a lavorare con la squadra e oggi, venerdì 19 gennaio, ha parlato per la prima volta in conferenza stampa alla vigilia del match contro il Verona.
Roma, la prima conferenza di De Rossi
De Rossi ha esordito parlando dei primi allenamenti: “Sorrido. Non per la domanda, ma perché vedo facce che conosco e non pensavo di trovare. Quando cambi allenatore i primi allenamenti vanno sempre a tremila all’ora. I primi allenamenti danno una risposta fino a un certo punto. Bisogna vedere quanto terremo. Però per ora vanno a duemila. Sembra riescano ad assorbire quei 2-3 concetti nuovi che vogliamo introdurre. Sembrano delle spugne e li ringrazio per questo”.
Poi, ha svelato di essersi sentito con Francesco Totti: “Con Tottti ci siamo sentiti. Mi ha fatto gli auguri, mi ha detto che era stupito, ma lo ero anche io. Ora andrà in Cina, ma ci vedremo presto. Passeremo un po’ di tempo insieme, cosa che ci fa sempre piacere”.
De Rossi ha poi continuato: “Sarei contento se a fine stagione saremo tra le prime quattro. Credo sia un obiettivo da puntare. Non facile, ma raggiungibile. Quando cambi allenatore… io ci sono passato un anno fa. Mi sembrava che le cose non andassero così male, per la società evidentemente sì. È una cosa che succede. Io devo cercare di partire da zero e vedere quali cose secondo me non funzionano. Sono fortunato perché per motivo di tifo ho visto quasi tutte le partite. Con l’occhio del tifoso guardi le partite in modo distratto, però è la squadra che conosco più di tutte“.
Poi ha spiegato la sua scelta di accettare la chiamata della Roma: “Era il momento giusto per rifiutare la Roma? La domanda te la faccio io in maniera scherzosa… non si rifiuta la Roma. È un po’ quello che era successo a Pirlo. Ci sono uomini che rifiutano e uomini che si buttano. Non ho accettato per nostalgia. Ho fatto un’analisi veloce dei valori di questa squadra. Avrei detto no se pensavo che la squadra fosse scarsa. Non vado a fare brutte figure se sono sicuro di farle. Vedremo dove arriveremo tra qualche mese“.
Anni fa De Rossi aveva rivelato di non sopportare l’espressione “il mio calcio”. Ora il nuovo allenatore è tornato sull’argomento: “Il mio calcio è una roba che mi fa venire i brividi. L’ho sentito dire anche da allenatori che stimo. Se Guardiola dicesse ‘il mio calcio’… ok possiamo ascoltarlo. Perché ha cambiato il calcio, lo stesso vale per De Zerbi, Simeone, Conte, che hanno spostato qualcosa nel calcio. Io non penso di essere al loro livello. Gli allenatori bravi li riconosci da come gioca una squadra, anche se non hanno invitato niente. Se questa squadra sarà riconoscibile e i giocatori sapranno cosa fare, io sarò contento. Venir ricordato per uno che fa giocare bene le squadre e vince, mi basta e mi avanza”.
De Rossi è poi stato chiaro sul suo futuro: “I presidenti sono stati chiarissimi sulla durata del contratto e sul tenore della mia permanenza. Io ho detto ok, va benissimo, ma voglio un bonus per la Champions. Non ho firmato in bianco, perché sul contratto già c’era la cfira, ma lo avrei fatto. La cifra l’hanno messa loro. È un gesto dovuto per quello che ho fatto qui. È un contratto di sei mesi, non ci sono clausole. Io ho solo chiesto di essere trattato da allenatore, non da bandiera. Non voglio fare i giri di campo con Romolo e i bambini. Loro erano d’accordo. Dal primo secondo in cui li ho sentiti, ho detto loro che me la giocherò fino alla morte per rimanere qui. E loro lo sanno, credo siano contenti di questo. Non ricorrerò a quello che sono stato, mi giocherò sul campo la riconferma perché sarebbe un sogno per me”.
Poi, De Rossi ha parlato della possibilità di passare alla difesa a quattro: “Io inizio a innamorarmi di questo lavoro con Spalletti e poi la botta finale me l’ha data Luis Enrique. Questi allenatori che difendono a quattro e che attaccano con tanti giocatori, mi hanno colpito. Questa squadra però gioca da anni a tre. Noi abbiamo provato entrambe le cose. Si può difendere in un modo e attaccare in un altro con delle rotazioni. Vedremo cosa fare. Non tolgo tra le opportunità di cambiare nel corso della partita o nel corso della stagione. Vedremo anche partita per partita“.
Il nuovo allenatore giallorosso si è poi concentrato sulla contestazione dei tifosi: “La contestazione dei tifosi? Non è uno stimolo, ma neanche mi destabilizza. Non sono scemo. Io una scelta calmante? È una definizione brutta. Non dico di essere la scelta giusta. Però chiudo gli occhi, penso ad altri allenatori liberi che potevano arrivare e penso ci sarebbe stata una reazione ancora più devastante. I tifosi sono una parte importante, negli ultimi anni hanno portato punti con i pienoni. I tifosi della Roma sono capaci di amare più persone. Questo non toglie l’amore per Mourinho, ma sono capaci di amare anche me. È ovvio che non mi hanno scelto per i risultati della Spal. Non sono scemo. Ma non è una scelta calmante, è una scelta ponderata sotto diversi fattori, anche di ambiente e di leadership. Sarà giusta? Vedremo. Per me è un’occasione importante”.
De Rossi ha poi aggiunto: “Non sognavo che Mourinho fosse cacciato per essere chiamato. Non mi hanno forzato per accettare. Mi aspettavo un processo più graduale. Ma è pieno di esempi di allenatori che hanno iniziato come traghettatori e poi sono rimasti. Penso a Palladino, che oggi è tra i 2-3 più bravi in Italia. Quello che mi è successo non è una cosa così rara. Mi sento l’allenatore della Roma. Non si toglie quella parte di confidenza che c’è con molti giocatori e non voglio toglierla. Io penso ci si possa rispettare anche essendo amici. Io non voglio fingere. Non voglio fingere di non voler bene a Pellegrini, Cristante e altri. Qualcuno mi ha consigliato di non venire con la mia macchina, ma io non voglio fingere di essere povero. Non ho mai finto di essere un’altra persona. Una volta in campo mi sono sentito allenatore, perché mi hanno ascoltato. Mi sembra che loro gradiscano anche le mie idee, ma so che non basta questo, servono i punti”.
Poi, ha svelato di aver sentito anche Mourinho: “Sì, ho sentito Mourinho. Gli ho mandato un messaggio, credo fosse doveroso. Non so se si sia stufato, con tutto il rispetto non mi interessa troppo. Io sono concetrato sul lavoro che devo fare. Non vedo l’ora che tutto si normalizzi e pensare solo al calcio”.
De Rossi ha poi parlato di alcuni singoli e svelato chi lo ha colpito maggiormente: “Qualche problema l’ho riscontrato anche guardando le partite. Non penso che la Roma giocasse male. Credo giocasse delle partite molto bene e altre molto male. Con l’Atalanta e il Napoli ha fatto grandi partite. Non è una squadra che è stata allenata male. Delle idee e dei motivi li stiamo trovando, ma non li vengo a dire qui perché sarebbe irrispettoso. Chi mi ha colpito? Sapevo fosse una squadra forte. Ho giocato con giocatori forti, ma rivedere in allenamento grandi giocatori come Dybala, Pellegrini, Lukaku… chi mi ha stupito? Non conoscevo Pisilli. Mi ha impressionato. Vederlo dal vivo mi ha impressionato, ammetto di avere la colpa di non conoscerlo”.
Infine, De Rossi ha parlato del Verona, suo primo avversario da allenatore della Roma: “È una squadra solida, ha mantenuto la barra dritta quando lì si parlava di altro, mercato, cessioni, casini societari. Hanno giocatori di fisicità, un gioco definito e riconoscibile, sanno fare bene. L’emozione dell’esordio non ci deve fare scherzi. Ci potrebbe essere un po’ di malumore, anche se spero di no”.